Raffaello parte per New York: lo Stendardo della Trinità lascia Città di Castello per la prima volta

Il prestito al Metropolitan Museum segna una svolta storica per l’Umbria. Una regione ancora ferita dalle spoliazioni napoleoniche si apre al mondo, offrendo uno dei primi capolavori del genio urbinate

Non accade spesso che un piccolo museo di provincia, geloso del proprio patrimonio, decida di separarsi, anche solo temporaneamente, da uno dei suoi gioielli più preziosi. Ciò è ancora più raro se il gioiello in questione è uno dei primissimi lavori di Raffaello. Realizzato poco prima dello Sposalizio della Vergine, quando il pittore era poco più che un ragazzo a bottega presso Pietro Perugino.

Eppure, incredibile dictu, oggi l’impossibile è diventato possibile. Il sogno è diventato realtà. Lo “Stendardo della Santissima Trinità”, conservato nella Pinacoteca Comunale di Città di Castello, sarà prestato al Metropolitan Museum of Art di New York. Lo ritroveremo oltre oceano per la mostra Raphael: Sublime Poetry, in programma dal 23 marzo al 28 giugno 2026.

Si tratta di un evento straordinario, che va ben oltre il prestito di un’opera. È infatti una svolta simbolica e culturale. È l’apertura al mondo di una regione, l’Umbria, che ha a lungo vissuto il proprio patrimonio artistico con spirito di protezione, se non di difesa, dopo secoli di espropriazioni, trafugamenti e dispersioni.

Un’opera giovanile di Raffaello dal valore storico

Lo Stendardo della Santissima Trinità raffigura la Trinità con i Santi Rocco e Sebastiano, ed è un’opera realizzata nel 1499 per una confraternita locale in occasione della pestilenza. È dipinta su entrambi i lati, secondo l’usanza liturgica dell’epoca. Nonostante i tratti ancora acerbi, già si intravedono in essa la grazia compositiva e l’uso della luce che diventeranno marchi distintivi del futuro Raffaello Sanzio.

Il suo valore storico è duplice: non solo è una delle prime opere firmate, ma è anche l’unica mobile del pittore conservata in Umbria.

Un prestito che rompe un vecchio tabù

La decisione del Comune e della Direzione Museale di concedere il prestito non è stata presa a cuor leggero. Per anni, le richieste da parte di istituzioni italiane e internazionali sono state respinte. Non si tratta di chiusura, quanto piuttosto di un atteggiamento maturato dopo secoli di “ferite culturali”.

Città di Castello e l’Umbria intera custodiscono un patrimonio ridotto all’osso da oltre due secoli di spoliazioni. In epoca napoleonica e post-unitaria, molti capolavori sono partiti per non tornare più. Tra questi, la celebre Pala Ansidei, oggi alla National Gallery di Londra, o la Pala Colonna, attualmente al Metropolitan. Proprio lei, sarà esposta accanto allo Stendardo nella mostra newyorkese.

Il peso della memoria e il valore della fiducia

In questa luce, il prestito dello Stendardo della Santissima Trinità assume un valore profondo. È dunque un gesto di fiducia verso una grande istituzione museale internazionale. Nonché un importante segnale che l’Umbria è pronta a partecipare attivamente al dialogo culturale globale.

La scelta è stata resa possibile grazie al contributo diretto del Met. Il quale ha finanziato un importante intervento di restauro dell’opera con 30˙000,00 euro, in collaborazione con l’Istituto Centrale del Restauro di Roma. Un atto non solo di diplomazia, ma di cura concreta verso l’opera.

Oltre il prestito: una Regione che vuole contare

Questo episodio fa parte di una tendenza più ampia: ricollocare l’Umbria al centro della geografia artistica internazionale. Troppo spesso questa regione viene offuscata dalle luci di Roma, Firenze o Venezia. E questo accade non solo a livello internazionale, anche i turisti del Bel Paese dimenticano le bellezze che si possono trovare a pochi passi da casa propria. L’Umbria è invece un laboratorio fondamentale del Rinascimento, una terra che ha formato giganti come Perugino, Pinturicchio e, appunto, il giovane Raffaello Sanzio.

Prestare un’opera così importante non significa perderla, ma condividerla, con l’auspicio che il mondo intero ne riconosca l’importanza e, magari, si ricordi di restituire qualcosa.

Una lezione di equilibrio

Non è un caso che proprio da Città di Castello arrivi questo gesto. Una città piccola, ma ricca di memoria. Una città che non dimentica ciò che le è stato tolto. Una città che sceglie oggi di raccontarsi non più come “vittima” delle spoliazioni, bensì come protagonista consapevole della grande narrazione dell’arte.

Lo Stendardo della Santissima Trinità tornerà in Umbria, certo. Ma quando sarà negli spazi luminosi del Met, accanto ad altre opere raffaellesche giunte da Londra, Madrid e Monaco, porterà con sé un messaggio potente: l’arte è radice, ma è anche ponte.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here