Abruzzo: un pensiero alla mia terra

1° agosto 2021, Pescara: 42° gradi all’ombra ed un vento da scombinare tutta la chioma. Ovunque mi appoggiassi scottava dal forte calore, quasi mi ustionavo. Insomma, una giornata estiva di normale routine da quando – da qualche anno – siamo sommersi dai problemi ambientali e climatici. Chi l’avrebbe mai detto che quella giornata sarebbe rimasta impressa nella memoria dei pescaresi!

Alle ore 15:00 inizia l’inferno: la riserva naturale della città del grande vate prende fuoco e si fa scenario del più grande incendio (doloso, ma ancora da provare!) della giornata. Una grande nube nera ha offuscato il cielo nitido e ha reso quelle ore interminabili. Sembrava di essere in guerra con i vari aerei in soccorso del polmone verde. Incendio che non ha colpito solo quella zona ma, con la complicità del forte vento, ha interessato anche alcuni stabilimenti balneari.

Immaginatevi la classica giornata focosa di un pescarese che si getta letteralmente sul lettino, stanco per i turni di lavoro e in cerca di qualche ora di relax, interrotta da un piccolo meteorite di fuoco che si posa sulle palme e ombrelloni in riva al mare. Una domenica caratterizzata da un fuggi fuggi, alla ricerca di un riparo e respiri affannosi. Tra le vittime, un’anziana sulla sedia a rotelle da sola in casa e una bimba di cinque anni che si è trovata in mezzo alle fiamme nello stabilimento balneare. Trenta persone al Pronto soccorso, intossicate dal fumo tra cui due delle 47 suore evacuate sempre dalla polizia. È stata evacuata anche una struttura con 40 disabili. È stata colpita dalle fiamme anche la scuola media “Benedetto Croce”, un’autodemolizioni e delle auto, al Villaggio Alcyone, sono andate a fuoco e ci sono state diverse esplosioni. Circa 800 gli sfollati e 50 di loro non sono ancora riusciti a rientrare in casa. Per questo è stato allestito un centro di prima accoglienza al PalaBecci.

Mi piange il cuore sapere che la riserva naturale dove giocavo da piccola è andata distrutta per colpa delle mani umane. Solo per mera colpa di interessi umani, che vengono anteposti ad ogni cosa. Che sia per costruire qualche nuovo edificio? Che sia per fare un torto a qualcuno? Che sia per… qualsiasi fosse la ragione, dovrebbe essere così tanto di vitale importanza per aver fatto rischiare la vita a migliaia di persone.

Quando capiremo noi uomini che la natura è il nostro bene più prezioso? Quando saremo immersi da tonnellate di cemento e non ci ricorderemo più la forma e l’odore del verde? O per semplice pazzia umana? Distruggere un bene culturale, storico, lasciato dai nostri antenati per semplici interessi monetari non ci rende migliori. Ma il rispetto per il passato ed il significato che esso ci trasmette rende tutti noi ricchi. E se non lo salvaguardiamo, potremmo anche possedere migliaia di ettari e di edifici in costruzione… saremmo sempre dei poveri uomini di cemento armato!

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here