“Care penne illustri”, lettera aperta ai media sulla questione migratoria

Care penne illustri,

mi rivolgo a buona parte di voi, fautrici di un’informazione scevra da ogni dialettica e retorica populista, attrici non protagoniste investite da una tempesta dalla potenza disumana, capace di scatenare scellerate divisioni su un’immigrazione divenuta repentinamente oggetto di squallida disputa politica.

La vostra è una missione importante: informare le masse perseguendo la strada deontologica dell’affidabilità e della coerenza, elementi essenziali nel cosmo della professionalità giornalistica; una professionalità che, tuttavia, sta tendendo man mano a lasciar campo libero al trash mediale, alla spettacolarizzazione degli eventi nonché a dar eccessivo spazio alle opinioni di personaggi di dubbia rilevanza e di cui ben poco dovrebbe/potrebbe interessare alla collettività.

Dunque, anziché alimentare il forte sentimento gossipparo che da trent’anni a questa parte contraddistingue la nostra nazione, trascrivendo ogni singolo atto o parola del Briatore di turno, sarebbe opportuno che tornaste ad occuparvi in modo serio e preciso di cronaca, nella fattispecie di ciò che accade puntualmente nelle acque del Mediterraneo.

Lì, dove si rischia quotidianamente la vita, dove si annega con una pagella cucita all’interno del proprio vestito, dove un bambino non ha identità, dove fragili imbarcazioni cariche di speranza affondano in un assordante silenzio, dove non si sboccia tra incarogniti figli di papà, dove il concetto di povertà serpeggia tra individui che fuggono da un vero e proprio inferno che ci ostiniamo banalmente a nascondere, come una manciata di polvere sotto un rassicurante tappeto dorato.

Vi invito, care penne illustri, ad essere ciò che eravate, ad osare, ad astenervi dall’appiattimento, a far le pulci ad un sistema che mostra irrimediabilmente tutti i suoi orribili difetti. Pelo e contropelo, cercando di far luce sul caso e di riaprire gli occhi a chi, da irragionevole testardo, persiste nello sponsorizzare condanne a morte attraverso illogiche chiusure, evidentemente non solo mentali.

Ciononostante, risulta doveroso depoliticizzare in toto queste poche righe, interpretando i ripetuti consigli o suggerimenti dei lettori/utenti come una necessità impellente di dare una sterzata decisiva a questo nuovo metodo informativo, troppo spesso assoggettato al consenso dei leader moderni.

Evitate, care penne, di prestare il fianco o la spalla, declinate l’offerta dei flash intenti a paparazzare tematiche secondarie in virtù di una decina di click in più, fuggite dallo squallore in salsa reality onde scongiurare bordate di fischi: da amante del giornalismo “non mi potrei unire a quei fischi solo perché non so fischiare” (se proprio devo buttarla in politica, Craxi docet).

Siate libere ma determinate, risolute ma responsabili, promotrici di una serie di verità che, ahinoi, faticano a restare a galla: nel nome di una tradizione che da sempre vi giudica più forti di una spada. Per il bene comune, per chi crede in un mondo equo, giusto e socialmente valido: attendiamo trepidanti il vostro ritorno. 

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