L’Aula Magna della Sapienza, il pomeriggio di sabato 15 aprile, era densa di emozione: il pubblico era infatti ben consapevole che avrebbe assistito al concerto di addio alle scene di una delle più valide cantanti liriche degli ultimi trent’anni, il soprano francese Natalie Dessay.
Il celebre soprano si è esibita insieme al pianista Philippe Cassard, con cui ha rimodulato il genere del “recital di canto” rendendolo un momento di espressione e interpretazione non solo musicale, ma anche fisica: è questo il caso di Paroles de femmes, il concerto a cui abbiamo assistito lo scorso sabato. L’essenza femminile del programma è racchiusa nel titolo stesso, in quanto le parole del canto sono state affidate alle donne: nella prima parte le protagoniste sono le compositrici, nella seconda le eroine che pronunciano i versi a cui la Dessay ha dato voce attraverso il suo canto.
Ad aprire la prima sezione del concerto i tre lieder composti da Fanny Mendelsohn Hensel, seguiti da altrettante composizioni di Clara Schumann, di cui Cassard esegue anche la Romanza op.21 n.1 in la minore per pianoforte. Concludono la sezione in lingua tedesca i tre lieder scelti dalla raccolta di Alma Schinder Mahler.
La seconda parte del programma, composta da arie francesi, si apre con La Chanson perpétuelle in cui Ernest Chausson, grazie ai suoi chiaroscuri sonori, riesce a rendere musicalmente lo struggente dolore che una donna innamorata prova a causa della lontananza dell’uomo che ama.
L’aria in cui la Dessay ha dato il meglio di sé è stata sicuramente La Dame de Monte Carlo di Francis Poulenc e non solo per il tempo incredibilmente lungo (fino a sfiorare l’effetto comico, tanto che una parte del pubblico comincia a ridacchiare per la sorpresa) con cui il soprano tiene l’icastica corona che precede il finale, ma per i mezzi canori e attoriali che sfoggia nella rappresentazione del fascino decadente della dama la cui tragica storia si snoda nell’arco delle cinque strofe.
Segue un’aria tratta dall’opera simbolista di Claude Debussy, dal titolo Pelléas et Mélisandre: la protagonista, affacciata alla finestra del suo castello, pettina il suo manto di capelli dorati mentre intona l’aria Mes longs cheveux, che Natalie Dessay interpreta in modo così elegante che sembra dar voce all’eterea figura femminile di un raffinato quadro preraffaelita.
La scissione interiore provata dalla protagonista dell’aria tratta da Le Cid di Jules Massenet è resa con veemente intensità dalla Dessay, che affronta con noncurante facilità i molteplici salti di registro, dal grave all’acuto, che rendono a livello musicale il dibattersi di Chimène tra l’amore per il padre e quello per il suo amato Rodrigo.
È ancora nel segno del conflitto tra amore e morte che si chiude il programma del concerto: nell’aria tratta dal Faust di Charles Gounod, infatti, Margherita gioisce per la splendente bellezza dei gioielli che le ha donato Faust, un dono in cui tuttavia è racchiuso il proprio tragico destino.
Durante l’esecuzione dell’impegnativo programma, Natalie Dessay ha regalato al pubblico una voce ancora sorprendentemente giovane e brillante, che è ovviamente più a suo agio nel repertorio francese. Nelle orecchie degli spettatori rimarranno, tra le altre finezze, i fili d’argento vocale dei filati, il fascino e la sensibilità con cui la Dessay interpreta le eroine protagoniste delle composizioni. Un’interpretazione che non si limita a passare solo attraverso lo strumento vocale, ma che pervade tutto il corpo e si concretizza in una gestualità che, senza risultare eccessiva, restituisce la particolare vibrazione musicale ed emotiva di ogni aria. Al termine del concerto, Natalie Dessay concede come bis l’aria Porgi amor qualche ristoro tratta da Le Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart: si tratta di un evidente omaggio all’opera italiana che il pubblico ha gradito molto, salutando la diva con scroscianti e commossi applausi.