Il boato delle bombe di Kiev è stato sentito da tutti, soprattutto da chi con questa storia non c’entra nulla. Quando si parla di sport si dice sempre che sia la cosa più importante tra quelle meno importanti, eppure di sportivi cresciuti in un regime di guerra ce ne sono tanti e le loro parole non bastano per rendere chiaro cosa voglia dire una cosa del genere. In questo momento storico è doveroso mettere in risalto queste esperienze e tutto ciò che stanno facendo le società ed i loro tesserati per discostarsi da ciò che sta succedendo, per far capire quando tutto questo sia sbagliato.
Le ombre del passato
Edin Dzeko, attaccante dell’Inter e capitano della Bosnia-Erzegovina.
Oggi il bosniaco è un uomo, ci sono stati momenti no nella sua carriera, soprattutto durante le ultime stagioni giocate con la Roma. In un’intervista rilasciata al “The Guardian” riferì come durante i periodi negativi in campo pensasse alla sua infanzia, martoriata dalle bombe della guerra di Jugoslavia, e di quanto si ritenesse fortunato ad essere diventato quello che è oggi. Accennò come non parlasse mai della guerra durante le interviste, di come quella fosse una brutta esperienza del suo passato, che fortunatamente è riuscito a superare.

Reduci dalla guerra di Jugoslavia troviamo anche il cestista serbo Milos Teodosic e il calciatore croato Luka Modric.
Il primo, oggi in forza alla Virtus Bologna e attuale campione d’Italia, è nato a Valijevo nel 1987, in Serbia, e ad un’intervista rilasciata a “Sportsweek” ha affermato come ricordasse effettivamente soltanto la guerra del ’99. Di quel brutto periodo il suo ricordo peggiore sono proprio i missili, che oggi cadono sul territorio ucraino, mentre all’epoca volavano e impattavano sul territorio dell’ex Jugoslavia, lasciando solo macerie. I ricordi del cestista rappresentano esattamente quello che sta succedendo oggi, con la popolazione costretta a nascondersi al suono delle sirene, in balia della paura.

Il secondo, nato e cresciuto in Croazia si ritrovò obbligato a diventare un prigioniero politico all’interno di un hotel, dopo l’assassinio del nonno. Nonostante questo, grazie alla famiglia e alle sue doti è riuscito ad emergere nel mondo del calcio.

Gli sportivi coinvolti
Sono molte anche le persone coinvolte nella tragica storia odierna. L’allenatore italiano Roberto De Zerbi, guida tecnica dello Shaktar Donetzk, è rimasto bloccato in Ucraina con la sua squadra e ha manifestato la volontà di non abbandonare il Paese per stare vicino ai suoi giocatori. L’ex allenatore di Roma e Shaktar Donetzk , Paulo Fonseca, è rimasto bloccato a Kiev e tramite i social ha testimoniato la sua terribile esperienza. A svegliarlo è stato il boato delle bombe delle cinque di mattina, sarebbe dovuto tornare il giorno stesso con un volo, ma lo spazio aereo è interdetto e l’unico metodo rimasto è la strada, bloccata da migliaia di macchine in fuga dal paese. Dalle sue dichiarazioni si evince la disperazione e la paura del momento.

La Formula 1 si è schierata
Dopo i tragici avvenimenti del 24 febbraio sono molte le comunità sportive che hanno cercato di creare una bolla intorno alla Russia, tramite la rimozione di sponsor e la cancellazione degli eventi in terra sovietica.
La prima a reagire è stata l’intera Formula 1, mettendo in discussione il gran premio di Sochi e tramite le voci di piloti e addetti ai lavori. Il più indignato è stato Sebastian Vettel che ha manifestato la sua volontà di non correre in un eventuale gran premio di Russia. Alle sue dichiarazioni si sono aggiunte quelle di Leclerc, Verstappen e Alonso; mentre i primi due si sono accodati al pilota tedesco, lo Spagnolo ha affermato che la decisione di un’eventuale cancellazione del GP va rimandata soltanto alla Federazione, la quale non ha aspettato oltre ed ha ufficialmente annullato la manifestazione, per prevenire spiacevoli avvenimenti e continuare a costruire una bolla intorno al Paese responsabile dell’offensiva militare.
Inoltre, nei box ci sono stati molti cambiamenti. Nel box della HAAS, che ha come main sponsor la compagnia russa “Uralkali”, anche nella denominazione ufficiale della scuderia, è stato rimosso qualsiasi riferimento ad esso e si è optato per una livrea completamente bianca, rispetto a quella classica che ricordava la bandiera russa. È stato messo in discussione lo stesso pilota Nikita Mazepin, figlio del proprietario del main sponsor della scuderia, che non sarebbe più gradito all’interno dell’officina, specialmente perché la sua partecipazione nel team è legata alla grande mole di soldi investita dalla società russa.

Non sono cose per il calcio
Anche nel mondo del calcio sono arrivati i primi provvedimenti, con lo Shalke 04 che ha tolto il main-sponsor “Gazprom” dalle divise ufficiali, nota compagnia di distribuzione di gas a livello mondiale legata al club da un decennio. Nel mentre, la UEFA ha spostato la finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi ed ha inoltre indetto un comunicato nel quale è scritto che tutte le gare casalinghe delle squadre provenienti da Russia e Ucraina verrano svolte su campi neutro.
Il Manchester United ha ufficialmente chiuso il contratto di sponsorizzazione con AeroFlot, compagnia aerea russa.
Il centrocampista ucraino dell’Atalanta, Ruslan Malinovskyi , dopo la doppietta in Europa League contro l’Olympiakos ha esibito una maglietta con su scritto “No War in Ukraine”.
I giocatori dello Slavia Praha hanno eseguito l’entrata in campo con una maglietta in sostegno per l’Ucraina e, in tutte le competizioni europee, le formazioni unite hanno esposto lo striscione “STOP WAR”.
La Federcalcio ha indetto che tutte le partite del fine settimana saranno svolte con cinque minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia.
L’ultimo coinvolgimento citato è quello di Sinisa Mihaijlovic, le cui parole dovrebbero risuonare nella testa di tutti: “Per quello che ho passato vedere immagini del genere fa un brutto effetto. Nelle guerre non c’è nessun vincitore, il colore è il rosso del sangue. Una guerra nel 2022 è una cosa assurda”. Parole riferite nella conferenza stampa, tra l’altro abbandonata dall’allenatore in un evidente stato emotivo, prima della partita di campionato contro la Salernitana.
Si è capito come lo sport, unito a tutto il resto del mondo, sia schierato contro gli avvenimenti odierni. Una guerra nel 2022 non è solamente assurda, è semplicemente qualcosa di irreale e retrogrado. Purtroppo l’uomo impara solo ciò che vuole dal suo passato e tutto quello che sta succedendo, nell’anno che avrebbe dovuto essere quello della definitiva rinascita mondiale, ne è la completa dimostrazione.