Il pensiero della settimana: protestare per i propri diritti?

In questi ultimi giorni nelle strade francesi si è consumata una forte protesta da parte dei cittadini, in opposizione a una decisione governativa che vorrebbe innalzare l’età pensionabile portandola a 64 anni e rivedendo in senso sfavorevole alcuni lavori considerati prima usuranti.

Nei nostri TG italiani impazza la curiosità verso ciò che accade a casa dei nostri storici cugini, immagini di guerriglia urbana che stranamente ha come focus della protesta non una partita di calcio ma l’azione drammaticamente priva di empatia del governo d’oltralpe.

Tutti noi a chiederci, perché in Italia l’età pensionabile è ferma da anni a 67? Perché non abbiamo protestato? In Francia lottano con tutte le forze per evitare un cambiamento che qualora avesse avuto come epicentro il nostro di territorio, sarebbe stato accolto come oro colato.

Innanzitutto, e ripeterlo sembra anche banale, da sempre la Francia è esempio in materia di rivendicazioni sociali, basti pensare alla rivoluzione francese.

Una cosa su cui mi preme soffermarmi è l’evidente concetto che sembrava oramai abbandonato ma che sta emergendo in questi giorni.

La cultura capitalista del lavoro incessante e costante, il dedicarsi totalmente ad esso ha ancora senso?

Ciò che conseguentemente viene fuori da questi giorni di proteste è che un popolo sta chiedendo di mantenere inalterato il diritto di ricevere dopo anni di lavoro la tanto agognata pensione, ad un età che permette ancora di pensare ql futuro. Quello che emerge è il desiderio di avere una vita o almeno una parte di essa non dedicata del tutto al lavoro ma a se stessi e alla realizzazione di sé, a godersi degli anni spensierati.

Nei prossimi tempi dovrà per forza di cose avvenire un cambiamento epocale e il sistema così concepito dovrà essere rivisto, la pandemia ci ha insegnato che i cambiamenti in caso di necessità sono possibili, basta solo volerlo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here