Inchiostro e caffè: “Non è la fine del mondo”

Alessia Gazzola è famosa per aver creato Alice, l’Allieva del tenebroso medico legale Claudio Conforti. Alice, però, non è l’unica eroina che l’ha resa famosa. A fare di questa allegra dottoressa, specializzata in medicina legale, un’autrice amata da tantissime italiane (e non solo), sono state anche altre tre eroine: Lena, Costanza e Emma, la protagonista di Non è la fine del mondo.

Non è la fine del mondo mi aspettava in autogrill, dopo un colloquio di lavoro andato male, ad agosto. Perciò l’ho letto in vacanza in un clima vagamente funereo, mentre pensavo a cosa sarebbe stato di me nei mesi successivi. Quanto è vero, a volte, che i libri sono incontri: si mettono a fianco a noi quando abbiamo maggior bisogno di identificarci con qualcosa di familiare.

Leggere di Emma è davvero confortante: ha quasi trent’anni ed è un’eterna stagista in una azienda di produzione cinematografica. Vive con la mamma vedova perché non riesce a pagare un affitto da sola e, quando viene licenziata in tronco, la situazione può solo peggiorare. Finisce a vendere vestiti per bambini, ma di sartoria non sa nulla. Eppure, no, non è la fine del mondo: Emma si affeziona al suo lavoro e guarda da lontano il villino dei suoi sogni; ogni tanto si perde, ma il ritmo tranquillo e l’atmosfera tenera del suo nuovo lavoro le concedono il tempo che le serve per diventare davvero adulta. Sulla strada, scopre molto altro su di sé e su chi la circonda… ma non spoileriamo nulla: non sembra, ma la trama è ricca di colpi di scena.

Perché leggerlo? Perché tutti abbiamo bisogno di credere che ci sia una soluzione dietro l’angolo, anche se non riusciamo ancora a vederla arrivare. Soprattutto oggi, mentre aspettiamo le conferenze stampa del presidente del consiglio e preghiamo che ci siano i soldi per far ripartire le imprese. Non è la fine del mondo è un piccolo lusso, una frivolezza profonda, un’occhiata di sbieco a un villino che ci piace, attraverso le inferriate: in questo modo, non perdiamo l’abitudine di perderci, ogni tanto, nei nostri sogni. 

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