Israele – Hamas: trattative a Doha per un accordo

In corso di svolgimento a Doha negoziati per un cessate il fuoco ed il rilascio di prigionieri. Vicina una possibile tregua

Proseguono i negoziati a Doha, in Qatar, dove è in corso da qualche giorno un vertice fra il Governo di Israele ed i capi di Hamas per raggiungere una tregua nei combattimenti con il ritiro delle truppe da Gaza ed una mediazione per il rilascio dei prigionieri palestinesi. Dopo 15 mesi di guerra, l’accordo, che sembra essere stato raggiunto, così come riferisce Channel 12, attende solo la definitiva risposta di Hamas e segue le pressanti richieste delle proteste di questi giorni in cui migliaia di persone sono scese in piazza a TelAviv con la pretesa della liberazione degli ostaggi e di un cessate il fuoco a Gaza. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha aggiornato il Presidente uscente degli Stati Uniti Biden circa il prosieguo dei risultati dei negoziati facendo presente, nella telefonata intercorsa fra i due, che è chiuso “il 90% dei dettagli dell’accordo” per lo scambio tra ostaggi e prigionieri che dovrebbe consentire la fine dei combattimenti nella Striscia, come riporta il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, facendo inoltre seguito a quanto sollecitato con veemenza da Trump il quale, durante l’incontro con Netanyahu, esigeva un accordo prima della data del suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca previsto per il 20 gennaio p.v.: “Scatenerò l’inferno se gli ostaggi in mano ad Hamas non saranno liberati prima del mio insediamento” aveva detto. 

A sostegno della volontà israeliana di rilasciare i prigionieri, alcuni civili del campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, sono stati evacuati al fine di raggiungere la zona umanitaria di Mawasi ed è stata rilasciata l’attivista tedesco-iraniana Nahid Taghavi dopo 4 anni di carcere a Teheran. Fu arrestata il 16 ottobre 2020 “esclusivamente per aver esercitato pacificamente i suoi diritti umani” e fu condannata, come scrive la Cnn, a 10 anni di reclusione con accuse legate alla sicurezza nazionale negate dalla stessa Taghavi, che ha quasi 70 anni. Non solo: Netanyahu ha approvato l’invio del direttore dell’agenzia di intelligence estera Mossad ai negoziati per il cessate il fuoco in Qatar, segno inequivocabile, almeno stando all’evoluzione dei fatti, dei progressi nei colloqui.

Oltre al rilascio dei prigionieri, al vaglio dei negoziati di Doha anche la fine delle ostilità nella Striscia, nonostante proseguano in queste ore alcune rappresaglie nella parte nord di Gaza dove quattro soldati israeliani hanno perso la vita, questo mentre gli houthi hanno attaccato una portaerei Usa nel mar Rosso. L’accordo per la cessazione delle ostilità sarebbe una condizione più difficile da gestire, oltretutto osteggiata, in particolare, dal ministro delle finanze israeliano e leader dell’estrema destra Bezalel Smotrich, noto per le sue posizioni estremiste che, d’accordo con il ministro per la sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, si dichiarano contrari alla fine della guerra dichiarando a Doha che l’accordo sarebbe una catastrofe per Israele. 

Netanyahu, forte del fatto che le forze di Hamas sono ormai arrivate allo stremo, che l’esercito israeliano è riuscito ad insediarsi nel corridoio Philadelphia al confine con l’Egitto ed a delimitare in due parti la Striscia lungo Netzarim,starebbe invece portando avanti i negoziati invitando i due leader a poter votare contro la cessazione delle ostilità ma a non lasciare il suo governo ed avrebbe proposto ai mediatori l’istituzione di una zona cuscinetto di 1,5 chilometri intorno agli attuali confini della Striscia, come riporta il giornale qatarino Al-Quds Al-Arabi – che ha sede a Londra e fondato da esponenti della diaspora palestinese. La zona cuscinetto, spiega la testata, resterebbe sotto il controllo di Israele, che non vi dispiegherebbe truppe ma sparerebbe contro chi ne tenterebbe l’attraversamento. Si tratterebbe di una zona smilitarizzata in attesa della formazione di un nuovo assetto e futuro governo nella zona.

La proposta di accordo definitiva dovrebbe essere dunque al vaglio in queste ore ed è divisa in tre fasi: la prima riguardante la cessazione delle ostilità, preventiva per la fase 2 e relativa al rilascio degli ostaggi israeliani e stranieri, nel numero di 34, oltre che di militari dell’Idf, a cui in un secondo momento seguirebbe la liberazione di 3000palestinesi fra cui 200 ergastolani e 1000 donne, minorenni e malati. 

In circa 40 giorni l’esercito israeliano dovrebbe ritirarsi in via definitiva dalle aree occupate per permettere il rientro dei civili palestinesi e i campi profughi delle zone colpite potrebbero essere raggiunte dagli aiuti umanitari a sostegno di una popolazione ormai stremata che, ad oggi, secondo Hamas conta circa 46.000 vittime di questa guerra. 

La fase 3, tuttora al vaglio dunque, riguarderebbe la formazione della zona cuscinetto e la gestione del nuovo riassetto nella Striscia

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