Italia e morti bianche: Una strage impietosa

Luana D’Orazio, operaia di 22 anni, è morta di lavoro, impigliata nel rullo dell’orditoio di un’azienda tessile nel pratese. È solo l’ultima vittima di una lunga serie di morti bianche. Nel 2020 sono state 1270. Nei primi 4 mesi del 2021 abbiamo già superato il centinaio di morti.

Senza contare i deceduti dopo aver contratto il virus nei luoghi di lavoro. L’Inail ha contato 551 denunce, da marzo 2020 a marzo 2021.

Numeri che fanno attorcigliare le viscere.

Ieri è toccato a Luana. Qualche giorno fa a Mattia Battistetti (23 anni), travolto da 15 quintali precipitati da una gru in provincia di Treviso. A febbraio a Matteo Baldassarra (25 anni), schiacciato da balle di cellulosa a Sora.

Accade al Nord come al Sud: in questo siamo sicuramente un Paese che va alla stessa velocità. Un Paese dove muoiono in media 3 lavoratori al giorno. Stroncati da poca sicurezza nei luoghi di lavoro o da orari massacranti e ritmi frenetici.

Sono quasi sempre operai/operaie. Muoiono in fabbrica, nei cantieri e nei campi (agricoltura ed edilizia i settori più colpiti), di solito per paghe da fame. Sebbene la maggioranza delle vittime abbia tra i 40 e i 60 anni, spesso a perdere la vita sono i giovani.

Quei ragazzi e quelle ragazze etichettati con disprezzo da una parte della classe politica come “choosy” o “bamboccioni“. Gli stessi a cui si chiede di essere “flessibili” mentre si erodono i diritti sul posto di lavoro.

Tutto questo accade in un impietoso silenzio dei media nazionali e nel sostanziale disinteresse delle forze politiche parlamentari (tranne qualche rara eccezione).

In Italia è necessario tornare a parlare di lavoro. Di sicurezza sul lavoro; di diritti sul lavoro. Ce n’è un disperato bisogno. Il 1° maggio è invece terminato tra polemiche e schermaglie che hanno lasciato poco spazio al tema.

Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea Cgil, intervistato da L’Espresso pochi giorni fa, ha dichiarato che con il Piano Nazionale della Ripresa e Resilienza «ci potrà essere una crescita del 5-6-7% nel settore edile, ma se non si attuano alcune riforme ci sarà un aumento uguale nel numero di morti e degli incidenti».

Ecco una battaglia da fare a sinistra. Sempre che ne sia rimasto qualche brandello, da qualche parte.

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