La Festa del Cinema di Roma: dai grandi nomi a quelli che viaggiano ancora in autobus

«La Festa del Cinema di Roma continua a tenere alta la bandiera della settima arte, come avvenuto l’anno scorso, nella convinzione che sia finalmente al termine il lunghissimo inverno dello spettacolo».

Queste le parole del Ministro Dario Franceschini all’apertura della XVI edizione della Festa del Cinema di Roma. Un’edizione dai grandi nomi del cinema internazionale quali Johnny Depp (il cui incontro è andato sold out dopo neanche 4 minuti dall’uscita dei biglietti), Quentin Tarantino (la cui Uma è stata scelta come immagine ufficiale della Festa), Tim Burton, Alfonso Cuarón, Jessica Chastain, Frank Miller, Zadie Smith, Joe Wright senza dimenticare gli artisti nostrani quali Zerocalcare, Marco Bellocchio, Claudio Baglioni, Luca Guadagnino e i fratelli Manetti.

Così mentre l’attore del celebre Jack Sparrow dichiara che «Hollywood è un posto unicamente per le vacanze e i prodotti scontati», Tarantino, celebrato da Dario Argento, sostiene tra ricordi e riconoscimenti che «il cinema non è morto» e, forse, a confermarlo sono proprio quelle sale piene che lui stesso ha acquistato in America.

Seppur meno cult, la scena è stata rubata da Marco Bellocchio capace di portarsi gli applausi da Cannes (Palma d’Onore) a Venezia e infine a Roma dove presenta in anteprima mondiale «Esterno Notte» la sua prima serie televisiva sul caso Moro.

«Sicuramente il cinema d’autore italiano è stato la matrice della mia formazione. Erano anni in cui si poteva scegliere o la scuola italiana o quella francese della Nouvelle Vague. Erano sicuramente anni diversi, quelli che Monicelli amava definire quelli in cui i registi li trovavi sull’autobus. Il punto è che l’ispirazione non arriva da una scuola di cinema piuttosto che un’altra, ci sono delle cose, delle immagini che colpiscono particolarmente e rimangono impresse».

La sala è gremita e il ricordo di quel «malinconico» Mastroianni spezza gli applausi fragorosi lasciando anche emozioni più melodrammatiche. Genere da cui Bellocchio si è sempre voluto discostare. Poi le luci si spengono e viene mostrato un breve spezzone della nuova serie prodotta dalla Rai, con un cast d’eccezione quale Fabrizio Gisulfi nel ruolo di Aldo Moro e Toni Servillo nel ruolo di Papa Paolo VI. L’ispirazione della serie, dice Bellocchio, «nacque da un’immagine, una fotografia di Moro con la figlia in spiaggia a Torvaianica». Poi, sostiene che «in Italia c’è stato un prima e un dopo Aldo Moro. Quell’assassinio, quella morte è stata una svolta». Infine, con un pizzico di nostalgia, rapportandosi alle ultime elezioni, afferma che «oggi viviamo uno scenario politico molto distante da quello degli anni di Moro, quello era un periodo di fermento politico di grandi idee, lotte e soprattutto di grande affluenza al voto».

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