Dopo la presa di posizione del governo inglese era già da qualche giorno che il presidente del Chelsea, Roman Abramovich, noto oligarca russo, aveva deciso di cedere il pacchetto di maggioranza cercando di evitare conseguenze personali e per il club, attuale campione del mondo. Non ha fatto però in tempo, dal momento che il premier Boris Johnson ha bloccato tutti piani del patron della squadra di North London, in corso d’opera.
Chi è Roman Abraamovich?
Cresciuto a Mosca da una famiglia ebraica, dopo essere rimasto orfano all’età di quattro anni, ha acquisito la sua potenza economica con il passare degli anni, iniziando alla fine degli anni ottanta grazie a una riforma del presidente Michail Gorbaciov, per la nascita di piccole e medie imprese. Arricchitosi con le sue imprese di import/export, durante la metà degli anni novanta inizia ad acquisire la sua vera potenza. Nel 2002 avviene la vera e propria svolta nella sua carriera di imprenditore, cedendo le quote della Sibneft, acquisita nel 1995, alla Gazprom, e reinvestendo il proprio fondo in Evraz, società specializzata in materie prime. Caso che ha destato molti sospetti al quotidiano “Times”, chiedendo un’inchiesta alle autorità inglesi.
Dal 2003 è il presidente del Chelesea Football Club, a cui ha portato sicuramente un’aria di innovazione portandolo alla vittoria di molti titoli, tra cui la scorsa Champions League e il recente Mondiale per club.
Nonostante il suo stretto rapporto con Vladimir Putin, all’inizio dei bombardamenti in Ucraina si è dichiarato fortemente contrario a tutto quello che stava accadendo, dichiarando che dopo la cessione del club avrebbe donato tutto in beneficienza ad un’associazione che si sarebbe occupata delle vittime di questa guerra. È stato anche presente alla prima data dei trattati in Bielorussia, anche se l’esito non è stato dei migliori.

Le conseguenze
In seguito ai provvedimenti presi dal governo inglese nei confronti dei magnati russi con aziende e affari nel territorio inglese, il Chelsea rischia una grande crisi finanziaria, essendone stata bloccata la cessione, in attesa di un permesso speciale che comunque non porterebbe nessun guadagno ad Abramovich, essendo i suoi conti congelati, non potendo quindi effettuare eventuali transazioni.
Tutto ciò però comporta il blocco totale del business del Chelsea, con l’impedimento immediato di vendere il merchandising, comprese le magliette dei calciatori, e il blocco della vendita dei biglietti per le partite (potranno andare allo stadio solamente i titolari degli abbonamenti).
Lo stop più importante arriva però sul mercato e sui contratti dei calciatori, non potendo né vendere ne comprare e nemmeno rinnovare i contratti dei calciatori in scadenza, come ad esempio Rudiger, il cui contratto scadrà a giugno 2022.
Un ulteriore inasprimento delle sanzioni è stato poi applicato, con il limite di ventimila sterline di spesa per le trasferte, una cifra irrisoria rispetto agli effettivi costi della massima serie inglese.
Non è ancora ufficiale, ma si vocifera di una probabile retrocessione del club nelle leghe inferiori con annesso ritiro dei titoli vinti sotto la presidenza Abramovich, provvedimento che sarebbe veramente irreale e del tutto inappropriato.

Sembra abbastanza paradossale la situazione di quella che agli atti è la squadra più forte del mondo, visto il titolo vinto qualche settimana fa. Tutto questo fa comunque capire quanto il calcio sia ormai solo un business, che può essere compromesso dalla politica sbagliata di qualcuno molto distante. Si spera che il tempo possa portare una soluzione a questa situazione, ovviamente sperando non peggiorino le condizioni dello scontro. In secondo piano si spera, dal punto di vista sportivo, che le autorità inglesi lascino svolgere tutte le procedure per liberare il Chelsea da queste sanzioni, garantendo l’equilibrio che il campionato inglese ha avuto finora.