Il 27 gennaio 1882 a Perugia nasce Giuseppe Prezzolini: giornalista, editore e scrittore. Sin dai primi anni della giovinezza si rese partecipe del dibattito culturale e ovviamente politico, soprattutto ne divenne uno degli accesi protagonisti a partire dai primi del Novecento. Tra i nomi a lui vicini spiccano infatti quelli di Papini ovviamente, ma anche Ardengo Soffici, Antonio Gramsci e Piero Gobetti.
Nel 1903 a Firenze,a soli 21 anni dà vita a uno dei suoi primi progetti editoriali insieme a Giovanni Papini. Realizzano Leonardo, una rivista il cui logo riportava un motto leonardesco: “Non si vlge chi a stella è fisso”. La rivista con il suo titolo volle celebrare Leonardo da Vinci, definito simbolo dell’unità dello spirito umano.
LA NASCITA DE LA VOCE
Il 20 dicembre 1908 segna una svolta importante per i due intellettuali italiani: viene fondato La Voce: è con una lettera a Benedetto Croce che Prezzolini annuncia l’uscita del primo numero di una tra le più importanti riviste letterarie del Novecento, con la sua sede a Firenze. La rivista ebbe una pubblicazione settimanale. A contraddistinguerla ci fu l’utilizzo di caratteri aldini e la carta color avorio, una composizione di quattro pagine, disposta su quattro colonne. A parteciparvi vi fu anche Ardengo Soffici che accanto al titolo della testata pose una vignetta diventata poi famosa: un contadino che vanga e poi “Non si distrae chi è intento a un lavoro”. Sul secondo numero Prezzolini pubblicò un articolo di fondo, La nostra promessa, in cui esplicitava l’attenzione della testata ai fenomeni culturali, politici e sociali prettamente contemporanei, con l’intento di aprirsi anche all’informazione internazionale. Non c’erano solo temi da trattare, ma anche obiettivi pratici da raggiungere attraverso La Voce: vi era l’incentivazione alle biblioteche pubbliche per favorire la lettura, il rinnovamento delle scuole e delle università.
“Non promettiamo di essere dei geni, di sviscerare il mistero del mondo e di determinare il preciso e quotidiano menù delle azioni che occorrono per diventare grandi uomini. Ma promettiamo di essere ONESTI e SINCERI. Noi sentiamo fortemente l’eticità della vita intellettuale, e ci muove il vomito a vedere la miseria e l’angustia e il rivoltante traffico che si fa delle cose dello spirito. Sono queste le infinite forme d’arbitrio che intendiamo DENUNCIARE e COMBATTERE”.
La Voce riscosse un immediato successo. Conquistò il suo spazio tra le riviste culturali italiane. In alcuni casi suscitò forti dibattiti per gli articoli pubblicati, si cita per questo lo scontro che si ebbe tra Prezzolini e Ugo Ojetti. Il fondatore della rivista diede vita a una polemica in merito al giornalismo e le sue funzioni. Prezzolini aveva ben chiare le idee su che cosa dovesse essere il giornalismo, quali fossero gli obiettivi del suo progetto editoriale: mettere insieme più voci per realizzare una critica severa “senza mezzi termini e senza preoccupazioni materiali”. Era importante seguire i movimenti sociali e le ideologie derivanti, tra cui modernismo e sindacalismo.
I QUADERNI DELLA VOCE
L’intento di Prezzolini era di espandersi sempre più nel mondo dell’editoria permettendo alla sua rivista di raggiungere una forma di autonomia. A questo contribuì la creazione di una collana, i Quaderni della Voce. Per un certo periodo il progetto venne portato avanti insieme alla casa editrice della famiglia Quattrini, contratto che però non portò grandi soddisfazione. In seguito nacque l’obiettivo di porsi al centro del panorama editoriale e culturale italiano. Nel numero del 25 maggio 1911, l’articolo redazionale Per andare avanti delineò le nuove linee di sviluppo per la diffusione di una “coltura sana e seria” attraverso l’edizione della rivista e dei “Quaderni” e una propria libreria. Il 19 novembre 1911 si costituì la Società anonima cooperativa “Libreria della Voce”, che esercitò l’attività di casa editrice e di libreria.
Nonostante la chiusura del giornale e le discordie politiche interne, molto spesso legate al tema dell’interno dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, La Voce resta ancora oggi un importante riferimento per il vivo dibattito che si creava all’epoca nei giornali. Modello fondamentale di un progetto che diventa luogo di discussione con un impegno quello dei vociani che si muoveva sul fronte culturale affinché si permettesse un rinnovamento della figura del letterato, ma anche sulla nuova realtà politico-sociale. I vociani sostenevano l’unitarietà tra i due fronti: il letterato non poteva dedicarsi agli aspetti esclusivamente estetici, ma doveva operare in un rapporto d’osmosi con il contesto civile e politico.