Le parole del 2022: guerra, crisi, ribellioni

Di certo non si può dire che il 2022 sia stato un anno statico e all’insegna della noia, anzi è stato un anno ricco di avvenimenti che si sono avvertiti spesso a livello internazionale. Dall’invasione dell’Ucraina all’inflazione che essa ha causato indirettamente, dalla crisi climatica ed energetica alla crisi politica italiana che ha causato la caduta del governo Draghi e l’insediamento del nuovo governo. Per concludere, le lotte per i diritti civili che ultimamente sono stati sottovalutati. Ma l’anno 2022 ha portato con sé anche messaggi e segnali positivi legati all’andamento della pandemia che sembra essersi stabilizzato.

La guerra in Europa

L’invasione è iniziata il 24 febbraio 2022 e, nonostante sia sempre stata chiamata operazione speciale a breve termine, essa si è rivelata un evento senza precedenti con ripercussioni molto forti in tutta Europa, con crisi energetica e inflazione alle stelle. C’è da dire che l’offensiva russa è stata anche immediatamente comunicata ma non sono stati usati termini uguali da tutti. Questo è un elemento molto importante da tenere in considerazione perché, ovviamente, cambiano il lessico, la retorica e i toni di un discorso pubblico da Paesi coinvolti e semplici spettatori. Ad esempio, termini come “offensiva”, “guerra”, “invasione” usati molto spesso e a tratti con forza nei giornali occidentali non sono stati trovati e per niente accolti nei media russi. Si potrebbe dire, addirittura, che questo tipo di comunicazione russa sia normale a causa delle limitazioni imposte dalla censura costituzionale. Per questo molti cittadini russi, anche se non si è saputo del tutto chiaramente e da subito, hanno deciso di scendere in piazza e protestare dal 6 marzo 2022.

Conseguenze dirette della guerra in Ucraina sono state inflazione e crisi energetica, a cui ogni governo ha cercato di porre rimedio per contrastare il cosiddetto “caro energia” con bonus pecuniari e detrazioni fiscali. In particolare in Germania, dove è stato proposto il “9 Euro Ticket” con cui per 9€ i passeggeri potevano viaggiare senza limitazioni sui treni regionali e mezzi di trasporto locali in tutto il Paese. Una soluzione che non solo mirava a ridurre il consumo di energia, ma anche ad aiutare i cittadini a far fronte all’aumento del costo della vita.

Anche l’inflazione ha avuto il suo momento di interesse mediatico e politico: l’aumento dei prezzi in così poco tempo ha investito molti Paesi. Un’inflazione che ha avuto inizio in Kazakistan – Almaty – il 6 gennaio 2022 per il rincaro del petrolio e si è trascinato per tutto l’anno, persino in Italia, attirando l’attenzione dei media e del dibattito pubblico.

La pandemia

Il 2022 è stato l’anno della “liberazione” del Covid19, l’anno in cui i termini degli anni precedenti “no vax” e “green pass” passano ormai a miglior vita segnando lo scenario post pandemico come uno differente. Anche se non è stato per tutti così: in Cina le restrizioni sono ancora forti e alquanto spiacevoli per quel che si può vedere nei video di TikTok ormai diventati virali, registrati non solo da locali ma anche da visitatori – i cosiddetti forestieri – che sono costretti a rimanere chiusi in casa e a seguire le regole rigide di controllo pandemico delle città cinesi. Infatti, il 28 novembre 2022 a Beijing, Pechino e Shanghai migliaia di persone sono scese in piazza a protestare. Le forze di sicurezza cinesi sono scese in tutte le strade occupate dai protestanti che chiedevano libertà politiche e la fine dei lockdown anti Covid, radunandosi in campi universitari di tutta la Cina come non accadeva dal 1989 (il massacro di piazza Tienanmen in cui i cittadini scesero in piazza per difendere i diritti umani e la libertà di espressione, fungendo da esempio e da monito per le manifestazioni contro l’URSS e altri stati satelliti). La polizia ha presidiato tutti i luoghi di protesta e bloccato e cancellato ogni comunicazione e traccia di essa sui social, a partire da Telegram che fungeva da comunicatore di luoghi per le proteste.

Ovviamente, un nuovo anno di vivere la pandemia ha cambiato anche il modo di vivere il lavoro e ricoprire la propria posizione lavorativa. Si ha avuto la possibilità di lavorare in modalità “smart working”, ossia da remoto e con orari flessibili, contribuendo a far emergere nuove figure lavorative come i digital nomads: coloro che lavorano senza avere una dimora lavorativa fissa, ma online. Un fenomeno che in Europa, ma soprattutto in Italia, è stato per forza di cose sperimentato adesso mentre negli Stati Uniti questa forma di lavoro già esisteva da tempo. D’altronde, lo vedevamo anche nei vari film americani.   

L’insorgere della pandemia e la precarietà lavorativa hanno costretto anche molti dipendenti a riconsiderare sé stessi e la loro vita a discapito del posto fisso, generando così il fenomeno della “Great Resignation” (grande dimissione) per prendersi una pausa e concentrarsi sui propri obiettivi di vita privata. Insieme ad essa, però, c’è anche un altro fenomeno che sta prendendo il sopravvento: le “sleepcation”, ovvero un’unione tra il verso to sleep – dormire – e il sostantivo vacation – vacanza. Dunque, una tendenza predominante a dare priorità alla sfera privata e ritrovare il proprio benessere durante le ferie in un resort o un hotel allo scopo di riposarsi e recuperare il sonno perduto.

Crisi climatica

Delle questioni climatiche si parla da illo tempore ormai, ma non si è mai effettivamente data la giusta importanza a questo argomento. Pensiamo sempre che eventi catastrofici climatici a noi europei non ci debbano interessare più di tanto perché siamo abituati a vedere le loro conseguenze nei servizi televisivi effettuati in America o in zone completamente sconosciute o poco sentite. Eppure, la cosa sta cambiando: in Germania si sono registrate ad inizio anno tempeste da record a cui sono stati nomi Zeynep, Ylenia e Antonia che hanno provocato alluvioni pesanti in tutto il Paese. In Francia, il 2022 è stato l’anno degli incendi, mentre l’Italia è stata caratterizzata da una forte siccità che ha causato molti problemi non solo idrici ma anche per specie di animali e vegetali a rischio. L’estate 2022 in Spagna è stata la più calda della sua storia, con 42 giorni di caldo consecutivi, tanto che si è parlato nei giornali spagnoli di “ecoansiedad” (ecoansia): la paura per il futuro e per le generazioni future sviluppata in relazione ai disastri ambientali e alti livelli di stress anche cronici.

I diritti civili

Arriviamo, finalmente, a parlare di diritti civili e delle lotte che l’anno 2022 ha visto affrontare da parte della popolazione di tutto il mondo in sua difesa. Innanzitutto, nessuno ci avrebbe creduto ma anche in Germania c’è stata una lotta in onore delle donne da parte di una deputata nel marzo 2022. Si tratta di Annalena Baerbok, ministra degli affari esteri tedesca, che col sostegno del governo ha intenzione di perseguire una “Feministische Außenpolitik”, ossia una ‘politica estera femminista’, chiedendo una giustizia di genere e partecipazione paritaria, requisiti necessari per una pace e sicurezza a livello mondiale.

Il 24 giugno 2022 è stato segnato sul calendario statunitense, e non solo, come il giorno della delibera della Corte Suprema con cui si ribalta la sentenza del processo “Roe versus Wade” (1973), a favore del diritto di aborto da parte della donna e che adesso, invece, dichiara anticostituzionale la legge contro l’aborto. La sentenza ha colto di sorpresa l’opinione pubblica perché, di conseguenza, ha annullato anni di progressi fatti in materia di diritti riproduttivi e ha consentito ai vari Stati di introdurre delle leggi che limitano la libertà delle donne in varie forme.

E la donna, purtroppo, è ancora al centro dell’attenzione internazionale per i suoi diritti non riconosciuti e violati. La mattina del 16 settembre 2022 Mahsa Amini, una donna curda di 22 anni, studentessa, è stata trovata morta in un ospedale a Teheran dopo esser stata arrestata dalla tanto temuta Polizia della Moralità iraniana per non aver indossato il velo secondo i dettami imposti dal governo. La sua morte improvvisa e ancora avvolta nel mistero ha provocato tanto sgomento e tanta rabbia nella popolazione non solo iraniana ma anche nelle loro comunità internazionali in tutto il mondo. Sono scese in tutte le piazze del mondo – e continuano a farlo tutt’ora – molte donne e uomini e famiglie intere a protestare contro il regime di Ali Khamenei a favore dei diritti delle donne, con la consapevolezza di rischiare la propria vita per il futuro dei prossimi. In tale contesto, gli striscioni che vengono alzati alla luce del sole sono quelli con il famoso slogan curdo “Jin, Jiyan, Azadi” (Donna, Vita, Libertà) – anche nella versione farsi “Zan, Zendegi, Azadi” – accompagnato dalla canzone Baraye o Another Love.

Le proteste non si sono riversate solo in Iran e nel resto dell’Europa, dove le donne hanno mostrato solidarietà anche sui social tagliandosi i capelli, ma anche in Turchia in occasione della ricorrenza della Convenzione di Istanbul a cui da un anno ha deciso di ritirarsi. Una Convenzione ritenuta non necessaria dal governo di Erdoğan in quanto – a detta sua – le leggi turche già provvedono alla protezione della donna vittima di violenza e alla giustizia nei confronti del peccatore. Nonostante questo, continuano ad aumentare i dati delle violenze domestiche in Turchia, a discapito di quanto detto dal Presidente attualmente in campagna elettorale per la carica di Presidenza turca.

Per completare il quadro dei diritti civili – in particolare quelli delle donne – violati, c’è il ritorno dei Talebani in Afghanistan dopo venti anni di guerra (2021). Nonostante il regime si sia mostrato disponibile ed aperto nei confronti delle nuove conquiste in termini di diritti delle donne, dopo un anno ad esse è stato vietato non solo di andare a scuola e frequentare classi separate dai maschi, ma anche di andare all’università e lavorare nelle Ong. Una situazione che, di certo, complica le cose in Afghanistan e che sta mettendo a dura prova il Paese e le sue credenze in contrasto con quanto conquistato in vent’anni di aiuto americano ed europeo. In onore dei diritti civili violati, infatti, sono state fatte anche delle proteste durante i mondiali di calcio in Qatar considerato un Paese non adatto ad ospitare un evento di così grande importanza alla luce di questi fatti. Compaiono scritte in tutti gli stadi del mondo “Boycott Qatar”.

Dunque, è stato un anno impegnativo ricco di eventi che ci hanno potuto soltanto far riflettere su cosa sia realmente importante e su cui combattere. I diritti, seppur ultimi in questo articolo, non di certo sono da tener poco in considerazione. Forse sono gli unici di cui tener maggiormente conto perché, in fondo, noi vediamo e sentiamo solo la metà o quello che piace e/o conviene che ci sia raccontato e riportato. Ma le immagini non mentono, i sentimenti che lasciano le proteste e le lotte da parte dei giovani non devono essere lasciate in sospeso. Dobbiamo far in modo che questi siano ricordati per sempre nella storia, anche facendo piccoli gesti da buoni occidentali quali siamo!

Ad un 2023 migliore…

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