L’isolamento e la pandemia come riflessione sulla vita, raccontati attraverso le parole di Mauro Morandi, l’unico abitante dell’isola di Budelli

Le difficoltà dei tempi correnti hanno suscitato in me molte riflessioni, alcune delle quali sulla vita, sul senso di ovvietà verso il nostro pane quotidiano, ovvero ciò che ogni giorno abbiamo e ci pare scontato, sulla libertà, sulle abitudini umane. Era inevitabile che uno dei protagonisti dei miei pensieri fosse Mauro, il guardiano dell’isola di Budelli, nell’arcipelago della Maddalena. Ho già raccontato, col tratteggiare gli aspetti salienti del suo libro “La poltrona di ginepro”, chi sia e quale sia la sua storia, benché ogni giorno i suoi insegnamenti dall’eremo dell’isola non smettano di stupirmi: la bellezza che racconta attraverso le aurore fotografate dalla spiaggia rosa e i tramonti sugli scogli spiegano come rispettare la natura e prendersene cura; le sue preoccupazioni incise sul legno del ginepro mostrano che dietro alla barba di un uomo ormai da trentuno anni isolato dal resto del mondo si nasconde un saggio, le cui parole sono un’etica da seguire e da scolpire nell’anima.

Venni a conoscenza dell’esistenza di Mauro per caso e il destino non risparmiò a me la sua ironia. Infatti, scoprii che c’era un uomo che da anni viveva in solitudine a Budelli pochi giorni dopo che misi piede sull’isola per la prima volta. Era agosto e come potrete immaginare l’arcipelago era intasato da tanti turisti e vacanzieri. E da barche e motoscafi. Io ero su una di esse, giunto a Budelli per ammirarne la bellezza e fare un tuffo nelle acque limpide (che, in verità, mi lasciarono un po’ deluso, giacché v’erano più scorie di carburante che acqua nel mare intorno all’isola). Quando, a nuoto, approdai sulla terraferma, fui colpito dalla bellezza della natura e quasi percepivo un senso di reverenza verso quel verde che non tutti, a ben vedere, rispettavano. Se avessi saputo della presenza di Mauro, sarei andato a incontrarlo. Ad ogni modo, mi sono promesso di conoscerlo, non appena l’emergenza svanirà.

Dunque, ieri mattina gli ho telefonato per chiedergli innanzitutto come stesse e per riflettere insieme a lui sulla difficoltosa situazione attuale.

Di seguito riporterò alcuni punti chiave della nostra conversazione, con la speranza che le sue parole possano essere un faro che faccia luce sulle nostre paure e sul mondo in cui viviamo.

Se la vita è come le onde del mare il cui percorso è scandito da avanzate impetuose e lente regressioni, non preoccupiamoci, tutto passerà.

Mauro, quando decidesti di fuggire intorno a te non c’erano virus, pandemie da cui scappare. C’era il mondo, con i suoi problemi, ma non l’emergenza di oggi. Perché hai deciso di andartene? In cerca di libertà?

Cercavo di sfuggire da una società in cui non c’era niente da fare. Bisognava ricominciare daccapo. E così sono scappato su un’isola, sì, proprio su un’isola e non sulla terraferma, perché avevo una forte passione per la vela e leggevo tutti i libri dei grandi navigatori solitari (Moitessier in particolare), dei viaggi di Verne, dove si narra di isole. Isolamento: il sogno di una vita lontano da una società che ti castra e ti mantiene dentro per servirsi di te. Il mondo di allora, come quello di oggi, aveva tanti problemi che non volevo mi opprimessero più. Chiedevo libertà.

Volevo una vita diversa, desideravo trovare un altro modo di intendere il mondo. Sono sempre stato un ribelle.

Il Covid-19 è un’ecatombe. Che effetto ti hanno fatto le immagini di Bergamo?

L’uomo deve prendere coscienza che la natura si è ribellata alle vessazioni che ha subito finora. È stata deturpata attraverso disboscamenti, deforestazioni, inquinamenti e rifiuti di ogni tipo gettati con incuria su di essa. E si è così vendicata. Soltanto in pochi, secondo me, cambieranno i propri sistemi di vita e la propria visione del mondo; la maggioranza tornerà alla sua comodità quotidiana senza aver ricevuto alcun insegnamento. Tutte quelle bare in fila fanno effetto a tutti, non solo a chi è particolarmente sensibile, come me. Però poi, con qualche parola d’illusione, ci si dimentica facilmente. Io non credo più nell’uomo: esso non ha speranze. Al massimo, coltivo più speranze nei giovani, anche se pure loro oggi non vedono più uno scopo, un senso nella vita. E raramente reagiscono, per brevi periodi (come fu nella rivoluzione in Francia o durante il Sessantotto) perché poi vengono messi a tacere dal potere. Sono convinto che dopo l’emergenza si ritornerà a vivere come prima. Io non ho molta fiducia nell’uomo, purtroppo.

Tuttavia, l’uomo in cui tu oggi non credi più in questi giorni è chiuso in casa senza possibilità di uscire. Deve adattarsi a un altro stile di vita, del tutto diverso. Potrebbe essere un’occasione per ritrovarsi?

È evidente che sia così. Quando subentra la noia, nasce un disagio, perché la gente oggigiorno non ha tempo neanche per annoiarsi. Invece, bisogna avere tempo per annoiarsi, poiché così si cresce, si scopre la bellezza.

Kerouac nel suo libro “On the road” sosteneva che si cresce nel viaggio, non nella meta. Non esiste una meta in cui tu (genericamente, uomo) trovi te stesso.

Nel viaggio sì. Eppure, ritengo che, come detto prima, non tutti usciranno da casa migliorati. La massa è amorfa e si lascia trascinare dalla corrente. In questi giorni bisogna riflettere, prima che agognare un ritorno alla normalità.

Nel tuo libro c’è una frase che mi ha colpito nel profondo: “Siamo in una società di consumi, dove il bello si deve possedere”.

In questi tempi, senza una via d’uscita, forse il bello si deve proprio trovare, prima che possedere?

Il problema è saper vedere il bello. La gente, ahimè, non vede il bello. O meglio, lo nota solo nelle cose grandi: “Ah che bella la spiaggia rosa”, “Ah che bella la ricchezza”; ma il bello è anche in una formica, nelle cose animate e inanimate meno considerate. Se noi osserviamo un topo, non ci appare bello. Eppure, se lo vedessimo senza le lenti imposte dalla società, sarebbe un animaletto con due occhioni, un nasino e la faccia vispa. Tutto sommato, non è orribile come invece riteniamo che sia.

La natura è una fonte di bellezza; l’uomo, pur tuttavia, deve adeguarsi alla natura. E non riesce a farlo. Infatti egli non si adegua, bensì la adopera. La società spinge l’uomo ad avere e a consumare e perciò a distruggere.

Ognuno può trovare la bellezza, se riesce a vedere con occhi attenti. Basta che lo sguardo non sia condizionato dalla bellezza che viene imposta dagli altri. La moda, ad esempio, impone un tipo di bello, ma questa è la superficie del bello. L’interiorità è la forma pura di bellezza, tuttavia purtroppo non viene percepita dai più.

Sai qual è la strada giusta? Liberarsi dai condizionamenti. Ecco il percorso che mi ha portato qui, a Budelli. Quando sono arrivato, ero felice perché mi ero liberato da tali condizionamenti. Eppure, solo in seguito ho compreso che si trattava di condizionamenti esteriori. Quelli interiori sono i più difficili da sconfiggere.

Qual è la tua più grande preoccupazione oggi?

Io non sono preoccupato per me, qua il virus non arriva. Ho a cuore la salute dei miei cari che abitano sulla terraferma, in particolare a Modena e a Benevento.

Li ammonisco affinché siano attenti, non escano e seguano le regole. Sono convinto che la pandemia finirà solo se tutti resteranno chiusi in casa ed eviteranno i contatti con gli altri.

Hai difficoltà negli approvvigionamenti, viste le restrizioni sui trasporti imposte dal Governo?

Dal momento che non sono più autonomo e non mi è più concesso di tenere il gommone nella baia per spostarmi e approvvigionarmi, dipendo da altri, che non sono sempre disponibili a venire, soprattutto in inverno e in considerazione della diffusione del virus. Da dicembre ho ricevuto la spesa quattro volte, me la sono fatta bastare. Ho ricevuto l’ultima consegna qualche giorno fa da un amico che opera nella protezione civile. Eppure, se sono qui da trentuno anni e sopravvivo, so come cavarmela.

Mauro, credi che alla fine dell’epidemia Budelli sarà cambiata? I turisti torneranno con la solita grande affluenza?

Le isole dell’arcipelago della Maddalena sono deboli e delicate. Bisognerà valutare l’idea di ridurre il flusso dei turisti, anche senza considerare l’impatto che avrà avuto il virus. In cantiere c’è già la proposta di diminuire le visite al parco, organizzarle a turni. Ora, ovviamente, è tutto fermo e per l’estate a venire non credo che una misura simile potrà essere attuata. C’è il desiderio di preservare, finalmente, l’integrità del parco, che da anni degrada sempre di più.

Quest’anno credo che verrà molta meno gente. Circa il 50% delle prenotazioni, secondo una mia stima, sono state cancellate. L’economia della zona, che vive prettamente di turismo, soffrirà parecchio.

Sei nel trentunesimo anno di isolamento e proprio quest’anno il mondo è scosso dall’epidemia del coronavirus. Pensi che questa vicenda, benché indirettamente, possa cambiarti? Intendo dire, vivere nell’incertezza di ciò che è fuori di te non è facile.

Non posso darti torto. Nonostante a Budelli io sia salvo dal virus e sia escluso dalla società, anche io cambierò. Più che altro, muterà il mio sguardo sul mondo; il mio modo di vivere, è evidente, resterà tale. Vivo così da tanti anni.

Se mai, per motivi di protezione e sicurezza, mi manderanno via dall’isola per portarmi in una città, forse anche vicino a un ospedale (ho una certa età), la mia esistenza cambierà molto. La mia sete tornerà e non sarò più libero come ora.
Ad ogni modo, mi rendo conto che gli anni passano. Qui in inverno è difficile sopravvivere. Prima o poi, dovrò convincermi che non potrò più vivere sull’isola. Oggi mi sento ancora in forza, ma il tempo più passa e più logora il corpo. Ho anche il diabete, che comunque tengo sotto controllo, ma domani chissà cosa potrà accadere. Quando sarà, accetterò le conseguenze e le difficoltà della mia età.

Mauro, anch’io come tutti gli italiani sono chiuso tra quattro mura.

Ho voglia di sognare un po’. Cosa vedi, la mattina, appena ti svegli davanti alla bellezza della spiaggia rosa?

Appena mi sveglio la prima cosa che faccio è guardare fuori per vedere se c’è sole o troppo vento. In base al vento, decido la mia giornata. Adesso, per dirti, c’è molto vento, tramontana, e devo stare in casa. In ogni caso, non ho fretta. A Budelli il tempo scorre a una velocità differente rispetto al resto del mondo.
Una volta desto, ascolto gli ultimi insetti della notte e lo stridio dei gabbiani mi avverte che il sole ha superato la linea dell’orizzonte. Così mi reco in spiaggia per cercare di scattare una foto all’alba. Anche se c’è qualche nuvola, non importa. Pure le nuvole sono belle da fotografare. Sai? Apprezzo anche le mattine durante le quali vado in spiaggia e vedo il cielo grigio, tetro. È altrettanto bello da vedere, malgrado non lo fotografi sempre. Preferisco il sole, però, che per me è vita e quando c’è il sole sento che il mare è in movimento.

Poi rientro in casa e quando il calore si diffonde sulla terra esco per raccogliere la legna. Nei mesi freddi, di sera in casa c’è bisogno della stufa e perciò mi serve la legna. Io ho la gioia di percepire che la natura è viva, si muove; il fruscio del vento tra le foglie, il rumore della risacca del mare. Questa è la mia vita.

3 Commenti

  1. Anche un’altra volta ho commentato che sono invidioso nel senso buono di mauro e mi chiedevo come veniva approvigionato oggi leggendo questa storia ho avuto risposte alle mie domande essendo anche io un volontario di protezione civile sono orgoglioso di quel che fa il volontario amico di mauro anche io sono ai campi portando medicinali spesa ,quando arriva la nave a Cagliari siamo lì,informiamo i cittadini con il megafono sempre in prima linea in sicurezza, comunque un in bocca al lupo a Mauro.

  2. Non mi è difficile comprendere Mauro,la sua scelta di lasciare il mondo è isolarsi.io ho fatto la medesima scelta anche se il mio isolamento non è su di un’isola in mezzo al mare,ma un piccolo appezzamento di terra recintato dove con me vivono animali e piante che ho interrato in questi 21 anni in cui ho abbandonato la città è poco frequento il paese ove sono residente e gli altri limitrofi.Parlo con la Natura a volte amica a volte meno per non dire nemica,sempre con occhi pronti a stupirsi perché questo è il grande insegnamento della Natura,il cambiamento a cui è necessario adattarsi anche quando richiede rinuncia.non ho paura di quello che sarà dopo la pandemia,la sofferenza il dolore è ora nei sacrifici di tutto il personale ospedaliero,delle morti senza conforto familiare,della fatica di chi lavora per far sì che chi è a casa non debba lamentarsi più di tanto etc,il dopo sarà solo riconquistata libertà che mi auguro tutti sapranno apprezzare senza bisogno di riprendere la corsa al superfluo

  3. I have only discovered about Mauro today on the internet…We are in lockdown only one week in the UK.Thankyou for this beautiful article it made me feel quite emotional … I am a lover of the natural world…i find solace there also…as a child I spent summer days on the beach..i grew up on a small Island Walney, UK…and I now live with appreciation close to nature, on the outskirts of a small market town ..away from the maddening crowds…I love to here of Mauros island escape, his love of natures beauty … I must seek out more about him and his book The Juniper Armchair..Mauro reminds me of another beautiful soul..polish born Franz Krajberg a similar tale of finding solace in nature gave him back his humanity…to dare to have this courage to break free from the constraints societies place and their subtle imposings …. Sending my thoughts and warmest wishes to you all in Italy at this time of great concern Kind Regards, Yvonne

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