L’Italia è una Repubblica fondata sull’irresponsabilità

La rapida espansione del COVID-19 sta mandando in tilt sia l’intera struttura sanitaria che la razionalità del popolo tricolore

Dall’Alpe a Sicilia, passando per Roma: l’italiano dà prova, ancora una volta, di essere un cittadino privo di senso civico e responsabilità. L’emergenza dettata dall’espansione del COVID-19 nel Belpaese ha scatenato una concatenazione di eventi e azioni scellerate, le quali potrebbero causare repentinamente un incremento di contagi e vittime lungo l’intero Stivale.

L’errore a monte è stato commesso da una sconosciuta – almeno per il momento – fonte interna ai palazzi del potere: divulgare la bozza del decreto legge sull’ampliamento della zona rossa prima della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è un atto gravissimo, specialmente se quel documento contiene provvedimenti inediti per uno Stato che comincia a sentire il peso dell’impreparazione.

“È stato il governo”, “no, è stata la Regione Lombardia”: un batti e ribatti che ad oggi non rappresenta certamente la priorità. Ma chiariamoci: al termine della crisi occorrerà far piazza pulita in un contesto mai quanto ora delicato come quello comunicativo, all’interno del quale le istituzioni stanno dando prova di tutta la loro dedizione ai concetti di improvvisazione e inadeguatezza.

Un atteggiamento pessimo, a tratti imbarazzante, capace di spingere la massa a prendere il primo treno utile per oltrepassare anzitempo il cordone virtuale imposto dalle nuove misure restrittive. Dopo le scene surreali di due settimane fa girate nei supermercati – per l’occasione tornati a riempirsi – è infatti il turno della stazione ferroviaria di Milano, presa d’assalto nella notte tra il 7 e l’8 marzo da residenti e studenti/lavoratori fuorisede, in procinto di tornare frettolosamente nell’adorata madrepatria a mangiare il timballo di mammà.

Il centro e il sud, obiettivi di chi potrebbe inconsciamente trasportare con sé il virus: potenziali casi asintomatici sguinzagliati in ogni dove e che rendono paradossalmente inutile le norme di contenimento incluse nell’ordinanza firmata dal presidente Conte. Un esodo incontrollato e totalmente illogico che rischia di mandare al collasso il sistema sanitario nazionale: un’eventuale attivazione di un nuovo focolaio, specialmente al sud, provocherebbe per l’appunto conseguenze inimmaginabili.

Eppure gli appelli ad evitare assembramenti – foto e video della stazione Garibaldi fungono da illuminanti testimonianze – ci tartassano quotidianamente attraverso social, tv e stampa; evidentemente buona parte dei nostri concittadini, più che astenersi dagli abbracci, adora fare spallucce. Mentre in zona Navigli, a Milano, sono concentrati centinaia di giovani comitive alle quali “interessa solo divertirsi”, a Genova, Milano, Napoli, Palermo e Venezia – dove uscire pare sia diventato “un atto rivoluzionario” (quanta immaturità, signori) – la movida del sabato sera impazza come se nulla fosse; anche nella Capitale, ove l’allerta è sempre massima, i ragazzi di ogni età hanno animato gli storici quartieri a suon di passeggiate e reunion gastronomiche, fregandosene peraltro del famigerato metro di distanza.

In buona sostanza, stiamo assistendo all’affioramento di una serie di comportamenti e atteggiamenti negativi ben nascosti dalla quotidianità. In un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di coesione e collaborazione, l’italiano medio fa emergere tutta la sua ignoranza e il suo incredibile menefreghismo nei confronti di chi lotta con e per la vita. E pensare che una volta ci assillava con la storia del quanto fosse meraviglioso stare a casa, sul divano a contemplare serie televisive, film o partite; ora che glielo si chiede in nome della salute collettiva, affolla locali e impianti sciistici, manco fosse in vacanza.L’appello dunque, è e sarà sempre lo stesso in questi mesi: guardate la TV, giocate alla Playstation o meglio ancora leggete un libro – sarebbe anche ora – ma per cortesia non fate gli irresponsabili: restate a casa. Ne va del nostro futuro

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