“Perdersi” di Annie Ernaux: diario di una passione terrificante

A volte riesco a cogliere il suo volto, ma molto fugacemente. Ora no, ora si perde. So i suoi occhi, la forma delle labbra, i denti, ma nulla forma un insieme

Perdersi è l’ultimo libro di Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022, pubblicato in Italia da L’orma nel 2023. 

Ernaux realizza un diario in cui racconta il suo perdersi in una storia d’amore a partire dal settembre del 1988 fino all’aprile del 1990. Protagonista di queste pagine di diario è S., un diplomatico sovietico, un amante diviso tra impieghi coniugali e carriera. Nelle pagine di apertura, l’autrice spiega il motivo dell’anonimato: rappresentare l’assoluto che quest’uomo ha rappresentato nella sua vita e che l’ha assorbita. Sottolinea anche di aver lasciato il diario così come era al momento in cui l’ha scritto per far sì che si potessero percepire le sensazioni da lei vissute. Non cela la sua ossessione, né il piacere folle e sessuale provato nei momenti con S., senza tralasciare alcun particolare dei loro incontri.

Ciò che si percepisce sin dalle prime pagine del diario è un senso di assorbimento vissuto da lei nei confronti di S. A un certo punto sembra che tutto si annulli, anche per il lettore stesso, che si ritrova a vivere costantemente l’angoscia dell’attesa.

Tutto sembra avvenire in maniera uguale, nella stessa successione: dapprima la speranza di una chiamata, in seguito S. che dà un appuntamento, l’ansia di non avere mai la certezza dell’incontro. Più il loro rapporto si intensifica, anche a livello erotico, più si avverte un senso di claustrofobia perché sembra che non avvenga altro. Ogni parte della sua vita sembra venir meno, è affogato da questo rapporto che da una parte riempie completamente la sua vita, dall’altra porta con sé un costante senso di vuoto. Perché, dopo tanta attesa, si ritrova nuovamente sola. 

Ernaux trascina in questa ossessione anche il lettore. Si è coinvolti in questo rapporto quando lei pensa che questa storia sia finita, nel suo dolore, nel suo desiderio, nei loro incontri, nelle sue paure. 

A un certo punto, però, soprattutto nei momenti in cui sembra che il loro rapporto sia finito, si ha quasi una sensazione di sollievo per il lettore. In fondo Ernaux non racconta un amore da favola poiché ciò che viene meno in questa storia è sé stessa, la cura di sé. Così a un certo punto si giunge a sperare che ci sia effettivamente una fine, perché ciò che nei deriva da questo tipo di rapporto non è solo dolore, ma anche dipendenza da una persona, quindi annientamento.

C’è solo un appiglio in questa storia: la scrittura. Ernaux vive nel frattempo un desiderio di scrittura che però non riesce a domare questa passione totalizzante. Tuttavia la scrittura e il resoconto, sembra permetterle di guardare successivamente in maniera più chiara e razionale questo rapporto reso possibile anche dal non aver tralasciato alcun particolare.

Ernaux racconta così una storia d’amore nella sua intensità, facendo emozionare per il suo trasporto e la sua sincerità. Ma a un certo punto sembra che voglia portare il lettore a porsi delle domande. Ci si chiede se valga la pena perdere se stessi per un’altra persona. Non c’è una critica nei confronti del suo modo di amare, ma allo stesso tempo questo resoconto sembra anche essere un monito a non annientarsi, e questo non solo nei rapporti con gli altri.

Perché in fondo amare non significa annullare sé stessi. Non c’è solo carne, non ci sono solo corpi. Non è perdersi ma completarsi mantenendo una propria integrità e identità.

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