Porretta Terme, il delitto dimenticato: Christian Verardi riaccende la memoria

“Ero solo, incapsulato nel terrore, nella sera arrivata all’improvviso. Mentre correvo, il cuore esplose assieme ai polmoni. La speranza di incrociare un’auto svaniva curva dopo curva. La discesa di colpo mi parve infinita, il bosco era nemico, improvvisamente vivo. Mi infilai nella strettoia, gridavo aiuti […] Le avevo abbassato le palpebre, le avevo chiuso quegli occhi che sembravano resistere alla morte, l’ultimo lembo di mondo per lei.”

Il 19 marzo 1992 nei pressi dei boschi circostanti Porretta Terme, frazione di Bologna, fu trovato il corpo di una donna barbaramente uccisa. Di lei non si sa nulla, solo il nome: Irin Cheung. Nessuno è mai stata condannato per questo omicidio, non c’è ancora nessun colpevole. Quella di Irin è la storia di tante vittime dimenticate e che torna nel romanzo di Christian Verardi, La memoria dell’acqua, pubblicato da 8tto edizioni, affinché rimanga vivo il ricordo di un delitto che ha segnato questi luoghi.

La storia raccontata è infatti ispirata all’omicidio e, come sottolinea l’autore nella sua nota, è frutto della sua fantasia.

Romeo, un giovane che corre nei boschi attorno a Porretta Terme (nell’Appennino bolognese), scopre il corpo senza vita di una ragazza, Olga, australiana, che lavorava come cameriera al Grande Albergo delle terme, luogo che ha reso noto questa frazione, diventata meta di tanti turisti e personaggi famosi. Sin da quel giorno qualcosa gli è stato nascosto ma il giovane non ha mai smesso di pensare a quel corpo. Ancora oggi che è ormai adulto, con un divorzio alle spalle e una figlia quindicenne. Nella sua mente e nella struttura del romanzo, appare dunque un passaggio continuo tra passato e presente. A dar avvio alle sue ricerche, forse interrotte prematuramente da chi di dovere all’epoca, è una lettera che un postino vorrebbe consegnare alle Terme ormai chiuse e per questo finisce nelle mani di Romeo.

Il trauma vissuto da bambino è ancora vivo in lui, ciò che è venuto meno è l’ingenuità dell’infanzia che lo ha tenuto in silenzio per troppo tempo. Romeo inizia a interrogare gli abitanti del posto, cercando delle risposte. Ne troverà alcune riguardanti la sua famiglia e soprattutto suo padre che il giorno del ritrovamento è arrivato in ritardo e che intorno a sé ha avuto sempre un’aura di mistero, sempre così distante. Ricostruire la vicenda dell’omicidio significa ricostruire anche il proprio passato: Romeo si avvicina sempre più ad Anna, amica di gioco durante l’infanzia, il suo primo amore, forse mai interrotto per davvero. Proprio con Anna, poco prima della vicenda, si era introdotto in quelle terme tanto misteriose per due bambini. Alcune cose sono cambiate, come Porretta Terme che non è più la meta prediletta del turismo, si assiste a un vuoto, a uno stato di abbandono. Si cammina tra la desolazione e i turisti passano di lì solo per caso. Come se quell’omicidio avesse lacerato qualsiasi cosa segnando un prima e un dopo. Come nella vita di Romeo.


Il romanzo non si rivela un giallo. Romeo risponderà alla lettera ma nel contenuto non potrà dare le reali notizie sulla vita di Irin. Ma risveglia nel lettore l’idea di non rimanere indifferenti a ciò che accade intorno a noi. L’indifferenza che molto spesso lascia senza colpevoli casi di omicidio. L’idea di non essere omertosi.

Verardi, infatti, porta un tema fondamentale per il nostro Paese in cui parenti, conoscenti e la società stessa, non ha potuto sapere chi ha commesso un determinato omicidio. Un silenzio che spesso fa comodo a qualcuno, ma che toglie dignità a chi non c’è più.

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