Quale futuro per Banca Carige?

Cinque minuti. Sono bastati cinque minuti per far decidere il governo su come agire riguardo la crisi della Banca Carige. Il decreto del governo giallo-verde prevede una garanzia pubblica di 3 miliardi sulle nuove obbligazioni e 1,3 per una eventuale ricapitalizzazione. Pozione insolita per chi segue attentamente la politica: appena un anno fa infatti, i due attuali vice premier si scagliavano contro il governo Gentiloni che, come primo atto, staccò un assegno di 5 miliardi per il Monte dei Paschi di Siena. Ma, evidentemente, sulle questioni bancarie non si può scherzare. Ecco allora che Di Maio e Salvini hanno messo da parte la divisa di rappresentanti di opposizione (per il leader della Lega dicono sia stato facile), per assurgere finalmente a capi di Stato. Anche contro un evidente mal di pancia della base da sempre contraria a queste soluzioni. Come per la crisi di MPS però, il decreto è arrivato in ritardo. Pronto sul tavolo di Conte da novembre, è stato approvato solo adesso. Troppo le divisioni all’interno del governo. E poi la manovra finanziaria, il braccio di ferro con Bruxelles. Frattanto il gruppo bancario Ligure, valutato nel 2007 in 6 miliardi, affondava: prima della sospensione in Borsa era sceso a un valore di appena 80 milioni.

La crisi senza fine di Carige arriva in pieno nel 2016 nel segno della Presidenza di Gianni Zonin per poi essere assorbita da Intesa Sanpaolo, Ubi, Bper. L’anno dopo intervengono I francesi di Credìt Agricole come soci. Fino al commissariamento dell’organo di vigilanza della Bce il 2 gennaio. Situazione ben conosciuta da Conte, come ricorda un approfondimento di Ferruccio De Bortoli sul Corriere pochi giorni fa. Il premier era consulente di una società gestita dal finanziere Mincione: i due hanno una collaborazione e un’amicizia storica con Guido Alpa, consigliere di Carige durante la presidenza di Giovanni Berneschi, il quale fu poi condannato a 8 anni in appello per una truffa nel ramo assicurativo. E il cerchio si chiude.

Quale sarà il futuro per Carige? Certo, dovrà essere accorpata a un’altra banca più grande e solida. L’unico grosso problema sono i 2,8 miliardi di crediti residui difficilmente recuperabili e 12 miliardi di depositi da tutelare. Ma a fronte dei problemi di MPS o delle banche venete, niente di insuperabile. La Bce aspetta dunque il piano industriale di nuovi commissari prima dell’utilizzo di soldi pubblici. Salvare le banche e il credito è una necessità. Soprattutto in un’economia così fragile, dove si ha un’estrema necessità di liquidità per mantenere in piedi un circuito economico provato da anni e anni di crisi. Anche la Lega e i Cinque Stelle pare l’abbiano accettato arrivati al Governo.

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