Ride the Lightning: M¥SS KETA – “Una vita in Capslock” (2018)

Come rapportare la persona al concetto di “personaggio”? 

Questa domanda, nell’ambito musicale, non è di semplice interpretazione. Pensiamo al mondo cinematografico, ad esempio, dove risulta immediata la scissione fra l’attore ed il personaggio da lui interpretato.

A livello musicale il tutto è maggiormente mitigato, ma ciò non significa che non si possa tentare di far luce su questo punto.

Con questa premessa introduciamo Myss Keta ed il suo lavoro “Una Vita in Capslock” (2018).

Myss Keta è un personaggio sorto sulla basa di un’idea ben definita, finalizzata alla rappresentazione di un soggetto appartentente allo “Zeitgeist” (termine utilizzato per indicare la linea culturale in quel determinato contesto) tipico della Milano degli anni 80-90, caratterizzato dal condurre una vita sempre al di sopra del proprio limite.

Il primo album  in studio – “Una Vita in Capslock” – arriva nel 2018 in seguito a diversi progetti largamente stimati, come il mixtape “L’Angelo dall’Occhiale da Sera” (2016).

Pubblicato il 20 aprile del 2018 dalla Universal Records, questo disco risulta essere il primo grande passo di Myss Keta nel panorama musicale, capace di trovare largo consenso anche verso i più scettici sulla riuscita del lavoro e sul personaggio stesso.

Si discorre di un album strutturato in 13 brani dove vengono raccontati tutta una serie di scenari, distinti fra loro ma tenuti insieme dall’essere vissuti al di sopra di qualsiasi limite. Il perdersi continuamente nei propri vizi e nelle proprie debolezze, dove l’unica prerogativa e “via di fuga” sembra quella di oltrepassare il proprio massimo.

Questo viaggio negli inferi diventa più nitido a partire dal brano “Spleen Queen” (in collaborazione con gli Zeus), brano che presenta notevoli influenze metal ed industrial metal, dove vengono utilizzate soluzioni tipiche di artisti come Marilyn Manson. 

Qui si assiste ad un punto di svolta per l’intero disco, infatti, il tutto si stempera nel brano seguente, “Ultima Botta a Parigi”, vero e proprio picco dell’album. Pezzo strumentalmente impeccabile, innovativo e spregiudicato. A livello tecnico il singolo sembra andare di pari passo con le nuove realtà emergenti, dove si fa grande ricorso ad influenze jazz e stacchi repentini.

Il taglio dato a questa canzone è differente rispetto ai brani precedenti; si assiste ad una “resa”, dovuta dall’aver preso coscienza dei propri eccessi. L’essere consapevoli di come si è giunti a questo stato di desolazione e disgregazione della propria anima, affermando che “…questo disco ragazzi deve vendere bene. Voglio mettere a letto i miei figli con le pance piene. Ultima botta a Parigi e me ne vado via”.

E’ così che si giunge alle ultime due tracce dell’album, dove  si assiste ad una “purificazione” del proprio corpo e della propria anima, una vera e propria liberazione dalle esperienze traumatiche.

In sintesi, la conclusuione di questo viaggio nel vortice infernale.

Il grande punto di forza di questo lavoro è dato dalla trattazione di determinate fattispecie da una prospettiva completamente diversa ed innovativa. Ciò è reso possibile anche attraverso dei testi molto diretti, dove vi è un linguaggio spinto, quasi di disturbo per l’ascoltatore. 

Ma perché parlare di persone e di personaggio?

Myss Keta, come detto, è un personaggio che vive e si poggia su determinati comportamenti; questo spinge ad una considerazione costantemente in negativo verso l’artista.

Ora, è ovvio che tali realtà siano difficili da comprendere; abbiamo menzionato in precedenza Marilyn Manson, personaggio che da sempre crea tensione di ogni genere. 

Ma come si è già sottolineato, si discute di personaggi e non, propriamente, di persone; il personaggio, in quanto tale, va contestualizzato su una propria realtà e dimensione. Il giudizio su di esso può spingersi fino ad un determinato punto.

Se riuscissimo a partire da tale presupposto risulterebbe di gran lunga più facile e comprensibile la lettura di determinati ambiti o lavori.

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