Sanremo, le pagelle della prima serata

Sanremo, tra polemiche e grandi “ma”, anche quest’anno, nonostante il Covid, è di  nuovo in onda su Rai 1 per emozionarci e per accompagnare la nostra “vita in pandemia”. 

Come per l’anno scorso, anche questa volta non potevano mancare le nostre pagelle su ospiti, conduttori e concorrenti.

PAGELLE DELLA PRIMA SERATA

  • Amadeus & Fiorello – Coppia ormai rodata dalla precedente edizione, non si lasciano sfuggire nemmeno un secondo riempiendo ogni singolo vuoto; fanno loro la mancanza del pubblico e la rendono la loro forza. Se chi ben comincia è a metà dell’opera loro sono già ben oltre le nostre aspettative, complimenti. Voto 9.
  • Matilda de Angelis – Presenta, Canta, Recita… la vera rivelazione di questo Festival di Sanremo. C’è qualcosa che non sa fare? Credo di no. Voto 10.
  • Zlatan Ibrahimovic – Pienamente nel suo “classico personaggio”, il carattere solito di Zlatan vicino ad Amadeus funziona alla perfezione. Voto 7.
  • Diodato – Le sue esibizioni non aggiungono né tolgono nulla alla serata del festival. La presenza di un ospite dovrebbe dare un qualcosa di più rispetto alla gara, così non è stato. Voto 5.
  • Loredana Bertè – Graffiante, trasgressiva, unica. La Signora del Rock torna alla carica sul palco dell’Ariston portando tutta la sua forza. Sa farci ancora venire la pelle d’oca. Voto 9.
  • Achille Lauro – Stupisce sempre per la sua capacità di cambiare completamente restando tuttavia fedele a se stesso; porta quello che si chiede ad un ospite al Festival, lo show… così è stato, peccato per le lacrime di sangue finte “un po’ da repertorio”, si potevano evitare tranquillamente senza che l’esibizione ne perdesse. Voto 7,5.
  • Arisa – Testo delicato che si sposa alla perfezione con la vocalità di Arisa; Gigi d’Alessio, è proprio il caso di dirlo, ha centrato alla perfezione l’anima vocale dell’interprete. Voto 8.
  • Colapesce e Dimartino – Testo dall’impronta indie sicuramente orecchiabile che rimane nella mente per il suo ritmo non certo per le parole al suo interno. La bellezza di un duetto sta nel portare diversità di stile all’interno dell’esibizione stessa, difficile se si canta insieme dall’inizio alla fine. Voto 6.
  • Aiello – Amore consumato ma non corrisposto, molte le allusioni al dolore durante la canzone, tuttavia la mancanza del pubblico non fa diminuire l’emozione e si sente nell’interpretazione di Aiello che non si dimostra vocalmente all’altezza; potrà sicuramente fare di meglio. Voto 5.
  • Francesca Michelin e Fedez – Ottima sonorità ed interpreti diversi perfettamente all’altezza del testo che sembra cullarci in una “dimensione parallela” ricca di commozione e delicatezza. Voto 8.
  • Max Gazzè – Ormai veterano del festival si presenta addirittura con dei cartonati di musicisti. Raffinatissima denuncia contro la dimenticanza della politica per gli aiuti allo spettacolo, condita con ritornelli esplosivi. Voto 8.
  • Noemi – Bella ed eterea, sempre sul suo binario rock, nell’anima e nell’energia. Il brano colpisce, è molto ben costruito e perfettamente studiato per il festival. Voto 8,5
  • Madame – Un trap raffinato ma che a volte sembra compiacersi del proprio stile. Sicuramente suadente, peccato che non si capiscano bene le parole. Voto 6.
  • Maneskin – Grinta, spavalderia, sfrontatezza. Potrebbero osare di più ma l’esibizione convince soprattutto grazie alla perfetta padronanza del palco di Damiano che gioca a fare il rocker maledetto. Voto 7,5.
  • Ghemon – Un brano di rivincita, di sano ottimismo ma anche di ironia che ondeggia tra swing, gospel, soul che non disdegna il rap e con una spolverata jazzata per finire. Voto 7.
  • Coma_Cose – La classica canzone d’amore dai contenuti tristemente banali, di sicuro non colpisce per il contenuto, tuttavia si percepisce la forte chimica tra i due durante l’esibizione e le sonorità gli sono indubbiamente d’aiuto ma non è sufficiente. Il testo non li sostiene. Voto 5.
  • Annalisa –  Un brano che non dispiega le ali nonostante l’eleganza dell’interpretazione. Classico esempio da manuale di canzone che non è all’altezza della voce dell’interprete. Voto 6,5.
  • Francesco Renga – La classe e la presenza scenica fanno di lui un grande interprete, tuttavia la voce non era al massimo, non ha espresso quella che sappiamo essere la sua grande abilità. Troppe volte calante ed a tratti stonato, un vero peccato. Voto 5,5.
  • Fasma – Tema che senza dubbio può appassionare il pubblico adolescente. Il rapper usa il sincopato per intonare versi che entrano in testa su un tappeto sonoro che vorrebbe essere rock (a suo dire). Ma più che le chitarre a rinforzo arriva l’autotune. Voto 5,5.

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