Verba manent: Feltri d’Italia

Giorgia Meloni l’ha annunciato con fierezza: Vittorio Feltri guiderà la lista di Fratelli d’Italia a Milano. La scelta del candidato sindaco del Centrodestra si è fatta attendere, poi è arrivata. Un civico, che immaginiamo Vittorio conosca bene, e ci auguriamo che non lo faccia per le ragioni professionali di Luca Bernardo (medico, N.d.A.). Ciò per dire che spesso mancano i legami tra candidato e candidati: sempre la corsa al seggio supera l’ovvia dinamica secondo cui nel primo scelto gli altri dovrebbero rispecchiarsi. Il prof. Bernardo, peraltro, è più vicino alle posizioni moderate di FI che non a quelle più decise di FDI. E forse Feltri ha preferito la corsa al seggio anziché la candidatura in accordo con l’etica e la storia dell’eventuale primo cittadino milanese.

Un giornalista in politica, dunque. Non che prima, e ancora oggi nelle vesti di direttore editoriale, non facesse politica scrivendo. È un vizio diffuso, forse perché quasi ogni giornale ha un grande editore di riferimento indissolubile dalla politica, quello di giornalisti schierati, fermi su un credo. Destra o Sinistra. A volte, in televisione, mentre intervistano i leader di riferimento della propria area politica, si potrebbe silenziare lo schermo e riscrivere il copione senza ascoltarlo. Oppure sentirli discutere e non capire chiaramente chi sia il politico e chi il giornalista. Frasi scontate, domande di comodo, qualche battutina, al massimo una questione più scottante, prudentemente sbrigata dall’intervistatore in pochi minuti. Vittorio, in tal senso, rappresenta un giornalista senza peli sulla lingua, che nella sua carriera ha collezionato successi – ma anche tante uscite discutibili -, e politicamente schierato. 

In un sistema siffatto, però, viene da chiedersi chi garantisca la vera libertà d’informazione. Se il giornalista nasce per indagare, scoprire, muovere tramite l’arte della parola e l’uso della penna; se, per natura, crediamo, politico e giornalista dovrebbero sedere a due diverse estremità del tavolo; allora le cose non sono al proprio posto. 

Ciò scritto, nel rispetto della scelta fatta da Vittorio e in quello della sua lunga carriera. La riflessione è generale e vale tanto per i cosiddetti giornalisti “di destra” quanto per quelli “di sinistra”. Ai lati lasciamo la politica. Il giornalismo stia sopra agli schieramenti, senza presunzione ma con professionalità. Super partes in senso letterale. 

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