Verba manent: Franco lo sperimentatore

Nell’Italia che regala i “maestro” a ogni voce defunta e che, accortasi della mancanza di un suo artista, ne decanta la bravura solo post mortem, Battiato era semplicemente un uomo che amava la sua terra. Avrebbe rifiutato, ne siamo certi, questa baraonda mediatica, tra politici che usano le sue immagini e spettatori paganti dei concerti trap che, pur di essere in trend sui social, si improvvisano estimatori di Franco. Ma Franco lo sperimentatore se ne sarebbe infischiato: senza commentarli, né criticare la degenerazione musicale dei tempi contemporanei, avrebbe proseguito la sua vita e il suo cammino di meditazione. 

Sonorità leggere, rock, tamburi d’Oriente, zingare del deserto, balinesi e Igor Stravinskij. Nella sua musica c’era tutto, però attenzione: nulla era lasciato al caso. Profonda era la conoscenza di Franco, nulla era casuale nei suoi testi. Un’ermeneutica prestata al mondo della musica da quello della filosofia, interconnessione tra aree complicata, che tuttavia egli riusciva a semplificare e a tradurre in canzoni. Se la musica è comunicazione, e la comunicazione deve essere per tutti, non si può certo dire che Battiato fosse incomprensibile. Diverso è affermare che la sua prosa non fosse di primo impatto; ciò, a ben vedere, è più un pregio che un difetto. Chi vuol capire, legga, ascolti e capisca. Chi, invece, cerca facile comprensione, vada altrove. 

Dal Vaticano, dove fu il primo cantante di musica leggera a tenere un concerto, fino a Baghdad. In terra irachena si esibì in uno spettacolo musicale in nome dell’iniziativa umanitaria per l’infanzia “Un ponte per Baghdad”. In quell’occasione cantò “Fog el Nakhal”, un brano tradizionale iracheno che rievoca i canti sufi:

Non ho nessuna malattia: soffro per quella persona bruna, che m’imprigiona con i suoi dolci occhi”, uno straziante canto d’amore impossibile. 

Oggi Franco Battiato è ricordato per i suoi grandi successi e il Presidente Mattarella l’ha definito, a ragione, “un uomo colto”. Chi cerca una cura per colmare il vuoto della sua assenza, la trovi nel suo repertorio. C’è proprio un brano sì intitolato. Che tutti conoscono ma, forse, nessuno ha ascoltato bene. 

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