Verba manent: quello col parrucchino

È stato deriso da quell’aristocrazia politica, squisitamente italiana, che fa della perfezione una norma e dell’imperfezione uno status symbol politicamente corretto, è stato criticato e dato per spacciato dopo aver portato a termine la Brexit, hanno perfino messo in discussione la sua cultura – lui, fine classicista. Boris Johnson si è comportato come colui che riceve le contestazioni e prepara, fredda, la propria vendetta. Che, tac!, è arrivata puntuale sul tema più caro a tutto il mondo oggigiorno: la guerra al Covid-19.

Lunedì, per la prima volta dopo sei mesi, la Gran Bretagna segna zero contagi. Un traguardo incredibile e per noi impensabile, ottenuto grazie alla durezza delle misure e all’obbedienza della popolazione. Ora, dopo un anno di tragedia, allentano le restrizioni, pian piano levano le mascherine e riprendono a vivere.

E noi? Spaventiamo le persone su Astra Zeneca con una campagna mediatica ambigua: prima il terrore, poi la rassicurazione. Risulteranno dosi scadute – comunque ben pagate – perché nessuno vorrà farsele iniettare. Il decentramento sanitario, demandato alle regioni, fa sì che in Toscana non si vaccinino gli anziani e in Sardegna, nei paesini più reconditi, i meno giovani non vengano proprio calcolati.

Perciò, “quello col parrucchino” lo prendemmo in giro, biondone scapigliato un po’ pazzo. Eppure, oggi, lo guardiamo con ammirazione e, ammettiamolo, pure con un pizzico d’invidia.

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