In occasione della Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, il 14 giugno, riflettiamo sul valore di un gesto gratuito e necessario. E su quanto sia urgente coinvolgere le nuove generazioni.
Una sacca di sangue può salvare tre vite. Una donazione dura pochi minuti. Il gesto è semplice, ma il suo impatto è immenso. Il 14 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per ricordare il ruolo essenziale di chi dona sangue e per promuovere una cultura della solidarietà trasfusionale. La data coincide con la nascita di Karl Landsteiner, il medico austriaco che nel 1900 scoprì i gruppi sanguigni, rivoluzionando la medicina moderna.
Ma dietro la ricorrenza, c’è molto di più di un doveroso ringraziamento: c’è l’invito a riflettere su un gesto salvavita che ancora oggi dipende dal senso civico dei cittadini. E sulla necessità di coinvolgere le nuove generazioni in questa “catena del dono”.
Un sistema fragile che vive di generosità
In Italia, grazie a una rete efficiente e ben organizzata, il sistema trasfusionale garantisce ogni anno milioni di donazioni di sangue ed emocomponenti. Tuttavia, la sostenibilità di questo sistema è tutt’altro che scontata. Il sangue non si produce in laboratorio: si raccoglie solo da persone in buona salute che scelgono di donarlo.
Picchi influenzali, ondate di caldo, festività, emergenze sanitarie possono far crollare rapidamente le scorte. E quando il sangue scarseggia, a soffrire sono pazienti oncologici, persone con malattie croniche, feriti gravi, donne con complicazioni post-parto, bambini prematuri. Il margine di tolleranza è minimo.
I giovani donatori: la sfida dei prossimi anni
Uno dei nodi più delicati riguarda il ricambio generazionale. Molti donatori storici hanno superato i 50 o 60 anni. Nel frattempo, i nuovi ingressi tra i 18 e i 35 anni non sono sufficienti a garantire l’autosufficienza a lungo termine.
Secondo l’AVIS, uno dei principali attori del volontariato italiano, nel 2024 meno del 30% dei nuovi donatori ha meno di 30 anni. Un dato che preoccupa e che porta a chiedersi: cosa manca per far capire ai giovani l’importanza di questo gesto?
I falsi miti da sfatare
Tra i motivi principali che frenano i più giovani ci sono paure immotivate (come quella dell’ago o dello svenimento), scarsa informazione, e in alcuni casi, la convinzione che “tanto ci penserà qualcun altro”.
Eppure, i numeri parlano chiaro: ogni giorno in Italia servono circa 1800 sacche di sangue. E chi dona regolarmente non solo aiuta gli altri, ma riceve anche un controllo sanitario gratuito e costante. Un check-up completo, ogni pochi mesi, senza doverlo richiedere.
Inoltre, non esistono controindicazioni legate a tatuaggi, piercing, sport o dieta: nella maggior parte dei casi, è sufficiente osservare brevi periodi di attesa o consultarsi con i medici del centro trasfusionale.
Una comunità silenziosa ma fondamentale
Dietro a ogni sacca di sangue ci sono organizzazioni come AVIS, FIDAS, Croce Rossa, FRATRES, che ogni giorno lavorano sul territorio per reclutare, informare, accogliere e sostenere i donatori. Vere e proprie “colonne vertebrali” del sistema.
Il loro impegno va ben oltre la logistica: parlano con le scuole, si rivolgono ai giovani con linguaggi nuovi, organizzano eventi, concerti, flash mob e campagne social. Proprio qui nasce il messaggio più importante: donare sangue è un atto concreto e moderno di cittadinanza attiva.
Una storia che vale la pena raccontare
Sono migliaia le testimonianze di chi ha iniziato a donare per caso e non ha più smesso. Queste storie non fanno notizia, ma rappresentano la quotidianità della solidarietà. Una rete invisibile, che tiene in piedi l’intero sistema sanitario.
Un invito a fare la differenza
La Giornata Mondiale del Donatore 2025 ha uno slogan chiaro: “Give blood, give plasma, share life, share often”. Un invito a non limitarsi a un solo gesto, ma a farne una scelta consapevole e continuativa.
Chi può donare?
In Italia, chi ha tra 18 e 65 anni, pesa almeno 50 chili ed è in buona salute. Bastano pochi passi per iniziare: un colloquio medico, un esame del sangue, e se tutto va bene, si può subito effettuare la prima donazione. Tutto gratuitamente.
Non servono supereroi. Basta esserci
In un’epoca dominata dalla velocità, dalla disattenzione e dall’individualismo, donare sangue è un gesto controcorrente. Ma è anche il più semplice tra quelli capaci di trasformare la solidarietà in azione.
E allora, in occasione di questa giornata speciale, l’invito è rivolto soprattutto ai giovani: alzate la mano, tendete il braccio, fatevi avanti. Non c’è bisogno di cambiare il mondo da soli. Ma donando sangue, lo si cambia un po’ alla volta. Per davvero.