Talisman Sabre 2025 e la visita di Albanese: sicurezza e diplomazia in equilibrio

Mentre 40.000 soldati partecipano all’esercitazione Talisman Sabre 2025 per prepararsi alle minacce nell’Indo-Pacifico, il primo ministro Anthony Albanese incontra Xi Jinping a Pechino per rilanciare i rapporti bilaterali. Diplomazia e strategia si confrontano in tempo reale, in un delicato equilibrio tra cooperazione e confronto.

In sincrono con la visita ufficiale del primo ministro Anthony Albanese a Pechino, è iniziata in Australia l’annuale Talisman Sabre 2025, la più imponente esercitazione militare mai organizzata nel continente. Più di 40.000 militari provenienti da 19 paesi — ossia Stati Uniti, Giappone, India, Corea del Sud, Regno Unito e Canada, Germania, Francia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Paesi Bassi, Indonesia, Norvegia, Thailandia, Filippine, Singapore, Tonga, Fiji e per la prima volta Papua Nuova Guinea, con la presenza di osservatori provenienti da Malesia e Vietnam — si sono radunati per un’operazione congiunta che si estende dall’entroterra australiano fino alle isole dell’Oceano Pacifico. Le manovre, che si svolgeranno fino ad agosto, toccheranno diverse regioni del territorio australiano (Queensland, Northern Territory, Western Australia, New South Wales e Christmas Island). Progettate per testare la capacità di risposta rapida, l’interoperabilità tra forze armate e il coordinamento tra dominio marittimo, terrestre, aereo, cibernetico e spaziale, per la prima volta le esercitazioni si svolgeranno con sistemi d’arma ad alta precisione e il supporto di satelliti per la raccolta dati in tempo reale, come parte integrante del programma. Avranno l’obiettivo dichiarato di rafforzare la cooperazione tra le forze alleate nel contesto indo-pacifico, una regione dove le tensioni, in particolare con la Cina, sono in costante crescita. Ma il messaggio è anche simbolico: dimostrare che l’Australia e i suoi alleati sono pronti a rispondere in maniera coordinata ad eventuali crisi nella regione.

Il programma comprende sbarchi anfibi, occupazione simulata di aeroporti strategici, l’allestimento di basi avanzate in aree ostili e complesse operazioni di fuoco congiunte. Uno degli elementi più significativi dal punto di vista tecnologico è stato il lancio in modalità live-fire del sistema HIMARS da parte dell’esercito australiano: si tratta della prima volta che Canberra impiega questo sofisticato sistema d’artiglieria a lungo raggio, recentemente acquisito dagli Stati Uniti. L’HIMARS, già protagonista di scenari operativi in Europa orientale, rappresenta una svolta nella capacità australiana di proiezione e deterrenza.

Un’altra novità rilevante riguarda il fronte logistico. Durante l’esercitazione, a bordo della portaelicotteri USS America, Stati Uniti, Giappone e Australia hanno siglato un accordo trilaterale inedito, volto a facilitare il rifornimento e il riarmo congiunto delle rispettive marine in contesti operativi avanzati. È la prima intesa formale di questo tipo tra le tre forze navali, e riflette la crescente integrazione strategica tra le democrazie del Pacifico.

L’esercitazione non passerà inosservata. Dal 2017, ogni edizione di Talisman Sabre è stata attentamente monitorata dalla Cina, che ha sistematicamente inviato navi di sorveglianza e impiegato assetti satellitari per raccogliere informazioni sulle operazioni marittime delle forze alleate. Anche quest’anno, secondo gli analisti, è altamente probabile che Pechino faccia lo stesso. “Sarebbe molto strano se non lo facessero anche questa volta”, ha osservato il ministro australiano per l’industria della difesa, Pat Conroy. Al momento, tuttavia, le autorità australiane non hanno confermato l’inizio di attività di osservazione da parte cinese, pur segnalando che i preparativi sarebbero già in corso.

La tempistica non è casuale. Le esercitazioni coincidono con il viaggio diplomatico del primo ministro australiano Anthony Albanese a Pechino, dove è previsto un incontro con il presidente cinese Xi Jinping. Interpellato dai giornalisti, Albanese ha escluso che il tema della sorveglianza cinese verrà sollevato nel colloquio bilaterale: “Non sarebbe nulla di insolito. Continuerò a difendere gli interessi nazionali australiani, come ho sempre fatto”, ha dichiarato.

Il viaggio rappresenta una nuova tappa nel processo di normalizzazione dei rapporti tra Canberra e Pechino, dopo anni di tensioni commerciali, diplomatiche e strategiche che avevano portato le relazioni bilaterali al punto più basso dell’ultimo decennio. Xi Jinping, nel suo incontro con il premier australiano, ha ribadito la volontà di proseguire lungo la via della distensione: “A prescindere dall’evoluzione del panorama internazionale, dovremmo mantenere questa direzione generale senza riserve”, ha affermato, definendo i rapporti tra Cina e Australia come “risorti dalle battute d’arresto”.

Il contrasto tra il dialogo diplomatico e l’imponente dispiegamento militare in corso in Australia fotografa bene l’ambivalenza strategica della regione: mentre si moltiplicano i segnali di riavvicinamento politico, la logica della deterrenza continua a dominare lo scenario di sicurezza indo-pacifico. Talisman Sabre, insomma, non è solo un’esercitazione: è una dichiarazione d’intenti oltre che un messaggio rivolto a chi, nella regione, osserva con attenzione ogni mossa.

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