Iniziata ieri la due giorni del il Forum intergovernativo dei 7 grandi del mondo a Kananaskis, in Canada. Agenda dei lavori stravolta dal nuovo fronte di guerra che si è aperto da pochi giorni in Iran e che terrà occupati i leader mondiali in un dialogo per la risoluzione, insieme al tentativo di mediazione per la guerra in Ucraina ed a Gaza.
I lavori del G7 a Kananaskis, in Canada, si sono aperti con forti perplessità da parte dei leader mondiali riuniti per l’ambigua posizione di Donald Trump rispetto al nuovo conflitto apertosi da pochi giorni, quello tra Iran ed Israele. Se inizialmente il Presidente americano si era dichiarato all’oscuro dell’intervento militare da parte di Tel Aviv, l’altro ieri ha tuonato contro Teheran: “Se colpite le nostre basi, risponderemo con una potenza mai vista” per poi aggiungere, speranzoso: “Iran e Israele dovrebbero trovare un accordo e troveranno un accordo”. In realtà sembra che Trump non abbia abbandonato l’idea di raggiungere l’ostico accordo sul nucleare con l’Iran, al momento di difficile attuazione, come ha sottolineato in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei secondo quanto riporta Al Jazeera: “Dobbiamo guardare alle realtà sul terreno. Eravamo impegnati attivamente nei negoziati e, all’improvviso, siamo stati presi di sorpresa dall’aggressione di Israele”, ed ancora: “non avremmo mai immaginato che avrebbero intrapreso una simile azione con il sostegno degli Stati Uniti” accusa nemmeno troppo velatamente, aggiungendo “È l’entità sionista che ha minato la diplomazia; è responsabilità degli Stati Uniti prendere una posizione ferma”, ha proseguito Baqaei, sottolineando che “l’approccio contraddittorio adottato dagli Usa di fronte a questa aggressione non è d’aiuto. A ogni modo, non abbiamo alcun dubbio che l’amministrazione Usa e i funzionari Usa siano complici di questa aggressione”, concludendo che: “Sollevare la questione dei negoziati è senza senso a questo punto», rimandando la questione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu: “il Consiglio di Sicurezza deve chiarire che questa è una aggressione illegale e ingiustificabile”.
Dichiarazioni ferme dunque da parte iraniana mentre di difficile interpretazione quelle del Presidente americano che preoccupano l’avvicendarsi dei lavori diplomatici al G7 dove l’allineamento sembra vertere sul diritto iraniano di difendersi contro l’attacco di Israele ma anche sulla necessità, per via diplomatica, di portare ad una de-escalation. Anche su questo sono emerse perplessità e preoccupazioni nei giorni scorsi, considerando che il Presidente Trump ha avanzato l’ipotesi di affidare le negoziazioni all’amico Putin con particolare sdegno da parte del presidente francese Macron.
Ma la prima giornata del G7 ha visto verificarsi anche un altro colpo di scena da parte del Presidente degli Stati Uniti: Donald Trump infatti, ha lasciato anticipatamente il vertice del G7 in Canada per fare ritorno a Washington, motivando la decisione con l’escalation del conflitto in Medio Oriente tra Israele e Iran. La sua uscita ha sorpreso molti osservatori e ha segnato un momento di rottura con il clima di cooperazione multilaterale che aveva caratterizzato la prima giornata dell’incontro tra le grandi potenze economiche. Parlando con i giornalisti prima della partenza, Trump ha escluso categoricamente qualsiasi avvio di colloqui con Teheran. Ha definito inaccettabile l’idea di un compromesso, affermando che “non è il momento di parlare, ma di agire” e che “l’unico risultato accettabile è una fine reale del conflitto”. Il Presidente ha inoltre ribadito la sua linea dura sul programma nucleare iraniano, chiedendo che l’Iran rinunci completamente alle proprie ambizioni atomiche, senza eccezioni né condizioni. Questa posizione, già nota nelle ultime settimane, si è ulteriormente irrigidita a fronte dell’ultima ondata di attacchi tra le due potenze regionali. Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, Trump è rientrato per partecipare a incontri di sicurezza con il Pentagono e il Consiglio di Sicurezza Nazionale, valutando l’eventualità di un aumento dell’impegno militare americano nella regione, qualora Teheran dovesse colpire interessi o cittadini statunitensi. Il ritiro anticipato di Trump ha spostato l’attenzione dei media internazionali dal confronto tra i leader sulle tematiche economiche e ambientali alla crisi in Medio Oriente, sottolineando le divergenze tra Washington e gli alleati europei: “Il G7 ha mostrato unità con Kiev, ma è diviso su Teheran” ha scritto il New York Times. “Trump sta cercando di imporre una soluzione militare a un problema che molti alleati vogliono ancora trattare come diplomatico”. Mentre paesi come Germania, Francia e Canada spingono per mantenere aperti i canali diplomatici e frenare l’escalation, l’amministrazione Trump sembra preferire una strategia di pressione e isolamento nei confronti dell’Iran.
La postura americana potrebbe complicare gli equilibri globali, specialmente se dovesse tradursi in un’azione militare diretta. Secondo alcuni analisti, l’uscita di scena di Trump dal G7 offre alla Cina un’opportunità di inserirsi come attore diplomatico, con Pechino che avrebbe già avviato contatti riservati con Teheran per sondare la possibilità di un cessate il fuoco condizionato. La crisi in Medio Oriente oscura così i lavori del G7 e mette in luce i limiti del coordinamento internazionale in una fase in cui la diplomazia si scontra con la volontà di affermazione unilaterale delle grandi potenze. L’impressione, al termine della giornata, è che il vertice abbia perso un’occasione di unità proprio nel momento in cui il mondo ne avrebbe avuto più bisogno.