Lo Stretto di Hormuz e il piano sull’energia: l’attacco all’Iran per avvertire l’Europa
L’attacco americano all’Iran, lanciato nella notte tra il 21 e 22 giugno, e denominato operazione “Midnight Hammer”, ha colpito tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz, Isfahan… stiamo assistendo ad un’allarmante escalation in Medio Oriente, ma non solo. Dietro questa complessa azione militare si cela forse un più ampio disegno, studiato nei minimi dettagli, con conseguenze che trascendono i confini dell’Iran e che mirano a colpire obliquamente anche l’Europa. L’obiettivo non dichiarato? colpire la stabilità energetica globale e fare pressione all’Unione Europea, già provata dalla guerra in Ucraina.
Lo Stretto di Hormuz: il centro nevralgico del petrolio globale
Lo Stretto di Hormuz è un piccolo passaggio marittimo largo che si estende per appena 33 chilometri, ma fondamentale per l’economia mondiale. Circa 21 milioni di barili di petrolio transitano ogni giorno da questo stretto, ovvero quasi il 21% del consumo globale di petrolio e il 30% del commercio mondiale via mare di petrolio greggio. Il valore economico di questo flusso supera i 1.000 miliardi di dollari all’anno, stimando il prezzo medio del petrolio intorno agli 80-100 dollari al barile.
Tra i principali esportatori che dipendono dallo Stretto di Hormuz ci sono:
- Arabia Saudita
- Emirati Arabi Uniti
- Kuwait
- Qatar (per il gas naturale liquefatto)
- Iraq
Gli idrocarburi esportati sono destinati a Paesi come:
- Cina (destinataria del 30% delle esportazioni del Golfo)
- India
- Giappone
- Corea del Sud
- Europa (in forte crescita dopo lo stop al petrolio russo)
Dopo la Russia, l’Europa rischia di perdere anche il Medio Oriente e di essere sempre più isolata
Con la guerra in Ucraina scoppiata nel 2022, l’Unione Europea ha fortemente diminuito l’import di gas e petrolio dalla Russia, rimettendosi con urgenza al Medio Oriente. Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti sono diventati distributori fondamentali per compensare il fabbisogno energetico europeo.
Il blocco dello Stretto di Hormuz, uno scenario più che verosimile se l’Iran decidesse di chiuderlo in risposta agli attacchi USA, porterebbe a conseguenze devastanti.
Senza il petrolio e il gas del Golfo, l’Europa si ritroverebbe a dover affrontare:
- nuova ventata di inflazione
- difficoltà a sostenere i settori produttivi
- un’impennata dei prezzi dell’energia con possibili raddoppi o triplicazioni dei costi
- difficoltà nel sostenere gli aiuti militari all’Ucraina
C’è un disegno più ampio degli USA dietro l’attacco all’Iran?
Dietro la mossa di Trump si potrebbe celare una strategia a più livelli: in primis, Indebolire l’Iran, mostrando la tutta la capacità e tecnologia militare degli USA e l’impossibilità per Teheran di prevede questo attacco e rispondere senza mettere a repentaglio la propria sopravvivenza economica.
Secondariamente, lanciare un messaggio all’Unione Europea: “la vostra sicurezza, anche energetica, dipende ancora da noi”. Se l’UE perdesse il Medio Oriente come ha perso la Russia, non le resterebbe che affidarsi agli Stati Uniti per l’approvvigionamento di petrolio e gas naturale liquefatto. Gli USA rappresenterebbero quindi l’ultimo baluardo e consoliderebbero un grande potere contrattuale. Inoltre, Trump mira ad indebolire l’Europa, come ha già tentato di fare con i dazi, per obbligarla a ridurre gli aiuti militari all’Ucraina e spingere inevitabilmente Kiev a sedersi a un tavolo di negoziati.
C’è anche la volontà di costringere la Cina a scelte difficili: un blocco dello Stretto porterebbe Pechino a incrementare gli acquisti dalla vicina Russia, andando così a consolidare e rinforzare legami che Washington potrebbe sfruttare diplomaticamente per lanciare nuove accuse di complicità tra i due paesi.
L’ultima ragione, ma non meno importante, sarebbe quella di sfoggiare una forza muscolare e capacità di condurre operazioni militari a dir poco chirurgiche: “questo attacco è un avvertimento”, “ecco di che cosa siamo capaci”, sembrerebbero quasi dire gli USA.
Una partita globale
La geopolitica dell’energia non conosce confini: in un mondo che sta vivendo un’altra guerra fredda a molteplici poli, il blocco dello Stretto di Hormuz potrebbe significare il definitivo distacco dell’Unione Europea dalle sue ultime fonti di approvvigionamento energetico accessibili ad un buon prezzo, spingendola tra le braccia dell’America, proprio come potrebbe auspicarsi il governo MAGA di Trump, deciso a rimettere al centro gli interessi interni americani.
Non siamo davanti solo ad un attacco all’Iran, ma a un’operazione che fa parte di una partita più ampia e complessa: una strategia che si articola tra oro nero, sicurezza, energia, equilibri politici, territoriali e capacità militare.
L’Europa, ancora una volta, si trova a far parte di un risiko del quale rischia di essere una pedina: priva di una leadership forte e autonoma, screditata, “tagliata fuori” dai tavoli di negoziazione, indebolita sul piano energetico e politico, e condizionata sul sostegno sull’Ucraina.