Giornalismo e IA: l’informazione nella società dell’infosfera

Era il 1955 quando per la prima volta l’informatico statunitense John McCarthy parlò di intelligenza artificiale, cioè di sistemi informatici in grado di “simulare” i processi decisionali propri dell’essere umano.

Un concetto all’avanguardia che si è imposto nella nostra società dominando (quasi) ogni settore. Infatti, nell’ultimo decennio l’IA si è diffusa e integrata capillarmente nella nostra vita, complici lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione che hanno reso la realtà a portata di smartphone, con conseguenze rilevanti sul piano della comunicazione e dell’informazione.

Oggi la trasmissione di informazioni e notizie avviene principalmente attraverso mezzi elettronici (internet, social media, e-mail e app di messaggistica), differenziandosi per immediatezza e contenuto da quella analogica su carta stampata, che resta un “vezzo” per i più nostalgici.

Rischi e opportunità nel giornalismo

Il crescente impiego dell’IA sta ridefinendo il settore del giornalismo, sollevando questioni etiche e professionali in merito a responsabilità, formazione e competenze.

Nell’aprile 2024 l’Associated Press ha pubblicato il rapporto “L’IA generativa nel giornalismo: l’evoluzione del lavoro giornalistico e dell’etica in un ecosistema dell’informazione generativa”, realizzato attraverso un sondaggio a cui hanno partecipato 292 persone con una media di 18 anni di esperienza lavorativa nel settore giornalistico. 

Nel rapporto viene esplorato l’impattodell’IA applicata al mondo dell’informazione, evidenziando che se da un lato le nuove tecnologie forniscono infinite opportunità di accrescere la produttività (mediante varie forme di produzione di testi, raccolta di informazioni, creazione di senso, contenuti multimediali), dall’altro lato queste destano preoccupazione per quanto riguarda l’origine e l’accuratezza delle informazioni, nonché per l’accresciuto potenziale di creazione di disinformazione, rischio che chiama in causa i tassi di analfabetismo funzionale dei lettori.

L’indagine PIAAC-OCSE sulle competenze degli adulti tra i 16 e i 65 anni pubblicata nel 2024, rivela che in Italia la percentuale di analfabetismo funzionale degli adulti è attestata al 35%, contro una media del 26%.

Un dato allarmante che indica la perdita di spirito critico da parte dei lettori, non più abituati alla lettura profonda e alla comprensione dei testi ma dirottati, dalla tecnologia, verso una lettura superficiale e frammentata, fruitori passivi di contenuti online.

Nell’era del colonialismo digitale, dunque, il ruolo di editori e giornalisti si rivela essenziale per difendere la proprietà intellettuale e la trasparenza, supervisionando con occhio critico i contenuti che vengono proposti ai lettori.

Previsioni sul futuro del giornalismo

L’impiego dell’IA in ambito giornalistico ha generato molte preoccupazioni, in particolare sull’organizzazione delle redazioni e, dunque, sull’ipotetica perdita dei posti di lavoro.

Si tratta di (possibili) scenari futuri, in cui l’intelligenza artificiale potrebbe sostituire editori e giornalisti, indebolendo ulteriormente una professione già votata alla precarietà.

Infatti, secondo l’AGCOM, negli ultimi quattro anni le vendite dei quotidiani hanno subito un calo del 30%, seguiti da una scarsa attività anche per il formato digitale (-15%) – a conferma della crisi che ha colpito l’intero settore editoriale a partire dal 2020.

La trasformazione del giornalismo ad opera dell’IA è ancora in atto e non lascia intravedere il futuro. Resta aperto il dibattito sulle conseguenze di un’intelligenza che resta artificiale.

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