I funerali di Papa Francesco, dal “mistero dell’ottava” all’eterno “grazie”, un funerale che è diventato gioia

Sembra essersi tramutato in gioia, una gioia che getta le sue basi nella Speranza, in Dio, che non muore, il funerale del Sommo Pontefice Jorge Mario Bergoglio.

Il rogito

“Con noi pellegrino di speranza, guida e compagno di cammino verso la grande meta alla quale siamo chiamati, il Cielo, il 21 aprile dell’Anno Santo 2025, alle ore 7,35 del mattino, mentre la luce della Pasqua illuminava il secondo giorno dell’Ottava, Lunedì dell’Angelo, l’amato Pastore della Chiesa Francesco è passato da questo mondo al Padre. Tutta la Comunità cristiana, specialmente i poveri, rendeva lode a Dio per il dono del suo servizio reso con coraggio e fedeltà al Vangelo e alla mistica Sposa di Cristo.” È questo l’esordio del Rogito per il pio transito di Papa Francesco.

Il Rogito, nella Chiesa, è un tradizionale documento che riepiloga la vita umana e sacerdotale, le opere ed il ministero, nonché i documenti più importanti del Romano Pontefice defunto.

È stato solennemente letto dall’Arcivescovo Ravelli, Maestro delle Cerimonie, durante il Rito della chiusura della bara, rito officiato dal Camerlengo Farrell, alla presenza del Decano il Cardinal Re, e fra gli altri il segretario di Stato Parolin, ormai noto essere fra i papabili.

Il mistero dell’ottava

La mattina di Sabato 26 aprile 2025 passerà alla storia per essere stata quella dell’ultimo saluto a Francesco. Tutto ciò si è consumato nell’Ottava di Pasqua.

L’Ottava è un particolare tempo della Chiesa che ricomprende gli otto giorni dalla Pasqua e dal Natale. Per otto giorni rimane e perdura un unico giorno, quello del Natale e quello della Pasqua.

Otto, numero dell’infinito, diventa il numero di Dio che si incarna e nasce in terra, e di Dio che passando dalla Passione e Morte, risorge, rinasce.

Otto, numero dell’infinito, è il tempo dell’infinitá quello in cui Dio ha chiamato a sé Francesco, nell’ottava di Pasqua, così come venne chiamato a vita nuova nell’ottava di Pasqua il Santo Papa Giovanni Paolo II vent’anni fa, e analogamente poco più di due anni fa, come fece con Benedetto XVI che morì nell’Ottava di Natale. Il ministero di questi Papi si proietta nell’infinito.

I funerali di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

Giovanni Paolo II ebbe un Solenne funerale da Papa Regnante con una Roma che venne finita silenziosa, stretta intorno al suo Vescovo, ricordiamo il vento che gonfiava le vesti purpuree dei cardinali e dei patriarchi, con capi di stato e di governo, Re e Regine. Celebrava il Cardinale Ratzinger, che con il suo tono sapiente ed i suoi modi austeri, solennizzó in una Piazza San Pietro dove si gridava “Santo, Santo, subito!” Ancora non sapeva che di lì a poco, il collegio dei Cardinali avrebbe scelto lui, che si sarebbe definito pochi giorni dopo dalla Loggia più famosa del mondo: un “umile servitore nella vigna del Signore”. Dopo uno straordinario papato di otto anni alla difesa della Verità, Benedetto decise, proprio lui considerato il più conservatore, di dimettersi dal Soglio Petrino. Benedetto XVI avrebbe poi vissuto anche oltre un altro decennio.

I funerali di Benedetto XVI, dopo la morte avvenuta l’ultimo giorno del 2022, vennero celebrati alla vigilia dell’Epifania, in una Piazza San Pietro freddissima, ma ricca di calore nei cuori di un Popolo di Dio che pregava per il suo pastore, ricordo sacerdoti, religiosi e fedeli da ogni parte del mondo, ricordo un giovane prete biondissimo e forse germanico che, mentre i sediarii, provvedevano a spostare la bara di Benedetto dopo commiato della Salma, scoppio in un pianto di dolore, come di un figlio per il padre morto. Il funerale di Benedetto XVI, fu l’ultimo saluto al più fine pensatore degli ultimi secoli, con la gioia di crederlo in paradiso, come nostro pastore. A tale saluto risposero spontaneamente delegazioni da tutto il mondo: Italia e Germania prime fra tutti, ma anche di tantissimo coronati e principi, capi di stato e di governo dall’intero mondo.

Un funerale atipico, poiché non si aveva memoria nella storia millenaria della Chiesa delle esequie di un Pontefice non più Regnante.

Ricordo il particolare della cupola di San Pietro, che rimase coperta da una innaturale foschia per tutto il tempo, ma che si scoprì nel momento in cui entrò in Piazza il feretro di Benedetto. Una coincidenza o un segno? Ognuno lo legga come crede. Sembrava come un ultimo bagliore, un ultimo caloroso sguardo ed un abbraccio di una Guida sicura al suo Popolo, di un Padre ai suoi figli.

Il funerale di Francesco

Il funerale di Francesco è il primo a festeggiarsi nel corso di un Giubileo Ordinario della Chiesa. Qualcuno lo ha addirittura definito un giorno di gioia, per la convinzione che il Papa defunto precede i fedeli in Cristo nel Regno promesso.

Ben 164 le delegazioni ufficiali confermate, l’Argentina in prima fila con il Presidente Javier Milei, segue l’Italia con le cinque alte cariche dello Stato: Mattarella e Meloni, La Russa e Fontana, il presidente della corte costituzionale Giovanni Amoroso ed altri sedici fra ministri e funzionario di Stato.

Nell’ordine alfabetico di lingua francese, la lingua storica della diplomazia internazionale, si susseguono poi i Sovrani Regnanti, i Capi di Stato, i principi ereditari che erano due (per la Norvegia il figlio del re, il principe Haakon e la principessa sua consorte, e per il Regno Unito William principe del Galles non accompagnato), seguivano poi i capi di Governo, e a seguire altri rappresentanti degli Stati e di altre organizzazioni come l’Unione Europea e l’ONU.

È stato detto che la Piazza del 26 aprile è stata la piazza di “tutti” ma veramente di “tutti”.

Nel mondo, una quarantina di paesi hanno dichiarato il lutto nazionale per un periodo da un giorno ai nove giorni (novendiali) altri Stati, come UK ed USA hanno disposto le bandiere a mezz’asta.

Le rosse rubriche dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, testo liturgico che norma tutti i peculiari riti del funerale del Pontefice, è stato applicato, con alcune revisioni nel senso della semplificazione, come voluto da Francesco.

La mattina del 26 aprile, otto minuti dopo le dieci è iniziata la processione introiettale del Rito esequiale, presieduto dal Cardinale Decano del Collegio Cardinalizio Giovanni Battista Re, bresciano 91enne, che aveva già celebrato i funerali di Benedetto XVI il 5 gennaio 2023, in cui Francesco, già provato in termini di salute, presiedette l’omelia vestito di Piviale e gli ultimi riti.

L’omelia del decano Re

“In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto.”

Ha esordito, con accento fermo ma evidentemente commosso, per poi ripercorrere la vita ed il magistero di Francesco.

Al termine della corposa omelia, il Cardinale Decano ha concluso efficacemente e con tono proclamatorio innanzi a una folla di 250mila persone già commosse:

“Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi ed i suoi incontri dicendo: “Non dimenticatevi di pregare per me”.

Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza.” Il tutto si è completato si un applauso scrosciante.

Una celebrazione partecipata

La celebrazione è proseguita, in latino, con le vesti prupuree dei Cardinali e dei Patriarchi.

“Adios padre, maestro y poeta” si legge in alcuni striscioni che si perdono all’orizzonte di Castel Sant’Angelo. La musica Solenne ed il Requiem della Schola Cantorum e la risposta della folla “Ora pro eo”.

Si sono ricordate le parole del Papa, i suoi viaggi, l’accoglienza, l’ascolto, l’evangelizzazione, la fraternità e l’attenzione verso gli “ultimo” del mondo.

Gli ultimi riti

Dopo la liturgia eucaristica, solenne e tradizionale, si sono officiato gli ultimi riti, l’Ultima Commendatio e della Valedictio, la Supplicatio di patriarchi, arcivescovi maggiori e metropoliti delle Chiese orientali cattoliche accanto alla bara ma verso alla bara, con il suggestivo canto: “Concedi il riposo all’anima di questo tuo servo defunto Francesco, vescovo, in un luogo di beatitudine dove non sono più sofferenza, dolore pianto”.

L’ultimo viaggio verso la sepoltura a Santa Maria Maggiore

C’è voluto più di un quarto d’ora da quando le campane di San Pietro hanno suonato alle 12 in punto per vedersi concluso il rito in piazza, a cui è seguito un ultimo pellegrinaggio del feretro in Papamobile, alla volta della Basilica papale di Santa Maria Maggiore (basilica Liberiana), qui, dopo un lungo tragitto fra altre 150mila persone, i quattordici sediarii pontifici hanno accomiatato per sempre il corpo di Francesco a riposare sotto la protezione di Maria, Salus Populi Romani, la mamma celeste, amata da Francesco col titolo di Salute del Popolo Romano.

Ed il ringraziamento che Francesco, dopo aver viaggiato il mondo, di ritorno a Roma, era solito farle, da oggi sarà un sentimento di grazie che si profonde nell’eterno.

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