Iran‑Israele: il conflitto pilota e le visioni di ristrutturazione regionale



Il confronto armato tra Israele e Iran, esploso in giugno 2025 con l’operazione “Rising Lion”, sta entrando in una fase che combina attacchi mirati – tra cui bombardamenti su impianti nucleari, militari e energetici iraniani – con pressioni diplomatiche ad ampio raggio. Il premier Netanyahu ha affermato che l’obiettivo principale resta lo smantellamento dei programmi nucleari e missilistici iraniani, ma non ha escluso che “il regime change possa essere un risultato della nostra operazione” . In un’intervista a Fox News ha dichiarato: “potrebbe certamente essere un esito, perché il regime in Iran è molto debole” .

Il presidente Trump, intervenendo sul G7, ha ribadito il sostegno militare a Israele e avvertito che la Casa Bianca è pronta a reagire se gli interessi statunitensi venissero minacciati. Ha inoltre confermato di aver bloccato un piano israeliano per eliminare direttamente il leader supremo Khamenei: “Finché l’Iran non uccide un americano, non prenderemo di mira i vertici politici” .

Sul versante diplomatico, il presidente francese Macron ha riferito al G7 che è in corso un’offerta di cessate il fuoco tra le parti, sottolineando però la necessità di “massima moderazione” per evitare un’escalation incontrollata . Ministri europei – tra cui il britannico David Lammy e il cancelliere tedesco Merz – hanno esortato entrambe le parti a evitare passi che possano destabilizzare ulteriormente la regione e hanno riconosciuto il diritto difensivo di Israele, condizionandolo però a un impegno parallelo per la de‑escalation e il ritorno al dialogo .

Teheran, colpita pesantemente – tra cui impianti energetici e infrastrutture chiave – ha segnalato una disponibilità a ridimensionare le ostilità, purché l’offensiva israeliana resti limitata e non intervenga direttamente l’esercito americano . Tuttavia, ha avvertito che l’abbandono del dialogo spingerebbe l’Iran a “aprire le porte dell’inferno” e accelerare il proprio programma nucleare .

Nel breve termine il conflitto risulta strettamente collegato alle dinamiche geopolitiche: Israele assicura l’appoggio dell’occidente, in particolare statunitense, mentre l’Iran cerca una finestra diplomatica per evitare una spirale irreversibile. Le economie della regione iniziano già a mostrare segnali di stress: mercato del petrolio in tensione, valute e borse del Golfo che arretrano .

Sul ventaglio degli scenari futuri a breve‑medio termine emergono due tendenze connesse:

  • Cambio di regime “soft”: la campagna militare potrebbe accompagnarsi a un sostegno indiretto verso élite laiche o militari, forse legate simbolicamente ai Pahlavi, capaci di ripristinare un governo che rimuova le sanzioni e apra al capitale estero. L’accesso ai ricchissimi giacimenti iraniani – paragonabili o superiori a quelli sauditi – diventerebbe subito appetibile.
  • Transizione infrastrutturale e urbanistica: un Iran de‑sanzionato sarebbe la sua stessa versione di “nuova Dubai”, con investimenti in edilizia, smart‑city e tecnologie, integrando competenze israeliane e occidentali. Il settore energetico – già preso di mira durante i bombardamenti – costituirebbe il propulsore dell’intera rinascita industriale.

La creazione di un sistema regionale di sicurezza condivisa – con Israele, USA, monarchie del Golfo e un Iran trasformato – rimane l’orizzonte più ambizioso: deterrenza collettiva in cambio di pace e sviluppo. Tuttavia, la fragilità del regime iraniano resta elemento decisivo: Putin avrebbe avvertito Khamenei del pericolo reale alla sopravvivenza del sistema, segno che Teheran sta valutando concessioni – compresa la fine dell’arricchimento uranio – per garantire la propria sopravvivenza .

In assenza di un intervento di terra occidentale, Israele continuerà con colpi chirurgici, l’Iran risponderà a sua volta, ma la linea del traguardo potrebbe essere una ripresa del negoziato nucleare – in termini più duri – con un pacchetto di incentivi economici in cambio di un Iran militar‑moderato, parzialmente integrato e soggetto a controllo globale.

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