La Francia di nuovo alla prova del voto. L’incognita Bayrou

Il Parlamento francese dovrà votare nuovamente la fiducia al governo di Bayrou, precisamente l’otto settembre. La sfida sembra alquanto difficile per il tenace Primo Ministro alla guida del terzo governo della legislatura, che si classifica come un governo di minoranza. Proprio per questa ragione sussiste un elevato rischio di esposizione ai voti contrari provenienti sia dall’estrema destra sia dalla coalizione di sinistra.

Un nuovo voto di fiducia

Un’eventuale sfiducia al governo rimetterebbe le sorti politiche della Francia nelle mani del Presidente Macron; il quale potrebbe scegliere di procedere verso le elezioni oppure tentare la ricerca di una nuova soluzione che dia origine ad un altro esecutivo. 

Sicuramente possiamo avere la certezza che il contesto politico d’Oltralpe non ha mai raggiunto simili livelli di sconvolgimento, e questo si manifesta sia nelle attitudini dei partiti di opposizione che risultano tentati di capitalizzare gli effetti della crisi per scopi elettorali sia nel panico del dibattito pubblico e dei giornali; come testimonia il recente articolo di Le Monde che elogia la posizione finanziaria italiana comparandola in positivo rispetto a quella francese.

Il problema della manovra finanziaria

La questione che ha originato il prossimo voto parlamentare, così come la maggior parte delle recenti crisi politiche in Francia, risulta connessa alla crescente difficoltà, per Matignon, di implementare manovre finanziarie efficaci e sostenibili nel tempo. Per tale ragione si era cercato di ideare, seppur con un denso sfondo politico, esecutivi che si dipingono de facto a carattere sostanzialmente tecnico. In tale elencazione sono sicuramente ascrivibili almeno gli ultimi due; cioè quelli di Barnier e di Bayrou, anche se altri osservatori hanno replicato la puntualizzazione anche per il governo Borne.

Se Michel Barnier agiva con un metodo “scandinavo” e notoriamente scevro da dispersioni e dispendi di risorse con un tocco di stile che alcuni potrebbero definire “da vecchia guardia”; François Bayrou risulta di converso più dinamico e battagliero, ovvero un politico carismatico ma capace di convogliare il giusto bagaglio di competenze su importanti questioni tecniche e finanziarie.

Entrambe le soluzioni sono state tentate per cercare di offrire una risposta forte ad una problematica che rischia seriamente di conferire una grave e duratura instabilità al panorama politico francese; perché anche nel caso di nuove elezioni sarebbe difficile generare risultanze migliori dal punto di vista della stabilità e della capacità sostanziale di implementare una strategia politica attiva.

Venendo alla tecnicalità della questione finanziaria, è da osservare come il budget complessivo proposto dal governo di Bayrou non abbia riscontrato nessuno spunto di approvazione da parte delle opposizioni. Oramai il debito francese si avvia verso un picco molto significativo, e la spesa atta a sostenere e ripagare l’indebitamento finirà inevitabilmente per assorbire una rilevante porzione del PIL nazionale. 

Verso nuove elezioni? 

Ciò che è altrettanto evidente è che l’instabilità politica non consente di affrontare con serenità e armonia una situazione che richiede la combinazione di aspetti tecnico-finanziari e di compromessi politici. 

Macron ha precisato che non intende mandare nuovamente il paese alle urne, aggiungendo che le fratture parlamentari tra i vari schieramenti riflettono le spaccature politiche del paese. Non è chiaro quanto questi richiami al compromesso possano effettivamente riuscire a sortire qualche effetto in vista del voto imminente, però sembra alquanto plausibile che le opposizioni saranno meno inclini ad accettare un nuovo Primo Ministro dell’area centrista o repubblicana. 

Nella sostanza, qualunque sia la convergenza politica effettiva, dobbiamo aspettarci dal contesto francese scenari di elevata incertezza e, forse, anche di difficoltà finanziaria; senza contare la preparazione di nuove proteste all’indomani della nuova votazione legata al governo di Bayrou. 

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