Una premessa è doverosa: il voto non è solo un diritto, ma un dovere civico, perché rappresenta la massima partecipazione alla vita democratica da parte di ognuno di noi, ed il momento in cui scegliamo i nostri rappresentanti in caso di elezioni politiche ed amministrative, ed esprimiamo, nei casi dei referendum, la nostra volontà e il nostro pensiero su tematiche importanti che riguardano il nostro Paese.
Infatti, i Costituenti italiani – Uomini e Donne – hanno combattuto profondamente affinché vi fosse la maggiore presenza di tutti noi alla Democrazia del nostro Paese, e alle decisioni inerenti alla stessa, nonché che ci fosse assicurato il diritto di prenderne parte, dopo un periodo di totalitarismo.
Perché l’astensione è legittima
Tuttavia, l’astensione nei referendum abrogativi è più che legittima, non solo perché sancita a livello costituzionale dall’articolo 75 della nostra Carta, che prevede un quoroum per la sua validità, ma anche perché è una scelta personale quella di voler prendere parte alla votazione referendaria ed esprimersi, a seconda dell’importanza che i quesiti suscitano in ogni cittadino avente il diritto al voto.
D’altronde, non si può invocare la partecipazione ai quesiti di questa tornata quando, per altri, si è stati propensi all’astensione perché non ritenuti importanti; basti pensare, ad esempio, al referendum per la giustizia di qualche anno fa; dunque, a volte ciò può tornare a vantaggio di altri che useranno la stessa tattica in un momento diverso, come è accaduto in questo caso.
I tre partiti della maggioranza di governo hanno invitato all’astensione, perché hanno ritenuto che le questioni relative al mondo del lavoro e della cittadinanza non si debbano risolvere attraverso una votazione; negli anni passati, anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sostenne, nella tornata referendaria relativa all’estrazione degli idrocarburi, che l’astensione “non è una scelta antidemocratica e anticostituzionale”, se si riteneva che i quesiti fossero inconsistenti.
Va detto che un referendum abrogativo non riguarda quasi mai un voto “contro” il governo di quel momento, perché i quesiti posti trattano spesso di norme introdotte da esecutivi precedenti; ma non si può negare come un esito sfavorevole all’orientamento della maggioranza potrebbe avere delle ripercussioni politiche sulla tenuta della stessa; quindi non ci si deve meravigliare che alcuni partiti di govern invitino all’astensione, come opportuna scelta (anche tattica) politica, onde evitare ogni possibile strascico, e non dare spazio alle opposizioni di rivendicarne una vittoria.
Forse tutti dobbiamo augurarci che si possa ritornare a discutere sulle ragioni del “sì” e del “no” con un’ampia partecipazione al voto referendario; nel frattempo, non può dirsi che un’astensione al referendum sia anticostituzionale o antidemocratica, per le ragioni dette poco fa.
Condivido pienamente. D’altronde io stesso, il 20 giugno 2022, avevo pubblicato su Lanternaweb un articolo in cui sostenevo la stessa tesi.
Grazie mille per il commento! Leggerò l’articolo con grande interesse e piacere.