Libia: ucciso Abdel Ghani al Kikli, leader dell’SSA. Scontri e tensioni a Tripoli

Ucciso il leader dell’SSA. Scontri a Tripoli fra milizie rivali. Proclamato il cessate il fuoco dal governo

Gli scontri avvenuti ieri, 14 maggio, a Tripoli si sono verificati all’indomani dell’uccisione del leader della potente milizia SSA, l’Apparato di Supporto alla Stabilità, Abdel Ghani al Kikli, meglio noto come “Gheniwa”, avvenuta il 12 maggio scorso a seguito, probabilmente, di un’imboscata organizzata da Mahmoud Hamza, capo della 444esima Brigata da combattimento, il gruppo noto nella Libia occidentale per la lotta al contrabbando ed alla criminalità organizzata. Ma altre organizzazioni rivali armate hanno alimentato i disordini di questi giorni: in particolare si sono acuiti gli scontri tra le Brigate 444 ed 111 contro la Forza di Deterrenza Speciale (Rada), un’amministrazione rivale al governo attuale che controlla alcune zone ad Est della capitale e che detiene diverse strutture statali strategiche. La Brigata 444 gestisce invece parti del Sud di Tripoli ed è allineata con il primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, a capo dell’attuale governo libico. Ieri dunque, i combattimenti si sono verificati nel Sud e nell’Ovest di Tripoli, dove il gruppo armato Radaa ha portato rinforzi per combattere la Brigata 444, muovendosi da Souq el-Joumaa, quartiere della capitale dove l’organizzazione ha la sua base, dirigendosi poi verso piazza dei Martiri. Gli scontri hanno successivamente coinvolto anche altri gruppi armati, provenienti da Misurata e Zintan con anche tentativi di fuga da parte di detenuti e proteste popolari, nonostante le autorità avessero dichiarato il cessate il fuoco. Le aree più colpite sono state Abu Salim e Mashrou e la zona del porto. Non sono state rilasciate cifre ufficiali sulle vittime, ma si parla di almeno 6 morti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ieri, da Antalya, ha dichiarato che la situazione in Libia “sembra in lento ma continuo miglioramento, si sta lentamente stabilizzando” ed ha aggiunto: “Gli sforzi che sta facendo l’Italia con gli altri paesi come gli Stati Uniti, la Germania, l’Egitto e la Turchia è quello di lavorare per una riconquista della pace, arrivare a un cessate di fuoco”, ed ha rafforzato: “Mi pare che le cose stanno andando in questa direzione”.

Chi è Al Kikli, il leader dell’SSA e chi governa in Libia

Di Al Kikli in Italia si era parlato lo scorso marzo, quando venne in visita a Roma con una piccola delegazione di funzionari libici per una visita di cortesia ad Adel Juma, ministro dell’Interno del governo di Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale, allora ricoverato nell’ospedale privato European Hospital di Roma a seguito di un attentato. Visita che fu fortemente contestata e che sollevò non poche polemiche, a seguito delle rivelazioni secondo cui Al Kikli era entrato in Europa con un visto Schengen rilasciato da Malta, nonostante la sua implicazione in crimini valutati “contro l’umanità”, come testimonia il quotidiano Refugees in Libia. Secondo l’account X di Refugees infatti, successivamente alla sua uccisione, al Kikliera uno dei comandanti di milizia più temuti nell’ovest della Libia ed è stato a lungo accusato da organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, di gravi abusi, tra cui torture, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali”. Sempre secondo quanto riporta Refugees, il gruppo armato con a capo Gheniwa operava nella “quasi totale impunità”, appoggiato da diversi anni dal governo che controlla Tripoli, l’unico riconosciuto ufficialmente dalla comunità internazionale e guidato dal primo ministro Abdul Hamid Dbeibah. Il governo di Dbeibah è solo una delle entità politiche che governano in Libia, che resta, di fatto, amministrata da due principali autorità governative avversarie che controllano rispettivamente l’una Tripoli e l’altra la parte ad Est del paese: si tratta da un lato del Governo di Unità Nazionale (GNU), guidato da Dbeibah, istituito nel marzo 2021attraverso un accordo mediato dalle Nazioni Unite. Lo stesso avrebbe dovuto accompagnare il popolo libico verso nuove elezioni, previste per dicembre 2021, che invece furono rinviate con Dbeibah che, nonostante fosse scaduto il mandato, mantenne il potere grazie anche al sostegno di milizie locali, quali le Brigate 444 e 111. Dall’altra, il Governo di Stabilità Nazionale (GNS), con capitale Sirte, nato nel marzo 2022 con a capo Osama Hammad come primo ministro ad interim sostenuto da Khalifa Haftar, leader dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) e dalla Camera dei Rappresentanti (HoR). Permane inoltre in carica il Consiglio Presidenziale che, formato nel 2016, funge da capo di stato nominale della Libia ed attualmente presieduto da Mohamed al-Menfi, con Abdullah al-Lafi e Musa al-Koni come vicepresidenti. Questo organo, inizialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite come parte del Governo di Accordo Nazionale, è stato contestato nella sua legittimità a seguito della formazione dei governi successivi rivali.

Situazione attuale

Successivamente alla rivolta del 2011 che ha portato alla destituzione di Moamer Gheddafi, la Libia stenta a mantenere una stabilità ed una conseguente pace interna, contrastata com’è da divisioni politiche e dal potere delle milizie, che continuano ad ostacolare la formazione di un unico governo. In particolare, la situazione in questi giorni, nonostante il cessate il fuoco, rimane fragile e la comunità internazionale, comprese le Nazioni Unite, hanno espresso preoccupazione per la possibilità di ulteriori escalation. In ogni caso, questi scontri rappresentano il più grave episodio avvenuto a Tripoli dal 2023, evidenziando la persistente instabilità della Libia con un governo centrale debole e la presenza di numerose fazioni armate. La comunità internazionale teme che nuovi scontri possano concretizzarsi ed estendersi alle regioni limitrofe, con conseguenti implicazioni per la sicurezza e per le operazioni di estrazione e trasporto del petrolio.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here