Mentre proseguono a LA le proteste contro le incursioni sull’immigrazione ordinate dal presidente Donald Trump,cresce la tensione tra Casa Bianca e California.
Continuano le proteste a Los Angeles mentre il Governo ha già schierato 2mila soldati della Guardia Nazionale e 700 Marines nel tentativo di calmare la forte tensione che prosegue da giorni nelle strade conto i raid anti-immigrati decisi dall’ICE (Immigration and Customs Enforcement). Da anni non si assisteva ad un dissenso così consistente e vigoroso contro un Presidente americano, che prosegue con la sua politica di repressione anti immigrazione, avendo, da appena insediato, rafforzato il muro di Tijiuana, posto il divieto d’ingresso agli studenti non autoctoni di Harvard ed arrestato, lo scorso 6 giugno, 121 persone in diverse zone della città di Los Angeles nelle prime ore del mattino, con un raid gestito dallo stesso ICE. I disordini coincidono con il dibattito in corso al Congresso sul disegno di legge “One Big Beautiful Bill” (BBB), promosso dall’amministrazione Trump. Il provvedimento, già approvato alla Camera, prevede un rafforzamento dell’apparato di controllo migratorio, l’ampliamento dei centri di detenzione e l’incremento delle risorse per ICE e Border Patrol. Le proteste, iniziate nelle ore successive ai primi arresti, si sono intensificate nei giorni seguenti, con cortei e sit-in organizzati in centro e in quartieri come Boyle Heights e South Central. Alcune manifestazioni sono state dichiarate “assembramenti illegali” dalle autorità locali e si sono registrati momenti di tensione tra manifestanti e forze dell’ordine. La polizia di Los Angeles (LAPD) ha comunicato di aver arrestato 58 persone e disperso numerosi gruppi non autorizzati. Il Presidente Donald Trump ha confermato il dispiegamento di forze della Guardia Nazionale e di Marines nell’area di Los Angeles: “Non possiamo permettere che l’anarchia prenda il sopravvento. Le operazioni dell’ICE sono pienamente legali e necessarie. La sicurezza dei cittadini americani viene prima di tutto,” ha dichiarato il Presidente. Ma il pugno duro trumpiano ha generato le reazioni sia del governatore della California, Gavin Newsom, che della sindaca di Los Angeles, Karen Bass. Newsom ha espresso preoccupazione per l’intervento federale: “Comprendiamo l’importanza del rispetto delle leggi, ma l’uso dei militari per gestire manifestazioni civili rischia di compromettere la fiducia tra cittadini e istituzioni”, ha affermato il governatore in una nota ufficiale. Se inizialmente i toni fra Trump ed il governatore Newsom sono stati tendenzialmente pacati, l’escalation delle proteste ha rafforzato anche lo scontro politico fra i due, con Newsom che accusa Trump di abuso di potere,rimarcando su X che i Marines statunitensi “non dovrebbero essere schierati sul suolo americano di fronte ai propri connazionali per realizzare la folle fantasia di un presidente dittatoriale. Questo è antiamericano”. Trump ha definito il governatore democratico un “incompetente” aggiungendo che, se fosse per lui, lo avrebbe fatto arrestare. Tensione ai massimi livelli dunque, al punto che Newsom ha accusato Trump di autoritarismo, procedendo in maniera assolutamente incostituzionale.
La sindaca di Los Angeles, Karen Bass, ha chiesto “coordinamento e trasparenza” tra autorità locali e federali, sottolineando la necessità di evitare “l’escalation della tensione in strada”. Per giustificarne l’impiego della Guardia Nazionale infatti, Trump ha citato una disposizione di legge che consente al Presidente di poterla utilizzare per sedare disordini interni. Ma la Bass ha accusato il Presidente di usare la sua città come un “esperimento” in cui il governo federale prende il posto delle autorità locali e statali ed ha affermato che l’intervento era completamente ingiustificato. In conferenza stampa, la Bass ha rincalzato facendo presente che la situazione in città era sotto controllo prima dei raid dell’ICE iniziati la scorsa settimana, aggiungendo che “questo caos è stato organizzato a Washington DC” e che “nulla giustificava i raid, non stava succedendo nulla”. Secondo la sindaca infatti, Los Angeles è stata usata come “un banco di prova” per “testare cosa succede quando il governo federale interviene e sottrae autorità allo Stato o agli enti locali”. E ha aggiunto: “Non credo che la nostra città debba essere utilizzata per un esperimento che punta a erodere i confini democratici”.
Rispetto inoltre alla dichiarazione che 9.000 immigrati, tra cui italiani, verranno trasferiti a Guantánamo (che Trump pare abbia intenzione di riabilitare), il nostro Ministro degli Esteri Antonio Tajani, incalzato dalle opposizioni a reagire all’indiscrezione, sta procedendo cautamente, evidenziando come non vi sia alcuna comunicazione ufficiale: “Le prime informazioni che vengono dal Dipartimento per la Sicurezza nazionale ci dicono che Guantanamo verrebbe utilizzata solo per i cittadini di Stati che non accettano i rimpatri“, ha dichiarato, aggiungendo che non ci sarebbe da preoccuparsi, in quanto già tempo fa l’Italia ha fatto sapere agli Stati Uniti, rispondendo a un questionario apposito inviato a diversi Paesi, di essere pronta ad accogliere i propri concittadini irregolari, “quindi non dovrebbero esserci possibilità per gli italiani di essere portati a Guantanamo”, ha proseguito Tajani, che ha comunque sottolineato che “farà di tutto” perché ciò non accada. “Domani ho una telefonata con il segretario di Stato Rubio e affronterò anche questo tema. Noi siamo pronti a riprendere gli italiani e quindi non vedo pericoli eccessivi per eventuali italiani che siano irregolari“, ha concluso il ministro.
Intanto, le manifestazioni stanno proseguendo anche oggi, con nuovi presìdi previsti nei pressi della sede ICE di Downtown e presso il municipio. Il LAPD ha rafforzato la presenza sul territorio, mentre le autorità invitano la cittadinanza a evitare le aree interessate dalle proteste.