Il referendum abrogativo tenutosi lo scorso weekend in Italia, non ha raggiunto il quorum previsto dalla Costituzione, fissato al 50% più uno degli aventi diritto al voto. Con una partecipazione del 30,6%, la consultazione non ha prodotto effetti giuridici
Il referendum ha toccato cinque questioni chiave, concentrate su due aree principali: la modifica dei requisiti di residenza per ottenere la cittadinanza italiana e il potenziamento delle tutele per i lavoratori. Tra le proposte c’era la riduzione del periodo di residenza necessario per richiedere la cittadinanza, passando da dieci a cinque anni, e l’introduzione di misure per migliorare la protezione dei diritti dei lavoratori.
Nonostante il 65% degli elettori abbia votato a favore delle modifiche alla cittadinanza e oltre l’80% per le tutele lavorative, la partecipazione complessiva non ha raggiunto il quorum necessario per rendere valido il referendum. Questo risultato mette in luce una difficoltà persistente nel coinvolgere un numero sufficiente di elettori nelle consultazioni referendarie, un problema già riscontrato in passato. Il fatto che non si sia raggiunto il quorum è stato interpretato in modi diversi dalle varie forze politiche. Alcuni membri della maggioranza hanno evidenziato come il risultato rifletta una mancanza di sostegno diffuso per le proposte referendarie. D’altra parte, alcune voci dell’opposizione hanno sottolineato l’importanza di riflettere più a fondo sulle ragioni dell’astensione, parlando di un’opportunità persa per affrontare temi sensibili e attuali.
Il referendum del 7-8 giugno 2025 si colloca in un contesto più ampio di disaffezione elettorale e scarsa fiducia nei meccanismi di democrazia diretta. La bassa partecipazione, al di là del merito delle questioni sollevate, solleva interrogativi sull’efficacia dello strumento referendario e su come i cittadini vengano coinvolti nei processi decisionali.
In definitiva, l’esito del referendum non chiude il confronto sui temi proposti, ma solleva una questione più ampia: come rilanciare il senso della partecipazione democratica in un tempo in cui il voto, per molti, sembra non bastare più.