Due sedie. Due leader. E, tra loro, il peso del mondo. Donald Trump e Volodymyr Zelensky si sono incontrati in Vaticano in occasione dei funerali di Papa Francesco. Un momento solenne, sospeso tra lutto e diplomazia, che si è trasformato in uno dei passaggi più simbolici, e potenzialmente decisivi, della geopolitica contemporanea.
Da una parte, Zelensky: il presidente combattente, simbolo di una nazione aggredita che resiste da anni all’invasione russa. Dall’altra, Trump: l’uomo che con un tweet può spostare gli equilibri, il king-maker dell’Occidente. I due si erano già incontrati a Washington, in un confronto finito nel gelo e nella diffidenza reciproca. Ma sabato, nella cornice di San Pietro, l’aura vaticana sembra aver fatto il miracolo.
Il contesto ha fatto la differenza. I funerali di un Papa non sono solo un rito religioso, ma un evento globale. Parlano al mondo, ai popoli, alle coscienze. E costringono alla misura, al silenzio, alla riflessione. È in questo clima che Trump e Zelensky si sono seduti, hanno parlato e, secondo fonti vicine agli entourage, si sono ascoltati davvero. Nessun proclama, nessuna dichiarazione pubblica. Solo la consapevolezza, finalmente condivisa, che il tempo della guerra infinita sta logorando tutto e tutti.
Il Vaticano, da secoli, è crocevia di mediazioni. Qui sono stati stretti accordi, risolti conflitti, lanciati appelli. E non è un caso che proprio in questa occasione, in questo luogo, due Presidenti attenti all’interesse della propria nazione abbiano riaperto il canale del dialogo. Forse per strategia. Forse per convenienza; ma anche, forse, per un senso della storia che in certi luoghi torna a farsi sentire.
È tempo di pensare alla pace. Non una resa, non un compromesso al ribasso, ma una via d’uscita concreta, politica, sostenibile. Se davvero Trump vuole avere egemonia globale, dovrà dimostrare di saper fare qualcosa che nessun altro ha ancora fatto: trasformare il peso del potere in responsabilità globale. Zelensky, dal canto suo, sa che l’eroismo resiste finché ci sono risorse, alleanze e speranze. Senza, diventa martirio.
Il funerale di un Papa come occasione per far rinascere un’idea di pace: c’è qualcosa di profondamente potente in tutto questo. Forse, tra le preghiere e le esequie, si è accesa una nuova possibilità. Forse la storia, stavolta, ha trovato il suo teatro nella pietra antica del Vaticano. E se così sarà, allora da quelle due sedie potrà alzarsi qualcosa di più grande: un’intesa, una tregua, un futuro.