24 febbraio 2022 – 2023: un anno di guerra ucraina

Esattamente un anno fa il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha dato inizio all’invasione russa in Ucraina. Ebbene, 365 giorni cosparsi di sangue innocente che stanno cambiando il corso della storia sinora regolata da accordi e avvenimenti che avrebbero dovuto farci da guida. Avrebbero dovuto far sì che non si riaccendesse quell’odio e sentimento di conquista dei più grandi nei confronti dei più piccoli e deboli.

24 febbraio 2022 – ore 05:50 la Russia invade l’Ucraina. Un’invasione pianificata ed orchestrata al meglio a tavolino: da ottobre e novembre 2021 la Russia ha dato inizio ad una vasta mobilitazione delle sue forze armate sul confine ucraino, toccando la Bielorussia, Transnistria e Crimea e il Mar Nero. Il 21 febbraio 2022 ha iniziato a riconoscere le Repubbliche del Donbass e tre giorni dopo diede inizio alla guerra.

Il popolo terrorizzato si difende come può e documenta, come la storia ci insegna, tutto ciò che è possibile documentare. Siamo nell’era del digitale, i mezzi privilegiati sono i video e foto istantanee, non importa quanto sfocate e in movimento possano essere. Dall’entrata dei carri armati russi – tank e blindati – contrassegnati con la Z ormai diventata simbolo dell’operazione alle dichiarazioni dei soldati russi, giovani e spaventati.

Una guerra lampo, dicevano… invece, ha prevalso la resistenza e la superiorità tattica delle forze ucraine inaspettate ma anche l’aiuto (tutt’oggi ancora punto di contrasto tra gli stessi Paesi) in termini di rifornimento di armi da parte dei Paesi della NATO. Missili anti tank lanciata a spalla utilizzabili da un solo militare, Javelin che sono serviti ai militari per bloccare l’avanzata russa, Himars (High Mibility Artillery Rocket System) ovvero carri lanciatori di precisione che possono laniare simultaneamente sei razzi. Infine, i droni Bayraktar TB2 di fabbricazione turca diventati gli Uav più famosi al mondo grazie al loro utilizzo nella guerra in Ucraina: sistema che, relativamente economico nella sua componentistica, permette anche di registrare video dei raid, ovviamente sono diventati virali.

365 giorni di storie di guerra e di sopravvivenza che viviamo anche noi in Europa, principali compratori di grano ucraino macchiato ormai di sangue e soprusi. Una guerra di cui abbiamo tentato più volte di tracciare una fine, di pensare dopo qualche mese che sarebbe finita per i mancati approvvigionamenti militari russi e per sfinimento del popolo ucraino. Invece, abbiamo ricevuto solo certezze: da un lato lo Stato ucraino – in quanto tale – non ha intenzione di cedere la sua attuale condizione di indipendenza per nessuna ragione al mondo, dimostrandolo costantemente sul campo di battaglia sacrificando i propri figli. Dall’altro lato, la trasformazione del regime russo confermato dallo stesso Putin in un suo discorso del 21 febbraio sullo stop del Trattato Start: questa guerra è una priorità, costi quel che costi. Una differenza sostanziale tra i due Stati c’è: molti ucraini sono rimasti a combattere per la propria patria, molti russi invece sono scappati dal Paese per paura di essere mobilitati.

Previsioni future

Secondo molti esperti, almeno per i prossimi tre mesi non ci saranno cambiamenti: si ipotizzano cedimenti di territori da parte dell’Ucraina, ma il tutto dipende da quanto andrà avanti il tentativo da parte dei russi di riconquistare parte del Donbass, zona sempre stata al centro del mirino.

Cerchiamo di non commettere lo stesso errore precedente: stabilire una fine della guerra è impossibile. Ad oggi, possiamo solo riconoscere la grande volontà politica e la capacità militare dell’Ucraina nell’affrontare tale guerra. Sta acquisendo maggiore forza di volontà nel difendersi dalla Russia, impartendole non poche perdite. Se c’è una cosa che abbiamo avuto modo di capire è stata la dinamica di potere all’interno del regime russo: Putin è uno zar imparziale e i vari oligarchi e gerarchi a lui fedeli si sfidano tra di loro per trarre vantaggio economico e di potere. Vige la legge del più forte! Nessuno ha veramente interesse nel mettersi contro Putin e affermare che sono finiti gli investimenti da evolvere sul conflitto.

L’unica via di uscita che sembra papabile al momento è che si dia inizio ad una rivoluzione dal basso, dal popolo, come è accaduto in Iran. Se riflettiamo bene per un istante, noi non abbiamo tante informazioni sul pensiero dei russi riguardo a questa “operazione speciale”. Quelle poche informazioni che siamo riusciti ad ottenere hanno avuto vita breve: i pensatori sono stati incarcerati, i manifestanti anche picchiati, i messaggi di solidarietà dei russi che hanno parenti ucraini rimossi. Una mossa di Putin già esistente dal 2019, quando ha iniziato a fare piazza pulita di tutti gli esponenti politici oppositori che oggi avrebbero organizzato la resistenza.

Date queste premesse, è scontato che finora le trattative tra Russia e Ucraina non sono andate bene nonostante i costanti e numerosi interventi diplomatici tra NATO e capitali europee, Stati Uniti, Cina e Turchia. Nel suo recente discorso, Putin ha ripreso la scusa di dover denazificare l’Ucraina. Finchè la Russia rimarrà ancorata a questi capisaldi non si arriverà mai ad una vera e propria trattativa, perché vorrebbe dire che l’Ucraina smetta di esistere come paese autonomo e con una propria identità.

Dunque, le sanzioni europee hanno funzionato?

È una domanda che viene posta spesso, anche di fronte alla semplice chiacchierata davanti ad un caffè. Le sanzioni europee, purtroppo, non hanno fermato la macchina da guerra russo ma hanno avuto un effetto molto pesante: si parla di un ritorno agli anni ’80. I russi sono costretti al facis de necessitate virtutem, anche per la produzione di armi sofisticate e all’avanguardia. Sta diventando a tutti gli effetti uno scontro alla pari, nessuno avrebbe mai pensato un anno fa che l’Ucraina potesse resistere così tanto. Non ha subito gravi perdite territoriali, o meglio quello che perdeva lo riconquistava. Questa è senza dubbio una grandissima vittoria!

Dunque, le sanzioni economiche stanno facendo la loro parte anche se in maniera lenta. La Russia, di fatti, si è ritrovata ad avere un accesso limitato ai chip ma quello che ci si aspettava di più – forse – era una destabilizzazione politica. I russi sono convinti di poter sopravvivere ancora a lungo agli effetti delle sanzioni, giocando con la questione del gas che tanto ha indebolito l’Europa.

Le difficoltà, purtroppo, non le hanno solo i russi ma anche gli ucraini e i paesi sostenitori – in particolare l’Italia – che si troveranno a rendere ancora più sostenibile l’aiuto nel tempo. In quest’anno abbiamo potuto dare all’Ucraina sistemi di equipaggiamento, veicoli e riserve di armi che di solito i paesi tengono per sicurezza e protezione. Un sostegno che continua ad essere confermato ma allo stesso a vacillare per le posizioni contrastanti all’interno dei partiti governanti (vd caso italiano con il partito Fratelli d’Italia del Presidente del Consiglio Meloni).

All’Ucraina serve non solo il sostegno economico e armamentario, ma anche quello politico e la prova che esso esista è la visita del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, non visto come un possibile incidente di guerra perché ha avvisato per tempo la Russia. D’altro canto, la Russia è convinta che il sostegno americano ed europeo all’Ucraina sia temporaneo, che si sfalderà con le prossime elezioni americane certi della vittoria dei repubblicani. Ma tutto l’Occidente, per fortuna, ha capito ed è unito sul fatto che una qualsiasi aggressione ad un paese sovrano non può rimanere impunita.

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