Perché leggere “Il Fu Mattia Pascal” di Pirandello, l’uomo alla ricerca di un’altra vita

Romanzo emblematico, rappresentativo della condizione umana così come è vista dal grande scrittore siciliano Luigi Pirandello, “Il Fu Mattia Pascal” ci narra le vicende, le inquietudini, le scelte e le insoddisfazioni di un uomo che si trova a soffrire per i condizionamenti sociali, per una serie di scelte obbligate, che lo conducono a vivere una vita che non sente sua, che, a un certo punto, non gli appartiene più, e da cui desidera solo fuggire.

Mattia Pascal sente che vorrebbe vivere un’esistenza diversa, sente che nella vita di tutti i giorni recita una parte, indossa una maschera, motivo fondamentale della poetica pirandelliana, ne soffre e vuole spezzare i legami con questa vita, la moglie, la suocera, il noioso impiego nella biblioteca del paese a cui deve piegarsi, tutto ciò per lui è diventato ormai insopportabile.

Chi è che non ha mai provato il desiderio ossessivo di fuggire la propria vita, abbandonare tutto e tutti, in quei momenti in cui le regole della società, le incombenze della vita quotidiana, i legami familiari, la nostra stessa esistenza appunto, diventano lacci stringenti che ci soffocano e non lasciano via di scampo? Si continua a vivere, certo, o a sopravvivere in certi casi, obbedienti alle leggi, alle regole, intenti a mantenere l’immagine di noi che vediamo riflessa negli occhi degli altri. Ogni uomo sa che non è solo quell’immagine, che dentro di sé ha risorse,sentimenti pensieri che spesso non rivela o addirittura non conosce. Io, Es e Super-io afferma Sigmund Freud il fondatore della psicanalisi, l’uomo è formato da almeno tre “anime”, spesso in lotta tra loro, e l’Io, cioè la parte di noi stessi che mostriamo al mondo, la faccia “socialmente accettabile”, che ci piace di più, e che piace di più agli altri, spesso è solo la punta dell’iceberg di una vita interiore molto più complessa, articolata, incomprensibile e oscura anche per noi stessi.

Mattia Pascal attraversa una crisi esistenziale, la stessa crisi di un’intera generazione, che vive le ansie, i tormenti e le contraddizioni della sua epoca e che sfoceranno nella tragedia della Prima Guerra Mondiale.

Ma, quando tutto sembra perduto, il destino sembra offrirgli una via d’uscita e la possibilità di una nuova vita, per ricominciare tutto da capo, come egli desidera ardentemente. Nel suo paese viene ritrovato un cadavere, un suicida, che viene erroneamente identificato e riconosciuto essere il nostro protagonista. Mattia Pascal lascia che tutti lo credano morto e fugge lontano, cambia identità, diventa Adriano Meis, felice per la possibilità che gli è stata offerta di abbandonare la vecchia esistenza, diventata difficile e opprimente.

Si accorgerà presto che senza le etichette, le convenzioni sociali, ciò che ci permette di “esistere” nella società, la vita, qualsiasi vita, è impossibile. Infatti, senza documenti, Adriano Meis non può trovare un lavoro, non può sposarsi, non può nemmeno comprare casa, e si ritrova così, rinchiuso ancora in una gabbia, un’esistenza che non gli dà vie d’uscita, non è libero, ancora una volta è prigioniero, e conclude che la libertà è impossibile da raggiungere.

Non c’è soluzione per Mattia Pascal, egli è condannato a essere colui che non è, il Fu Mattia Pascal, appunto. È un uomo del suo tempo, o forse di ogni tempo, il quale esprime la stessa crisi esistenziale che Montale ci descriverà in una sua famosa poesia, in cui il grande poeta afferma: <<Non domandarci la formula che mondi possa aprirti…Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo>> (E. Montale “Non chiederci la parola”).

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