Afghanistan: i diritti umani non esistono!

Il governo dei talebani è cambiato, non sono crudeli come prima!

Quante volte abbiamo sentito questa frase o abbiamo visto scritto questo concetto sui giornali e sul web? Molte, forse troppe volte illudendoci che il mondo afghano avesse abbracciato il cambiamento. Eppure la stagione autunnale è iniziata con un tuffo nel passato per la loro terra. L’ennesima notizia di delitti contro donne innocenti che non fanno altro che inseguire i propri sogni e i propri principi: la pallavolista Mahjabin Hakimi è stata decapitata, a soli 18 anni agli inizi di ottobre. La ragazza era hazara, etnia sciita e di origine cinese perseguitata dagli studenti coranici. La famiglia e le compagne di squadra sono state costrette al silenzio sulla vicenda.

Purtroppo, che i talebani abbiano preso l’abitudine di andare contro le donne che non indossano l’hijab è cosa nota. Calci, pugni e fucili puntati sono immagini che riusciamo ad avere e a guardare nelle nostre tv. Ma quelli che preoccupano maggiormente sono gli studenti coranici che si accaniscono ancor di più sul ritorno al vecchio ruolo della donna afghana: vita domestica, possibilità di uscite accompagnate da partenti stretti e nessuna velleità lavorativa.

La famiglia della vittima è costretta al silenzio, allora al loro posto si fanno sentire le compagne di squadra del Kabul Municipality Volleyball Club e l’allenatore. Lo chiamavano – in occidente – il famoso “spirito di squadra”: loro, sì, ce l’hanno. Nonostante le minacce siano arrivate anche all’intero team, un suo allenatore, sotto falso nome, ha raccontato la decapitazione dell’atleta. A livello locale sono state diffuse anche le fotografie del corpo senza vita e ancora oltraggiato. La testa mozzata come segnale di avvertimento per il genere femminile: tenersi lontano dallo sport. Forse perché è una pratica, per loro, adatta solo agli uomini. Perché praticandolo, possono sentirsi più virili. Perché in questo modo la donna capisce chi è che comanda!

Una punizione, questa, che la ragazza non meritava affatto; per cosa poi, solo per aver coltivato la sua passione. Solo perché lei non è riuscita a scappare fuori dall’Afghanistan insieme ad altre sue compagne, anch’esse minacciate. La grande comunità del volley oggi è in lutto per questa grande atrocità che, ahimè, sta diventando ogni giorno un’orrenda realtà.

Non è assolutamente concepibile che nel 2021 un essere umano venga ucciso in strada davanti a tutti per i propri principi o per i propri sogni. Tutti questi angeli, soprattutto donne, che si immolano per il prossimo non devono sacrificarsi per il nulla. Il girarsi dall’altra parte, l’abbassare lo sguardo, il camminare dall’altra parte del marciapiede o il ritornare indietro non deve essere più giustificato. Questo comportamento è vergognoso, in primis per il popolo afghano che ha vissuto la libertà per ben 10 anni. Una condizione che, ripeto ancora fino allo sfinimento, non hanno saputo conservare.

È l’ennesima sconfitta di un Paese che potrebbe insegnarci tanto, come il riscoprire le nostre tradizioni ed amarle, ma anche un’atroce sconfitta per noi che assistiamo immobili a queste oscenità. A noi che ci voltiamo dall’altra parte per non guardare perché troppo impegnati – forse – a lottare contro un green pass obbligatorio (e aggiungerei doveroso per il rispetto della libertà dei vaccinati a lavoro!) piuttosto che per i diritti delle donne!

Ma questa è un’altra storia…

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