Biden e la campagna di midterm contro Trump

In partnership con Pillole di Politica

In vista delle consultazioni di metà mandato nel mese di novembre, l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, che proprio in quel mese spegnerà le sue 80 candeline, torna in veste ‘campagna elettorale’ ed esalta l’operato della propria amministrazione durante un evento elettorale in Maryland, fiero dei risultati raggiunti e delle lotte portate avanti su temi delicati (anche perché molto attuali in USA) come il diritto all’aborto, la lotta ai cambiamenti climatici ed il ripudio al fascismo. È proprio da queste tematiche che il comizio prende forma, criticando fortemente l’ex Presidente Donald Trump e lo slogan MAGA (Make America Great Again), reo, secondo l’attuale Presidente, di aver portato solo odio e divisioni nel paese. L’atteggiamento di Biden può giustificarsi dai costanti attacchi senza freno rivolti nei suoi confronti dallo stesso Trump, il quale non esclude una possibile propria ricandidatura nel 2024.

Biden e Trump continuano dunque a provocarsi: l’ambizione della rivincita da un lato, dopo la vittoria ‘rubata’ (ancora così, a Trump, conviene definirla) durante le presidenziali del 2020, e la consapevolezza per Biden di essere, almeno per il momento, il leader democratico meglio piazzato nei sondaggi, alimenta di fatto il nuovo potenziale confronto tra i due, nonostante i due anni che ci separano dalle prossime elezioni. Di fatto, se Trump dovesse ricandidarsi, Biden potrebbe avere già chiara l’idea di presentarsi nuovamente per la guida della nazione. Un’ipotesi che, seppur possibile, non sembra tuttavia facilmente realizzabile: secondo un sondaggio del New York Times / Siena College, il 64% degli elettori democratici afferma che preferirebbe un nuovo pioniere alla campagna presidenziale del 2024. Sono soprattutto le preoccupazioni sullo stato dell’economia e dell’inflazione che contribuiscono a trasformare l’umore nazionale in senso negativo: più del 75% degli elettori nel sondaggio ha affermato che l’economia è estremamente importante nel voto, e tra coloro che sono tipicamente in età lavorativa – elettori tra i 18 e i 64 anni – solo il 6% ha affermato che l’economia è buona o eccellente, mentre il 93% l’ha valutata scarsa o sufficiente. Di seguito possiamo infatti notare come più di 3/4 degli elettori registrati e partecipanti al sondaggio vedano gli Stati Uniti muoversi verso una destinazione sbagliata, con il solo 13%, invece, a dire il contrario (si tratta della percentuale più bassa da quando è scoppiata la crisi del 2007-2008).

Nel dire che vogliono un candidato diverso per le presidenziali 2024, i democratici citano una serie di ragioni, con una netta prevalenza verso i fattori età (33%) e job performance (32%). Da considerare anche il 4% di chi dubita sulla capacità di Biden nel vincere le prossime elezioni ed il 3% non convinto del suo stato mentale, oltre al 10% che lo ritiene non abbastanza progressista. Nella seguente figura i risultati completi.

A tutto ciò bisogna anche aggiungere la perdita di consenso che Biden inizia a registrare sui ‘Black voters’, base solida durante le elezioni del 2020. Infatti, nonostante sulla job performance l’approvazione da parte loro si mantenga elevata (62%), iniziano ad evidenziarsi seri segnali di indebolimento, con un numero in crescita di elettori democratici di colore che affermano di volere un candidato diverso rispetto a Biden. Se la fragilità di Biden dovesse confermarsi, le alternative ci saranno: The Hill mette, nella rosa delle alternative a Biden, Bernie Sanders, già ottantenne, ed Alexandria Ocasio-Cortez, che, a novembre 2024, avrà appena compiuto 35 anni, costituzionalmente l’età minima per essere eletta. Ma ci sono pure il governatore della California Gavin Newsom, la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, la senatrice anti-Wall Street Elizabeth Warren e la vice di Biden Kamala Harris, che in molti tuttavia reputano inadeguata per la corsa alla presidenza perché limitata dall’essere stata messa ai margini della Casa Bianca. Dalla sua, però, Biden ha il vantaggio di essere l’unico leader democratico che non spaventa i moderati perché troppo ‘liberali’, mentre Sanders, la Warren e soprattutto la Ocasio-Cortez sono tipici di discorsi che entusiasmano la sinistra democratica, inquietando progressisti moderati ed elettori indipendenti.

Le incognite sul percorso di USA 2024 sono dunque molte. Trump, dal canto suo, dovrà fare i conti, oltre che nell’inchiesta della Camera sull’assalto a Capital Hill il 6 gennaio 2021, anche con la causa al governo americano per ilblitz dell’FBI a Mar-a-Lago in Florida dove, secondo indiscrezioni, sono stati recuperati oltre 300 documenti in possesso di Trump. Di fatto, anche il Partito Repubblicano potrebbe virare su altri nomi, dopo che molti elettori hanno dichiarato di preferire anch’essi un nuovo candidato. Tuttavia, la voglia di virare su un volto nuovo appare, al momento, più chiara nei democratici, che per quanto analizzato in precedenza soffrono maggiormente il voto.

Novembre è alle porte e non stupirebbe una sconfitta dei democratici. Di fatto, non si afferma che Trump abbia fatto meglio di Biden, ma che l’attuale presidente in carica non sia probabilmente la persona giusta per impedire a Trump di tornare alla Casa Bianca.

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