Elly Schlein e il nuovo corso del Partito Democratico

Nelle ultime settimane, il dibattito pubblico è stato caratterizzato – in buona parte – dalle vicende interne al Partito Democratico legate allo svolgimento delle “Primarie” che hanno portato all’elezione di Elly Schlein quale nuova Segretaria Nazionale sostituendo Enrico Letta.

Con ordine, i fatti si possono riepilogare come di seguito.

La fase congressuale si è aperta il 21 gennaio 2023 con l’Assemblea Nazionale, la quale ha approvato il nuovo Manifesto dei valori e dei principi, documento politico redatto dal Comitato nazionale costituente che affiancherà il precedente Manifesto dei valori del 2007, e il regolamento del congresso stesso.

Entro il termine del 27 gennaio sono state così presentate quattro candidature per la segreteria: Stefano BonacciniGianni CuperloPaola De Micheli ed Elly Schlein.

Il congresso prevede una prima fase di votazione nei circoli del PD, nel quale Stefano Bonaccini è prevalso con il 54% dei voti espressi seguito da Elly Schlein con il 33%, riservata ai soli iscritti, al cui termine i primi due candidati verranno ammessi alle primarie aperte che si sono tenute il 26 febbraio.

Alle “Primarie” del 26 febbraio i votanti sono stati 1.098.623 e, rispetto al voto dei circoli, a prevalere è stata Elly Schlein con 587.010 pari al 53,75% seguita da Stefano Bonaccini con 505.032 pari al 46,25%.

Chi è Elly Schlein?

Elena Ethel Schlein viene da una famiglia italo-americana, con una storia ricca di spunti: il nonno materno, Agostino Viviani, era un noto avvocato senese e antifascista, mentre quello paterno, Harry Schlein, era emigrato negli Stati Uniti e proveniva da una famiglia ebraica di Leopoli. Nata il 4 maggio 1985 in Svizzera, da madre italiana e padre americano, Schlein vive a Bologna, dove si è laureata in giurisprudenza.

Volontaria in gioventù nella campagna elettorale di Barack Obama, nel 2013 lanciò insieme ad altri ‘OccupyPd‘, esperienza nata per protestare contro i 101 che affossarono l’elezione di Romano Prodi al Quirinale dove si proposero 102 idee per cambiare il centrosinistra. L’anno dopo fu candidata con le liste del PD alle Europee e venne eletta con 53.702 preferenze nella circoscrizione Nord-Orientale.

Con l’arrivo di Matteo Renzi alla guida del partito, decise di uscire dal PD.

Non ricandidata alle elezioni Europee del 2019, tornò in campo per le Regionali in Emilia – Romagna di gennaio 2020, dando vita alla lista “Emilia-Romagna Coraggiosa“, con l’obiettivo di raccogliere tutte le forze di sinistra che sostenevano Bonaccini.

La lista di Schlein contribuì con il 3,8% alla riconferma di Stefano Bonaccini come governatore dell’Emilia – Romagna e lei fu primatista di preferenze con 22mila voti.

Entrò in giunta divenendo Vicepresidente della Regione con la delega al Welfare.

Alle Politiche del settembre scorso, si è candidata capolista nel collegio plurinominale “Emilia – Romagna – P02” ottenendo un seggio alla Camera, pur rimanendo ancora non iscritta al PD.

Infine, dopo un tempo di riflessione, ha annunciato la sua scelta di correre per la segreteria del PD.

Seppur giovanissima, Elly Schlein ha saputo ritagliarsi il suo spazio nell’agone politico riuscendo a raggiungere importanti obbiettivi e portando avanti con determinazione la propria idee e battaglie politiche, come quelle a favore dell’accoglimento dei migranti, della parità di genere, della disoccupazione giovanile, dei diritti delle minoranze e delle persone LGBTQIA+.

Durante il discorso con cui ha annunciato la sua candidatura, ha parlato di lavoro, precarietà, diritti, giustizia sociale e ambientale. Per Schlein il PD deve “tornare a essere un partito di sinistra che rappresenta chi non ce la fa”.

È plausibile ritenere che Elly Schlein sappia davvero rinnovare il Partito.

Con forza e determinazione e, seppur con mille difficoltà, vista la natura “divisoria” del PD, potrebbe riuscire a trovare la quadra definitiva, per tenere unito e coeso il partito grazie anche al supporto di Stefano Bonaccini in qualità di Presidente. La sfida è quella di ricompattare i dem e non avere più all’interno maggioranza e minoranza. Occorre trovare, cioè, guida unitaria.

Infine è giusto riportare, per l’importanza del dato storico, che per la prima volta alla guida della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del partito di maggioranza relativa e del maggior partito di opposizione in Parlamento ci sono due Donne, Giorgia Meloni e, appunto, Elly Schlein.

Le ambizioni sono molteplici, ma l’entusiasmo non manca per rilanciare un partito troppo spesso causa dei suoi stessi mali.

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