Giù dalla cattedra: Brexit, UK fuori dal progetto Erasmus?

Il divorzio targato Brexit investe l’Erasmus e cancella, grazie a una decisione della camera dei Comuni, una delle abitudini più diffuse tra i giovani delle ultime generazioni. Non che non fosse prevedibile: il programma Erasmus è nato in seno all’Europa e si rivolge principalmente a studenti universitari dell’Unione Europea, incoraggiandone la mobilità e spingendoli a confrontarsi con metodologie e strutture di istruzione diverse da quelle della madrepatria. Partire per “studiare fuori” è oggi un arricchimento, un’esperienza senza paragoni, e anche (perché no) una buona occasione per vivere una fase della propria giovinezza in modo spensierato. Tutte occasioni dalle quali gli studenti britannici saranno, a breve, totalmente esclusi.

C’era da aspettarsi, quantomeno, una ridefinizione dei termini degli accordi di cotutela; nessuno si illudeva che i rapporti di scambio sarebbero rimasti identici. Eppure, in diverse occasioni erano giunte dichiarazioni ottimistiche da parte del governo britannico: a Londra e dintorni, si diceva, i giovani talentuosi d’Europa sarebbero stati sempre accolti come lavoratori attivi e capace di offrire un contributo essenziale alla comunità.

Molti rapporti di lavoro, molte start up e tantissime nuove idee nascono proprio in occasioni di scambio come quelle che offre l’Erasmus. In UK non si può fingere di voler ignorare del tutto questo dato di fatto (peraltro, non mentre si impennano le richieste di passaporto irlandese dei cittadini britannici): non ha senso, in un mondo che spinge verso rapporti di lavoro globalizzati, chiudere le porte agli studenti d’Oltremanica. 

E d’altronde, forse proprio tenendo presente questa realtà, Chris Skidmore (sottosegretario britannico all’istruzione) ha rassicurato gli studenti britannici e ha dichiarato che gli accordi verranno rinegoziati e ridefiniti nella fase di transizione, sfruttando l’opzione Erasmus+, con cui vengono integrati nell’accordo diversi Paesi esterni all’Unione Europea (che però, e non è un dettaglio di poco conto, non usufruiscono di fondi europei per l’organizzazione di tutta la macchina amministrativa e organizzativa necessaria per ospitare studenti stranieri). C’è da sperare che, durante i complessi negoziati che seguiranno l’uscita ufficiale del 31 gennaio, quella dell’Erasmus e degli accordi con il Regno Unito non diventi una questione marginale e non finisca dimenticata, in fondo a una lista di provvedimenti molto più urgenti da approvare.

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