I cinque punti del protocollo delle messe: vescovi e governo firmano il via libera alle celebrazioni dal 18 maggio

Quando si potrà celebrare nuovamente la santa messa? In quali modalità? Quali saranno le regole a cui dovranno attenersi fedeli, i ministri e i ministranti del culto?

Lo guardiamo assieme con un’analisi saliente dei punti in cui si articola il protocollo.

Entrerà in vigore il 18 maggio prossimo il Protocollo che è stato “frutto di una profonda collaborazione e sinergia fra il Governo, il Comitato Tecnico-Scientifico e la CEI”, come dice il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della conferenza episcopale Italiana. 

Per tale documento “ciascuno ha fatto la sua parte con responsabilità”, ha poi ribadito convintamente il Cardinale Bassetti, affermando l’impegno della Chiesa a contribuire al superamento della crisi pandemica ancora in atto.

Al protocollo segue una nota stampa che salientemente riepiloga le conclusioni che il Presidente del Consiglio dei Ministri ministro degli interni hanno raggiunto unitamente ha la conferenza dei vescovi.Chiaramente l’intera redazione ha tenuto uniti i due elementi cardini della tutela del senso religioso come diritto inviolabile sancito costituzionalmente e dall’altra parte le esigenze a garanzia e tutela della salute pubblica.

Sono cinque  i paragrafi essenziali del protocollo.

Il primo riguarda l’accesso ai luoghi di culto in occasione delle celebrazioni liturgiche, naturalmente volto ad evitare ogni forma di assembramento all’interno dei templi cattolici e nelle zone ad essi connesse come le sacrestie ed i sagrati. Fra le tante norme, a titolo di esempio, corre l’obbligo di riferire questa: vari rappresentanti legali (parroci od operatori pastorali) a cui è demandata la cura dei luoghi di culto devono individuare la capienza massima consentita in base alla distanza prudenziale del m per ogni persona e comunicarla adeguatamente. Il secondo paragrafo normativizza l’igienizzazione dei luoghi di culto, dei vasi sacri, dei microfoni, di ogni altro paramento e di ogni altra  suppellettile utilizzata per le funzioni rituali, fra le altre cose che le acquasantiere dovranno continuare ad essere vuote. 

Il punto terzo del protocollo si occupa di chiarire quali sono le norme comportamentali del sacerdote degli altri ministri e del popolo di Dio durante le celebrazioni liturgiche. Dai In questa fase che i vari aspetti del protocollo toccano il massimo grado di tecnicismo liturgico e concretezza pratica. sarà fondamentale che i ministri i ministranti e i fedeli si facciano parte attiva nella applicazione nel rispetto di tali norme.Curioso è il riferimento alla santa confessione identificato come Sacramento della penitenza che deve essere celebrato in spazi ampli e areati, evitando contatti diretti in spazi molto ridotti come quelli tipici dei tradizionali confessionali.la distribuzione della Santa comunione deve avvenire attraverso l’utilizzo di guanti e apposite operazioni di igenizzazione delle mani dei ministri e ministranti che amministrano la Santa Eucaristia, corpo di Cristo.

Il punto IV del protocollo si preoccupa di fare si che i vescovi degli ordinari diocesani abbiano a cuore la piena diffusione dei contenuti di questo Protocollo.

Infine il quinto e ultimo punto prevede le circostanze straordinarie secondo cui se luoghi di culto sono in idonei a garantire queste norme di sicurezza il vescovo del luogo può approvare le celebrazioni eucaristiche all’aperto tenendo Fede alle basilari norme igieniche per il contenimento del contagio da coronavirus.

Un protocollo che può definirsi assolutamente prudente e che finalmente non senza diverse fatiche applicative potrà consentire la ripresa graduale ma sempre più desiderata delle celebrazioni liturgiche cattoliche all’interno dello Stato italiano.

L’auspicio è che alla ripresa della vita liturgica possa associarsi ben presto il via libera alla vita educativa e alla evangelizzazione sia per quanto riguarda la formazione scolastica, sia per quanto riguarda la formazione catechetica, dottrinaria, ricreativa, di cui la Chiesa Cattolica in Italia è da sempre essenziale punto di riferimento.

Il protocollo:

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