Italiano Medio: ci sono io dietro le sardine

Da italiano medio ho avuto un solo pensiero in questo mese. Le Sardine. Chi c’è dietro? Cosa votano? Sono nati solo per stare contro? Non promuovono nulla di politico. Non hanno idee propositive. Illazioni? Pregiudizi? La Sinistra. La Destra. Il tifo da stadio. Masse di Talk Show. Nun te reggae più.

Riavvolgiamo il nastro. Da dove sono partite le Sardine? A Bologna, 4 ragazzi di varie estrazioni sociali hanno un motto di spirito. Un virgulto parte da dentro. Un’idea. Forse tutto è dettato dalla spregiudicatezza, negli anni dove si sente di meno la paura di perdere. O proprio perché da perdere non si ha nulla.

Il tam tam. Decidono un messaggio chiaro, semplice. E’ uno di quei messaggi che milioni di volte abbiamo visto nelle nostre bacheche social, magari in quelle community di cui facciamo parte. C’è il gruppo dell’Inter, della Roma, della Juve. Ci sono i gruppi politici, sportivi, di cinema, cucina. Troviamo quelli per i giochi di ruolo o ne facciamo parte di qualcuno solo perché ci riconosciamo fan di un qualsivoglia mito.

Un messaggio chiaro, semplice. “I romanisti dicono che non arriveremo mai a 3000 like”. In quel momento, una vastità di pollici in su, mila e mila commenti biancocelesti pullulano il post in questione.
Contarsi.

Agli iniziatori delle Sardine è bastato spedire un messaggio della stessa matrice, mentre la Lega apriva la campagna per le regionali in Emilia-Romagna al Paladozza. “6000 sardine contro Salvini.” L’idea originaria era appunto quella di dimostrare che per strada ci sarebbero stati almeno 6mila manifestanti, più delle 5.570 persone che può contenere il palazzetto. “Staremo stretti come le sardine, perché saremo in tanti,”

Da lì, il lancio del sasso nello stagno ha provocato l’uragano inaspettato. 10000 persone in Piazza Maggiore a Bologna. Un escalation ripetuta e modulare.
Idea. Concetto. Espressione. Stessa ricetta da secoli. Aggiungete q.b. del linguaggio dei nostri tempi, un livello d’informazione elevato (d’istruzione e spirito critico meglio chiamarlo), un po’ di fortuna.
Il risultato si chiama COMUNICAZIONE.

L’ormai designato “capo” del banco di Sardine, al secolo Mattia Santori, dopo poco tempo rispose al principale antagonista odierno Matteo Salvini: “Abbiamo imparato il tuo mestiere in pochi giorni”. Non spetta a me dire se avesse ragione, e credo che la frase sia un po’ avventata. Il lavoro di Salvini, come di qualsiasi altro politico che scala un partito, è minuzioso ed è fatto di anni e anni di fili intessuti.
Di certo la Capo Sardina ha impresso un marchio cocente. Hanno fatto vedere alle persone, soprattutto a tanti politici che ora li rincorrono, l’altra parte di una medaglia.

Un’invenzione è tecnica, sapere e ingegno. E’ diversa solo la mano che la usa. Le stesse opere ingegneristiche di Leonardo da Vinci erano macchine da guerra o meccanismi per facilitare il lavoro dei muratori. Nobel non ha inventato la dinamite per far esplodere ponti.

La tecnologia è la stessa. La tecnica del messaggio è la stessa. E’ il messaggio che cambia. 

Signore e Signori. Critici, personaggi austeri, militanti severi.
Le Sardine si sgonfieranno. La politica rappresentativa tornerà a riempire le piazze. Le proposte, le idee, i rapporti usuali del gioco si riapproprieranno degli spazi dedicati alla democrazia.
Qualche politico aprirà un tool con le parole del momento. Magari oltre Nutella e Medjugorje troverà la Tesla che prova la sua macchina del futuro, un bambino che ha salvato l’intera famiglia dal terremoto in Albania, una ragazza che dall’Africa è scappata perché non aveva la carta ed è diventata la più grande scrittrice di gialli al mondo.

Questi saranno gli argomenti da promuovere in politica. Con la stessa tecnologia. La stessa tecnica di messaggio. 

…quant’è bella giovinezza…

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here