La Calabria, zona rossa, necessita di 200 nuovi posti in terapia intensiva. Il governo non l’abbandoni

La situazione pandemica fa evidenziare l’assenza della politica al governo.

Sembra una frase fatta, ma la verità è che i Comitati di tecnici, che decidono al posto dei governanti, fanno emergere non solo l’impreparazione ma anche la mancanza di politica, che è quell’insieme di valori ed ideali che precedono l’atto politico.

I grillini al Governo, in connubio con l’immobilismo storico del Pd, durante una crisi pandemica, nonostante la crisi economica che va aggravandosi di
giorno in giorno, sono lo scenario fantapolitico peggiore, che nemmeno i
migliori registi cinematografici avrebbero mai pensato.

Occorrerebbe rimettere al centro la politica popolare, e per questo considero ottima la linea critica di Carlo Calenda, che in maniera non populista sta concretamente mettendo al centro la politica sui media.

L’assenza di ospedali Covid-19 al sud, specialmente in Calabria che, nonostante il numero dei positivi non sia esageratamente ampio, è stata inserita dal Governo tra le zone rosse, rischiando di mandate tanti liberi professionisti e lavoratori sul lastrico, non lascia intravedere nulla di buono.

Vorrei ricordare che la Calabria è la Regione con il più basso numero di casi positivi in rapporto alla popolazione, tanto che la Germania ha aperto le
frontiere esclusivamente ai cittadini calabresi senza quarantena
obbligatoria

II dati ci fanno notare, inoltre, che i ricoverati in terapia intensiva sono appena 10 su 186 posti letto disponibili. Ma il Governo centrale gestisce la sanità in Calabria da oltre un decennio con propri commissari. Da maggio a novembre, in virtù di questo potere, avrebbe dovuto preparare meglio questa regione alla seconda ondata con provvedimenti straordinari.

Anche se è vero come ha dichiarato un Sindaco calabrese “la giunta ha dormito”, è inutile adesso usare lo scaricabarile, ma bisogna creare sinergia tra le istituzioni e creare almeno altri 200 posti letto fruibili già dalle prossime settimane.

Le proteste del 5 novembre sul territorio regionale, oltretutto, non vanno strumentalizzate, ma neanche bollate come insurrezioni di facinorosi, perché dall’analisi della situazione emerge un quadro complesso e molto grave.

A questi si aggiungono poi le lacune di un sistema farraginoso, una macchina politica burocratica lenta.

L’ultima gaffe avant’ieri, il bonus mobilità, con migliaia di italiani incollati al pc per recuperare un pò dei soldi spesi per bici o monopattini, visto il problema irrisolto dei tpl, specialmente nelle grandi città.

Neanche in una situazione del genere si concretizza un’azione da parte del Governo, precisando che comunque i click day rimangono imbarazzanti, una lotteria dove cittadini rimangono per un giorno incollati al pc per avere indietro quanto promesso dall’esecutivo.

Dunque, mi chiedo, è questo lo Stato Italiano nel 2020?

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