La guerra… la guerra non cambia mai

In giorni così caotici è facile lasciarsi andare a partigianerie di sorta, così che, anche il più sprovveduto e lascivo degli uomini, che di casa sua neanche il giardino conosce, si persuade con la totale complicità dei mezzi “social” di poter esprimere opinioni superficiali, senza peraltro saper indicare su di una cartina geografica l’esatta ubicazione dell’Ucraina.

Sembra dunque essere problematica e inaccettabile socialmente la neutralità dell’opinione. Neutralità che sembra corrispondere, nell’immaginario collettivo, all’ignavia di dantesca memoria. Neutralità che invece, dovrebbe esser fatta corrispondere alla ricerca oggettiva dei fatti, specialmente in situazioni di conflitto e di guerra, dove i buoni e i cattivi fanciullescamente intesi dall’opinion di popolo sono propriamente inesistenti.

Se è vero che le ragioni storiche sono contingenti e variabili è altrettanto vero che «La guerra… la guerra non cambia mai» come recita un vecchio adagio videoludico.

Nonostante l’opinione pubblica si sia accorta solo nelle ultime due settimane delle tensioni fra la Russia e l’Ucraina e per specchio con il resto dell’occidente, queste hanno origine molto più in là nel passato. Per darci un range temporale, possiamo dire che il conflitto nella sua fase iniziale risale ad almeno 8 anni fa, con il colpo di stato avvenuto nel 2014, con sospetti finanziamenti di Usa e UE, che produsse la caduta dell’allora presidente ucraino Viktor Janukovyč. Il perché dell’instaurazione di un governo filo-occidentale è presto detto. L’oggetto di contesa, oltre che il controllo delle vie di approvvigionamento di gas verso i mercati europei, sono le risorse ucraine. L’Ucraina infatti ha enormi giacimenti di materie prime come carbone, ferro, argilla, gas e petrolio – di quest’ultime è il quarto paese in Europa per produzione – a cui le industrie di siderurgia, metallurgia e chimica ovviamente attingono. Inoltre essa risulta al nono posto fra i maggiori paesi produttori di acciaio e fra i primi dieci esportatori di metalli, è inoltre fra i più grandi produttori di carbone al mondo (nel 2013 era di circa 64.976 milioni di tonnellate). Solo nel territorio ucraino possiamo inoltre trovare le sabbie minerali, in esso infatti è l’unica miniera europea da cui si può estrae lo zircone materiale usato fra le altre cose per i rivestimenti delle protesi meccaniche, il che ne fa il quarto produttore al mondo. E per finire in Ucraina c’è il più grande giacimento di uranio in Europa.

Fatto ora un breve punto sull’importanza economica cerchiamo di capire quella geopolitica. Con l’entrata nella comunità europea di Bulgaria e Romania sono state messe a disposizione degli Usa le basi militari di Costanza e Burgas che si trovano sul Mar Nero, a cui si aggiungono quelle terrestri che si trovano sempre in Romania e in Polonia. È dunque chiara l’intenzione occidentale di stringere in una morsa d’acciaio la Russia, che dal canto suo non è certo priva di colpe, infatti il riconoscimento delle “repubbliche popolari” di Donetsk e Lugansk è avvenuto con otto anni di ritardo dal referendum del 2014 in cui il popolo del Donbass ha espresso la volontà della indipendenza della Repubblica popolare (c’è da dire, ad onor del vero, che ci furono accuse di brogli). Questo ha permesso nel frattempo alla Russia di eliminare le personalità politico-militari che erano di intralcio permettendo così l’instaurazione di governi fantoccio che permettono alla Russia di poter svendere in qualsiasi momento quei territori.

Alla luce di ciò non ci possono essere partigianerie, non esiste l’eroe liberatore e il cattivo oppressore, gli unici oppressi, in qualsiasi caso, sono i popoli, gli unici a pagarne le conseguenze economiche, fisiche e mentali, perché “La guerra…la guerra non cambia mai”.    

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here