Lettera a Francesco Guccini

Maestro, ma cosa combina?

Non lo nego, seppur non condivida le sue idee politiche – ma diamine, la politica non è tutto nell’Universo – mi sono emozionato ed ancora continuo a farlo nell’ascoltare l’Avvelenata o nel suonare la Locomotiva.

Ho da sempre, ed ancor oggi, una sorta di venerazione nei confronti degli eroi controversi, quelli che colpiscono nell’immaginario, quelli che agiscono per un obiettivo per loro giusto, gettando il cuore oltre l’ostacolo: per questo nella mia mente è fissa l’immagine di quell’eroe, giovane e bello, che corre sui binari incontro al proprio fato.

Le ho sempre riconosciuto, nella sua prosa in musica, la delicatezza grave di chi sa combaciare il sentimento dei romantici con il fatalismo di chi ha la vita che si aspetta di vivere. Ed è per questo che, Maestro, non mi aspettavo, e non mi sarei mai aspettato, una cosa tanto atroce da parte Sua.

Una tweetata nella serata, come un qualsiasi influencer dei poveri, non per esaltare quella libertà cui tutti aneliamo, alla ricerca del migliore dei mondi possibili. No. Per attaccare, come il peggior urlatore della rete frustrato dalla propria esistenza, altre persone, augurando a chi non è della sua parrocchia l’arrivo di giustizieri politici a metterli fuori gioco.

E così Lei si augura che tutti noi, che non siamo a sinistra ma che conduciamo una vita serena, tranquilla, alle prese con le mille peripezie della vita, quelle che anche lei canta nell’autobiografica Avvelenata, possiamo venir “portati via” tutti da qualche giustiziere politico?

Si augura che contro di noi si faccia la resistenza? Che ci siano dei partigiani anche per noi? Per chi, a vario titolo, segue Berlusconi, Meloni e Salvini? Per chi nulla ha a che vedere con principi antidemocratici?

E cosa abbiamo fatto di male, noi che non auguriamo la morte al prossimo, viviamo nel rispetto delle istituzioni repubblicane e democratiche e che non abbiamo alcun elemento in comune con un passato superato?

Noi che già viviamo con una perenne spada di Damocle sulla testa, perché oggi un’accusa di fascismo, come il titolo di dottore, non si nega a nessuno? Noi che già dobbiamo stare attenti a parole e comportamenti, altrimenti finiamo nel turbinio folle di commissioni contro l’odio, moralizzatori senza morale, derisione che corre sui social network, per giunta lanciata da subumani che si comportano né più né meno come cyberbulli, qualcosa di molto simile al fascismo che condanna?

Lei vorrebbe la nostra scoparsa?

Maestro, da una persona di grande cultura musicale e delicatezza come Lei, non me lo sarei mai aspettato. Spero si renda conto del gravissimo gesto che ha commesso e che trovi tempo per chiedere scusa a chi Lei vorrebbe “morto” ma ha sempre portato rispetto per le sue canzoni.

Non glielo scrive un pericoloso sovversivo, bensì una persona che ha sempre rispettato la sua opera, che ha sempre rispettato anche combattendo l’altrui pensiero e che ad oggi deve iniziare – dopo aver letto sul suo twitter le incitazioni dei rossi ad “ucciderci tutti e metterci sottosopra”, esortazioni cui Lei non ha posto freni – ad aver paura che l’odio proveniente da sinistra sia un pericolo autentico.

Mi rivolgo a Lei, che cantava di eroi anarchici: oggi non abbiamo bisogno di eroi. Di eroi presunti, di arruffapopoli, di Savonarola. Di questi ne è pieno il mondo, soprattutto quello politico, da ambo i lati.

Oggi abbiamo bisogno di persone normali, con valori ed una testa sulle spalle. Forse è il caso di mettere da parte queste antiche divisioni tra destra e sinistra, guelfi e ghibellini, rossi e neri. Forse è il caso di sentirci tutti italiani e rispettare la nostra bandiera, la nostra terra, le nostre genti. Mettendo da parte divisioni antistoriche e riscoprendo unità perdute. Forse è il caso di accettare il gioco politico per ciò che è: idee in contrasto, la realpolitik non ammette il volemose bene.

A costo di mettere da parte chi non vuole guardare oltre la cortina degli anni di piombo. A costo di mettere da parte quel passato. A costo di mettere da parte anche Lei, se oltre quel passato non riesce a guardare.

Con la deferenza dovuta ai maestri, anche quando sbagliano.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here