L’influenza del cinema sul lifestyle dell’uomo moderno

Fin dai tempi dei fratelli Lumière, che inaugurarono la cinematografia nella Francia dei café-chantant, il cinema è una delle principali attrazioni degli uomini. Che si tratti di uno svago o di un lavoro, tutti sono stati attratti almeno da una pellicola. Il passato è ricco di film celebri, molti dei quali hanno influenzato di gran lunga il modo di vestire e anche lo stile di vita degli spettatori. In particolare, tre opere – colossal – hanno innovato il lifestyle dell’uomo moderno. In ordine cronologico: Agente 007 – Licenza di uccidere, American Gigolò e Wall Street.
Nel 1958 Ian Fleming pubblicò il primo romanzo della serie dedicata all’Agente 007, che condusse l’autore al successo, nonostante il riconoscimento tardivo da parte del pubblico. Quattro anni dopo, nel 1962, la storia dell’agente segreto diventò un’opera cinematografica. Quando “Agente 007 – Licenza di uccidere” uscì nelle sale, ebbe una fortuna incredibile. In effetti, Sean Connery riuscì ad interpretare al meglio le vesti della spia. Fra i vari “James Bond”, Connery è stato l’attore che si è avvicinato di più al protagonista dei libri. Ha lanciato il Vodka Martini Cocktail, che è diventato un must nel mondo della notte. Come se non bastasse, ha reso più popolare l’Aston Martin, con la quale sfuggiva a ogni nemico. Nelle pellicole, l’agente 007 viaggiava nei posti più belli del mondo, sconosciuti alla società europea degli anni Sessanta. E, infine, in ciascun film almeno una volta Bond si presentava in smoking, con una classe distinta, tipica del gentleman inglese, corteggiato da donne stupende.

Dopo circa un ventennio, “American Gigolò” uscì nelle sale nel 1980, scritto e diretto da Paul Schrader. Il protagonista, un gigolò di nome Julian Kay assai richiesto dall’aristocrazia americana, fu interpretato da Richard Gere. Grazie alla pellicola di Schrader, Gere divenne uno degli attori più in voga, nonché uno dei massimi nel mondo del cinema. Julian era un uomo elegante, tanto nei modi quanto nel vestiario. Infatti, Giorgio Armani curò l’abbigliamento del protagonista e rinnovò la moda maschile. Le giacche, ormai destrutturate, avevano i revers (ossia i “petti”, ndr) più bassi, l’abbottonatura era spesso “a due bottoni”, anziché tre. I colori scelti da Armani variavano dal classico blu, al grigio e al beige. La macchina guidata dall’attore era a dir poco meravigliosa: una Mercedes 450 SL cabriolet, che divenne un culto, per chi potesse permettersela. È celebre l’inizio del film, nel quale Julian viene ripreso alla guida del bolide, con i capelli al vento e la colonna sonora “Call Me” di Blondie in sottofondo. Non per niente, il pezzo salì con rapidità in cima alle classifiche musicali e registrò un grande numero di vendite.

Alla fine degli anni Ottanta, nel 1987 Oliver Stone produsse “Wall Street”, un film sul mondo della finanza. Arrivismo, avidità e ambizione erano solo alcuni dei vizi che colpivano gli uomini di borsa americani del tempo: regnava l’idolatria del libero mercato. In ogni caso, l’influenza della pellicola sul dinamismo lavorativo degli spettatori fu incredibile. “Wall Street” significava motivazione, carriera brillante e, dissolutezze a parte, spingeva gli uomini ad emulare i protagonisti. Michael Douglas ha impersonato l’avaro Gordon Gekko, interpretazione che è valsa all’attore un Oscar, un Golden Globe, un Nastro d’Argento e un David di Donatello. L’uomo indaffarato nel lusso del suo ufficio, al telefono nonostante il sigaro fra le labbra, era l’emblema dello yuppismo. Dal punto di vista della moda, venne esaltato l’uso del completo gessato da uomo, corredato dalle bretelle a sostegno dei pantaloni. Le cravatte indossate dai brokers erano tipiche degli anni Ottanta, con macro-motivi, opache o dai colori sgargianti, comunque larghe. Infine, i colli delle camice erano quasi sempre di colore diverso rispetto al davanti, al dietro e alle maniche.

Al di là degli esempi riportati, l’esteriorità (nei modi e nell’abbigliamento) riflette il carattere della persona, il suo modo di essere nel lavoro e nella vita.

Che dir si voglia, in verità l’abito fa il monaco. Ma attenzione a non fraintendere: l’abito non è solo apparenza, ma anche sostanza. L’educazione, il comportamento, il giusto mix fra savoir faire e savoir vivre completano l’aspetto del “monaco”, ovvero dell’uomo di successo.

I personaggi da cui trarre ispirazione sono molti, tuttavia ognuno deve cercare la propria identità ed essere se stesso. Il cinema aiuta, così come ogni arte, ma non è l’unica strada. Potrà sembrare scontato, ma la risposta è dentro ciascun uomo, in modo diverso. Facile? Tutt’altro. Il problema è trovarla. Ma, forse, in tal caso il tempo e l’esperienza sono di grande aiuto.

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