Quando la toponomastica diventa divisiva

In un’epoca come quella attuale in cui la ricerca del politicamente corretto assume forme parossistiche e talora ridicole, merita un po’ di attenzione la denominazione che in Italia è stata data e talora oggi viene data a strade e piazze.

Un luogo urbano, strada o piazza che sia, non dovrebbe essere intitolato a personaggi “divisivi”, termine, quest’ultimo, oggi particolarmente di moda. Ma come si valuta questa “divisività”? (Credo di avere usato un neologismo piuttosto brutto per il quale fin d’ora chiedo scusa).

Gli stessi personaggi cui è intitolata la maggior parte dei luoghi urbani d’Italia potrebbe risultare divisiva. Si pensi a Dante Alighieri, visto che qualcuno ha proposto di vietare lo studio della Divina Commedia nelle scuole, o ai tre artefifici del Risorgimento Italiano, Garibaldi, Mazzini e Cavour, probabilmente indigesti a quanti nel Nord vorrebbero la secessione e a quanti nel Sud tutt’ora professano nostalgie filoborboniche.

Quelle che ho citato sono indubbiamente delle esagerazioni, ma ci inducono a formulare la seguente considerazione: strade e piazze dovrebbero essere intitolate a personaggi la cui memoria risulti gradita se non alla totalità (abbiamo visto come ciò sia estremamente difficile con gli esempi di Dante, Garibaldi, Mazzini e Cavour) quantomento alla maggior parte della popolazione. Ciò risulta più facile se si parla di scienziati, di artisti o di campioni dello sport (via Leonardo da Vinci, piazza Galileo Galilei o via Giuseppe Verdi non danno fastidio a nessuno), mentre è più difficile a proposito di personaggi politici o di condottieri di cui spesso affiora l’aspetto divisivo.

Qualche esempio aiuterà a meglio comprendere il senso di quanto affermato.

In molte città esiste quella che comunemente viene definita “via Cadorna”. Senonché in molti casi l’intitolazione riguarda il Generale Raffaele Cadorna che prese parte alle tre guerre d’indipendenza, alla guerra di Crimea e che nel 1870 fece aprire la breccia di Porta Pia attraverso la quale Roma fu conquistata e divenne italiana. Fin qui nulla questio. Ma in molti casi troviamo vie e piazze intitolate a suo figlio, il Generale Luigi Cadorna, cui l’immediato giudizio dei contemporanei e il più ponderato successivo giudizio storico attribuiscono la responsabilità della disfatta italiana di Caporetto – a seguito della quale venne rimosso dall’incarico – durante la prima guerra mondiale nel 1917. Senza dimenticare la tattica militare imposta da Cadorna che prevedeva l’assalto frontale a oltranza che comportava il sacrificio di un elevatissimo numero di vite umane e la durissima disciplina imposta all’esercito fino al punto di applicare la disumana pratica della decimazione. Tutto ciò ci porta ad essere quantomeno critici laddove troviamo una via o una piazza intitolata a Luigi Cadorna.

Non poche perplessità desta anche l’intitolazione di luoghi urbani all’esponente politico del primo novecento Antonio Salandra. Non va dimenticato che da presidente del consiglio nel maggio 1915, attuando una palese forzatura della volontà parlamentare, portò all’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale, incurante dei lutti e dei sacrifici che ciò avrebbe comportato per la popolazione. Per di più Salandra, dopo il conflitto, appoggiò il governo Mussolini nel 1922, fu eletto deputato nel 1924 nel cosiddetto listone fascista e fu senatore del regno dal 1928 fino alla morte (1931) in pieno regime fascista.

Altre intitolazioni a dir poco discutibili o comunque potenzialmente divisive potremmo qui elencare, ma non intendiamo tediare oltre il lettore. Ci domandiamo

se, di fronte ad esse, non sarebbe preferibile contrassegnare le strade cittadine con dei semplici e asettici numeri alla stregua delle street e delle avenue di New York, dove peraltro esiste il Lincoln Center intitolato al presidente Abramo Lincoln, anch’egli potenzialmente divisivo in quanto repubblicano e nordista.

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