Ride the Lightning: Deftones – “Around the Fur” (1997)

Si discute spesso di come gli anni novanta siano la massima espressione dell’efficienza musicale e non solo; decennio dove la musica riesce a collocarsi sempre nel posto – e nel momento – giusto. 

In tale contesto storico spiccava la volontà di voler conciliare le proprie giornate con l’ascolto di quell’artista o di quella canzone, e ciò accadeva in modo completamente diverso rispetto ad oggi, con una leggerezza ed apertura verso la musica totalmente priva di filtri.

La consueta premessa, offerta da questa rubrica, questa volta è indirizzata ad introdurre un disco che forse, più di tutti, riesce a fungere da risultanza di tale periodo: Deftones – “Around the Fur” (1997).

La band di Sacramento, dopo il crudo ma ben riuscito “Adrenaline” (1995), primo disco della band, avvertiva la necessità di “sgrezzarsi” dalle importanti influenze dei mostri sacri del genere (su tutti i Korn), per poter giungere ad una propria formula capace di confermare i Deftones stessi nel panorama mondiale.

C’era la volontà di giungere ad un lavoro “diverso”, nonostante la band non avesse un’idea ben precisa sul percorso da intraprendere; solamente in corso d’opera, infatti, Moreno e compagni presero consapevolezza circa l’impianto del disco.

Pubblicato sotto l’etichetta discografica “Maverick Records”, il secondo album dei Deftones “Around the Fur” fu rilasciato il 28 ottobre del 1997.

Il disco si apre con il brano “My Own Summer (Shove It)”, primo singolo estratto dall’album. Già dall’ ”opener” si denota un lavoro molto attento a livello di produzione, dove vi è uno stacco significativo con elementi tipici dell’album precedente. Brano tagliente e spietato sotto il profilo delle sensazioni, capace di dettare il “passo” all’intero prodotto.

Nonostante si discorra del brano di apertura, emerge con nitidezza una sezione ritmica che contribuisce a dare pienezza e profondità alle sonorità presenti in tale album.

Del tutto peculiare è il brano “Mascara”, canzone  estremamente chiusa che mette in crisi l’intera struttura del lavoro. Essa emerge con molta facilità, grazie alle numerose influenze dark wave che andranno ad incidere sul proseguo dell’ascolto.

Si tende a considerare “Around the Fur” come un caposaldo del nu – metal o alternative metal; c’è da dire, però,  che non è cosa semplice fare l’inquadramento (a livello di genere) di questa opera. 

L’equilibrio raggiunto dalla band non permette di avere un prospetto unitario sul lavoro in sé; ovvio che, la matrice nu – metal è forte e presente lungo intero il prodotto, ma il tutto è talmente ben concentrato che è difficile trovare il giusto pertugio per considerazioni mirate.

Esempio concreto è il brano “Dai the Flu”, che rappresenterà la chiave di lettura adoperata dai Deftones nei futuri album, dove la sezione ritmica di cui si è discusso in precedenza si incastra con giri molto più pop e di conseguenza più diretti. 

I giudizi ricevuti dalla critica musicale sono stati molto positivi, definito come un “disco all’avanguardia”, il secondo lavoro della band di Sacramento è stato in grado di apportare contenuti rischiosi ma ben adoperati.

Numerosi sono i riferimenti a sfondo erotico, sia a livello estetico che contenutistico; ciò contribuisce a dare un tocco più “proibito” ad un lavoro che già, di per sé, riesce a collocarsi in una zona non ben definita.

I contenuti espliciti presenti in “Around the Fur” rendono il tutto molto sensuale e spinto, tale impronta è ben visibile anche dalla stessa copertina del disco, volutamente molto prorompente.

Ci stiamo muovendo sopra una zolla che rappresenta un passaggio importante della  storia musicale, un passaggio fondamentale anche nel saper trattare alcuni contenuti difficili da gestire. 

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